Dopo il primo articolo, che ha approfondito l’argomento della cessione da parte di Bruce Springsteen del suo catalogo alla Sony, questo secondo articolo entra nel dettaglio di un secondo argomento che è stato motivo di polemiche: l’introduzione del sistema di prezzi dinamici (in inglese dynamic pricing o dynamic ticketing). Questo sistema, in base a una serie di fattori (data dell’evento, data dell’acquisto, sbilancio tra domanda e offerta), porta i prezzi dei biglietti a modificarsi nel tempo anche in misura notevole. In altri settori (classico esempio, i biglietti aerei) questo sistema è stato introdotto già da qualche anno. Può succedere che ci si ritrovi a viaggiare di fianco a un altro passeggero e si scopra che lui ha pagato il biglietto 20 euro, quando noi l’abbiamo pagato 100 euro. Eppure stiamo costando alla compagnia aerea lo stesso importo. Già, perchè gli 80 euro che io ho pagato in più non mi danno diritto a un servizio migliore. Il mio vicino di posto ha semplicemente avuto la fortuna o la scaltrezza di comprare il biglietto in un momento più favorevole.
IL DYNAMIC TICKETING E BRUCE SPRINGSTEEN
Il sistema del dynamic pricing si sta diffondendo anche nel settore dello spettacolo, inclusi i concerti dal vivo. Per ciò che riguarda Springsteen, se almeno per adesso in Italia e in Europa questo sistema è stato evitato, in America è invece stato introdotto per la prima volta con il Tour 2023. Negli USA il prezzo di un biglietto dei concerti di Bruce può variare in modo rilevante in base alla richiesta proveniente dal mercato. È successo che alcuni fan abbiano trovato biglietti in vendita a 2.000 dollari per il concerto del Madison Square Garden di New York o a 20 dollari per il concerto di Tulsa, Oklahoma. Quindi, per assistere a uno spettacolo tecnicamente simile, un fan ha pagato cento volte tanto rispetto a un altro fan. Provocatoriamente parlando, sarebbe come se a New York Springsteen abbia suonato e cantato cento volte meglio che a Tulsa. Oppure potrebbe significare che vederlo al Madison Square Garden abbia un prestigio tale da giustificare il pagamento di quelle cifre iperboliche.
Montano le polemiche
Di fronte a questo lievitare del prezzi, inevitabilmente molti fan americani hanno rinunciato a vedere il concerto, non volendo spendere quei soldi o non potendo permettersi un tale esborso. Altrettanto inevitabilmente sono arrivati i titoloni scandalizzati dei giornali in cerca di vendite e di gossip: “I fan abbandonano Springsteen”. Del resto la logica del dynamic ticketing non ha un fondamento di valore reale di un bene o di un servizio, ma si basa su una pura logica di mercato. Ciò che raccoglie maggiore domanda in rapporto all’offerta si paga di più, soprattutto se in tempi più ravvicinati all’evento. Dove invece c’è abbondanza di disponibilità (più probabilmente – ma non necessariamente – in tempi molto anticipati rispetto all’evento), allora chi vende dovrà abbassare i prezzi. Quindi anche i tempi di acquisto contribuiscono. Al momento del lancio, anche se c’è tanta domanda, l’offerta è spesso sufficiente a coprirla. Ma se l’offerta man mano diminuisce e la domanda resta alta, i prezzi lievitano.
L’iniquità del dynamic ticketing
Non mi nascondo e voglio essere molto franco: il dynamic pricing collegato a eventi di natura artistica non mi piace per niente. Gli artisti più gettonati – e Springsteen è uno di questi – portano spesso la domanda a schizzare immediatamente al momento del lancio della vendita dei biglietti, causando un’impennata immediata dei prezzi. In questi casi non è nemmeno una questione del “chi si sveglia prima, ha un vantaggio di prezzo”. I biglietti ormai vengono messi in vendita sulle piattaforme online, le quali non sono in grado di reggere una richiesta così forte e simultanea di biglietti. Ne consegue che chi è fortunato, grazie alla qualità della linea internet o alla disponibilità di tempo, potrebbe riuscire ad avere i biglietti a prezzo di cartello, gli sfortunati (badate bene, non chi ha dormito, ma chi si è trovato svantaggiato, suo malgrado) dovranno accodarsi e riprovarci, magari ritrovando i biglietti a prezzo gonfiato. Assurdo! Ben venga che Claudio Trotta e gli altri promoter europei abbiano difeso la logica del fixed pricing.
Cosa ha detto Bruce?
Bruce Springsteen, intervistato in merito, ha sostenuto un’argomentazione che merita molta attenzione, soprattutto in considerazione della sua onesta credibilità: il dynamic pricing nel mondo dello spettacolo aiuta a combattere il bagarinaggio. Adeguando il valore del biglietto al volume della richiesta, il bagarino ha meno spazio per acquistare a basso costo e rivendere a importi di gran lunga superiori, primo perché fatica a comprare a basso costo, secondo perché quando prova a rivendere a prezzi gonfiati, i potenziali acquirenti hanno convenienza a comprarli direttamente tramite i canali legali. E l’extra-incasso che il dynamic pricing genera dove finisce? “A questo punto – dice Springsteen – meglio che quei soldi extra vadano ai miei musicisti e al mio entourage, cioè a gente che lavora duro e lo fa in piena legittimità, e non al mercato nero dei bagarini.” Un concetto di per sè più che condivisibile. Bruce ha poi chiuso citando una sorta di “soddisfatti o rimborsati”, del tipo “Se non vi piace lo show, all’uscita vi rimborsiamo il biglietto”. Una dichiarazione che ha sollevato nuove polemiche, ma che va letta, a mio parere, come una provocazione. La domanda latente è: “C’è mai stato uno che è uscito insoddisfatto da un concerto di Bruce?”
