Insieme a Growin‘ Up, Mary Queen Of Arkansas e It’s Hard To Be A Saint In The City, Does This Bus Stop At 82nd Street? fu presentata al provino che Bruce Springsteen tenne nel ’72 al cospetto del talent scout della CBS, John Hammond, e che portò alla firma del primo contratto discografico del giovane cantautore. Does This Bus Stop At 82nd Street? rientrò poi nella tracklist del primo album, Greetings From Asbury Park, N.J., in una versione suonata dal primo embrione della futura E Street Band. La versione acustica registrata per il provino, invece, sarà pubblicata solo nel 1998 con il lancio di Tracks. La forte influenza di Bob Dylan sul lirismo del primo Springsteen è del tutto evidente in Does This Bus Stop At 82nd Street? e contribuì non poco a convincere Hammond delle potenzialità di Bruce, che lui stesso voleva lanciare come il nuovo Dylan, un decennio dopo aver scoperto l’originale.
UN RAGAZZINO A NEW YORK
Recensire Does This Bus Stop At 82nd Street? (leggi la traduzione qui) dal punto di vita lirico non è semplice, non solo perché si tratta di una piccola canzone, lunga solo due minuti e una manciata di secondi, ma anche perché presenta alcune caratteristiche peculiari. Il testo non ha una trama e nemmeno un vero protagonista, non racconta una storia e non esprime una morale. Springsteen sembra semplicemente esercitarsi nel suo stile di scrittura fotografica, immortalando tutto ciò che lo circonda e attrae maggiormente la sua attenzione, mentre attraversa Manhattan su un autobus. Che il narratore non sia un terzo individuo, ma lo stesso Bruce, ce lo hanno confermato le sue dichiarazioni successive: scrisse davvero la canzone su un autobus (e in parte sulla metropolitana) mentre si dirigeva nello Spanish Harlem per un appuntamento.
Tanti clic in pochi versi
In quel periodo Bruce aveva più di un motivo per frequentare New York. Al di là della frequentazione di amici e fidanzate, il giovane Springsteen iniziava ad aggirarsi tra gli studi di registrazione da un lato e i locali notturni di Soho e del Greenwich Village dall’altro. Questi ultimi non più come semplice avventore, ma come protagonista sul palco. