Accreditata a Mick Jagger e Keith Richards, Angie fu scritta nel 1972 e venne pubblicata nell’album Goats Head Soup (1973). Le cronache narrano che Angie fosse già stata scritta prima della pubblicazione dell’album precedente, Exile On Main St., ma la casa discografica aveva già approvato l’album e, così, questa splendida ballata acustica passò all’album successivo. I Rolling Stones uscivano dal tumultuoso periodo che aveva visto nel 1969 l’allontanamento e poi la morte di uno dei fondatori della band, Brian Jones. Da allora e fino al 1974 si aggregò Mick Taylor, che affiancò Keith Richards alla chitarra. Angie fu una delle prime canzoni acustiche dei Rolling Stones e, lanciata come primo singolo dell’album, arrivò in testa alle classifiche di mezzo mondo. Con Angie la storica band, nota fino ad allora per un blues rock ruvido e testi provocatori, dimostrarono di saper approcciare con classe a una ballata più melodica e un testo profondamente sentimentale.
IL SIGNIFICATO DELLA CANZONE
Angie è di una bellezza tale che, sia in termini musicali che sul lato lirico, vive di luce propria. Tuttavia, come spesso succede alle canzoni entrate nel mito, è accompagnata da un alone di mistero sui motivi che portarono alla sua composizione. Ad aumentare l’arcano anche la mancata corrispondenza tra quanto dichiarato successivamente dai due autori, Mick Jagger e Keith Richard. Il “gossip musicale” su Angie fu originato dalle dichiarazioni di Angela Barnett, allora moglie di David Bowie, che dichiarò di aver trovato Mick Jagger e lo stesso David Bowie a letto insieme nudi. La stampa così ipotizzò che Angie fosse stata scritta da Mick Jagger per imbonirsi la signora Bowie. Jagger però ha sempre smentito questa ipotesi, sostenendo invece che lui scrisse parte della canzone da un’idea di Keith Richards, non ispirandosi ad alcuna donna in particolare. Sostenne anche che il nome Angie fu pensato da Richards in onore della sua nascitura figlia, Angela.
JAGGER O RICHARDS?
Keith Richards contraddisse la versione di Mick Jagger e dichiarò di aver scritto Angie nel 1972 in Svizzera, appena uscito da una clinica per disintossicarsi dalle sostanze stupefacenti di cui aveva abusato negli anni precedenti. Al tempo Richards frequentava Anita Pallenberg, peraltro “rubata” a Brian Jones poco prima della morte di quest’ultimo, e da lei aspettava una bambina. La piccola, che effettivamente Richards e la Pallenberg chiamarono Angela, nacque dopo la pubblicazione di Angie. Il chitarrista dichiarò anche che, al momento della composizione della canzone, non aveva ancora la minima idea di come avrebbe chiamato sua figlia (sembra addirittura che quel nome fu poi scelto dalle infermiere dell’ospedale). Questo strano intreccio di notizie e dichiarazioni è così contradditorio che ancora oggi non è chiaro chi abbia scritto cosa. È plausibile che Keith Richards abbia composto la splendida armonia di Angie e che abbia avuto un ruolo fondamentale nell’origine del testo e nella decisione del suo titolo. È anche praticamente certo che Mick Jagger abbia successivamente messo mano alle liriche per portarle alla loro versione definitiva. Questo fece pensare a molti che Jagger ispirò il suo contributo alla fine della sua tribolata relazione con Marianne Faithfull.
L’AMORE STRUGGENTE
Quale che sia stata la donna o la situazione ad aver ispirato gli autori, il significato di Angie è di una bellezza struggente. Il protagonista si rivolge alla donna in prima persona e la stimola a ritrovare la forza di amare e di ripartire dopo un primo addio. La situazione economica è disastrosa (in questo senso è difficile ricondurre il testo alla condizione dei due autori) ma la coppia potrà ripartire se resiste l’amore. In questa situazione il protagonista non vuole avere il rimpianto di non averci nemmeno provato. Del resto l’uomo è ancora innamorato e vede lei ovunque. Il verso “non c’è una donna che ti si avvicina” lascia intendere come lui non riesca a pensare ad altra donna se non a lei. Il testo di Angie è strutturalmente semplice e stilisticamente molto scarno. Le numerose ripetizioni, frequenti nello stile lirico dei Rolling Stones, hanno in questa canzone un motivo particolare. L’uomo e la donna sono uno di fronte all’altro e, mentre lei ascolta sofferente, lui la supplica col cuore distrutto, cercando le parole per convincerla a riprovarci. Lo stesso rivolgersi per nome alla ragazza così spesso (la parola Angie viene ripetuta 18 volte in 20 versi) esprime la disperazione, quasi l’ossessione, con cui l’uomo prega la donna di tornare con lui.
LA CANZONE – MUSICA E ARRANGIAMENTI
Angie è una perla di rara bellezza e lo è ancor di più se si considera che furono davvero sporadiche le canzoni dei Rolling Stones in forma di ballata acustica. Addirittura la canzone fece storcere il naso ai cultori del rock più ruvido e “maledetto”, tipico degli Stones nei primi album. La canzone si fonda su un bellissimo giro di accordi, sostenuto dalle chitarre acustiche di Keith Richards e Mick Taylor, con il primo a lavorare anche su alcuni riff armonici. Se batteria e basso svolgono un lavoro puramente basilare, colpisce la bellissima partitura di pianoforte, probabilmente scritta dallo stesso Richards, ma suonata dal compianto pianista e polistrumentista, Nicky Hopkins. Pur collaborando a lungo da session-man con i Rolling Stones, Hopkins non entrò mai a far parte della band in pianta stabile, anche a causa dei suoi problemi di salute che gli impedivano di affrontare le lunghe tournée. Compare a tappeto anche una sezione di archi, che contribuisce ad aumentare il timbro malinconico della melodia, il cui arrangiamento è attribuito a Nicky Harrison. La voce di Mick Jagger, infine, è particolarmente ispirata. Dovendo esprimere la disperazione di un uomo solo e supplicante, decide di trascinare la pronuncia del nome Angie come un lamento e interpreta la canzone con una sofferenza del tutto tangibile, molto lontana dall’esuberanza e dalla sfrontatezza dei celebri brani rock della band.
CURIOSITÀ
Esiste una prima versione in studio di Angie, nella quale la voce di Mick Jagger è registrata con un volume bassissimo, al punto da essere appena percettibile. Una tecnica, che in gergo viene chiamata ghost vocal (voce fantasma), che probabilmente i Rolling Stones avevano pensato per esprimere con ancora maggiore impatto la sofferenza del protagonista della canzone, che sta perdendo anche le ultime speranze. La sua voce, quindi, diventa specchio del suo animo e si attenua fino a diventare afonia, quasi silenzio. In realtà poi i Rolling Stones, consapevoli delle forti potenzialità da hit di Angie, decisero di pubblicare la versione a voce piena che oggi è entrata nella leggenda della musica.
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Angie Rolling Stones
Angie !!!!!! Non so perchè, ma non ho mai amato particolarmente i Rolling, soprattutto nel periodo della mia adolescenz, ai primi contatti con un certo mondo musicale, forse, anzi sicuramente dovuto all’ immagine che avevano creato di loro stessi, molto ma molto più sregolatezza che genio, poi con il tempo ho imparato ad apprezzarli, ma sempre con un pizzico di distacco, c’è da dire che anche loro, con il tempo hanno fatto emergere sempre più il loro genio e meno la loro sregolatezza, comunque tanto è. Ma Angie, per noi poco più che adolescenti alla sua uscita, ha segnato un epoca, era il brano che ci avvicinava al rutilante mondo del Rock e soprattutto il Brano Clou delle nostre Feste casareccie, fatte in Cantine/Garages adibiti ad improbabili night club, dove a volte ci pioveva anche dentro, luci appena appena percettibili, e sulle sue note, scattava la corsa alla bella del momento per un Lento che, stimolato dal Brano, era, come diciamo dalle nostre parti, più che una Pomiciata !!!!! Che tempi.
Giuseppe, tempi che io non ho vissuto con questa bella musica, ma con cose molto più leggere negli anni 80, dipo Careless Whisper degli Wham. E’ uno dei pochi motivi per cui mi sarebbe piaciuto nascere 10 anni prima.