La mia opinione
Quello che penso è in parte emerso nell’articolo. Non mi piace che nel settore dell’arte e della musica succedano queste evidenti iniquità. L’arte e la musica devono rimanere fruibili da tutti e non solo da chi ne ha le possibilità economiche. In realtà non amo questa logica nemmeno negli altri settori: se io ti costo un tot e un altro consumatore anche, allora entrambi dovremmo pagarti lo stesso prezzo. In realtà ho apprezzato le parole di Bruce. Pensare che l’extra profitto rimanga “in chiaro” e nelle mani di chi lavora e non “in nero” nelle mani di chi compie illeciti, mi sembra un elemento da condividere. Però pongo una domanda di fondo: imporre il dynamic ticketing, il cui impatto economico è comunque totalmente a carico dei fan, per incastrare il bagarinaggio non è una sconfitta delle istituzioni e della società civile? Ossia: siccome non riesco a sconfiggere il bagarinaggio con le norme e con le leggi, allora lascio gonfiare i prezzi, così lo isolo. Tutto questo ha un solo grande difetto: è un sistema ancora una volta a carico dei consumatori-fan. Qualcosa non mi torna. E a te? Commenta qui.
Se ti è piaciuto questo articolo commentalo e condividilo sui tuoi profili Social!
Ci sarebbe molto da dire…partendo da lontano mi ricordo di aver dovuto combattere quasi letteralmente una guerra per arrivare al mio primo biglietto per un suo concerto (1985) infatti si diceva “vedi Springsteen e muori.
Per uno che poi vive sulle montagne ,anche qui letteralmente , vedi provincia di Belluno, era quasi un miracolo potersi permettere un concerto del genere a centinaia di chilometri. Ovviamente lo stesso potrebbero dire tutti quelli che ad esempio in Italia abitano da Napoli in giù.
Ci sono stati e sempre ci saranno cittadini di serie A e cittadini di serie B ( nello specifico fan ) ma questo è un altro discorso.
Lo stesso vale ad esempio per chi può PERMETTERSI di cercare la transenna ai concerti (vedi PIT) .
CONCORDO con te comunque che il primo problema da risolvere sia in tutti i casi comunque l’ INCIVILTÀ dell’essere umano e nello specifico del problema dei prezzi dell’ILLEGALITÀ. Risolto quel piccolo difetto umano 😉😉😉 forse si parlerebbe di altro . 🥁🥁🎸🎸🎷🎷
Daniele, ne parlavo l’altro giorno con un fan. Un tempo i biglietti costavano tutti uguali, non c’erano zone diverse nel prato. Bisognava andare là presto e correre per accaparrarsi i posti migliori. Era una cosa che ci costava una fatica immane, ma aveva un grande fascino. D’altro lato comportava seri pericoli in più di sicurezza. Ora con il PIT, tutto è molto più sicuro, ma ovviamente crea un discrimine sul prezzo dei biglietti. Ma tutto questo a mio parere è accettabile: in ogni caso i prezzi del PIT non sono così proibitivi da fare selezione tra ricchi e poveri. Quello che invece mi dà più fastidio è la logica del dynamic ticket. Mi sembra illogico che la stessa cosa possa costare prezzi anche notevolmente diversi. Non mi piace. però ho provato anche a considerare le motivazioni che possono rendere preferibile questa logica. Ma alla fine sono arrivato a una conclusione: si chiede al mercato (e quindi ai prezzi) di fare da regolatori laddove la legge non riesce ad arrivare. Tutto questo nella forma di una sorta di extra tassa a carico dei consumatori. Continua a seguirmi. A presto
Ciao Dario. Concordo appieno sul fatto che la legge domanda/offerta non possa e non debba essere applicata sempre . Da questa logica rimangono i beni di prima necessità. E la musica e la cultura in genere lo sono. Credo , ma nn ho dati ne informazioni per sostenerlo , che comunque il “danno” del bagarinaggio sia di entità nettamente inferiore al dynamic. Indubbiamente a entourage arriverà qualche soldino in meno … ma i fan con questo sistema ne escono colpiti e spolpati per bene !! Forse un po’ di senso civico e di denuncia da parte nostra quando ci imbattiamo nei bagarini e un po’ di ascolto e considerazione da parte di finanza e polizia postale e tempestività nell’intervento e rimettere quanto confiscati nei circuiti ufficiali tipo fansale sicuramente non eliminerebbe il fenomeno ma sicuramente lo mitigherebbe sufficientemente per la gioia di tutti .. e poi magari concerti in arene con posti numerati aiuterebbe molto ordine pubblico e salute di noi che ormai sentiamo la vibrazione sul binario e la luce che sempre più illumina tutto 😉
Caro Bruno, sia sulla stessa linea. Della scelta delle location per i concerti scriverò fra qualche giorno. Per ciò che riguarda la quesiotne del dynamic pricing, non aggiungo nulla a quanto ho già scritto e soprattutto al tuo lucido commento. Prima ancora che una critica a Bruce, che ha fatto la sua scelta (per di più solo in America dove già tutto è misurato sul soldo, più che dai), la mia (e la tua) sono posizioni filosofiche di fondo. Giusto le normative, giusta l’educazione civica a cui fai riferimento (importantissima). Molto meno giusto (e iniquo) il ricorso al mercato, che può essere un regolatore efficace nell’econom ia in generale, ma non lo deve essere nei beni primari (e concordo che l’arte e la cultura facciano parte di questi ultimi). Grazie e a presto. Dario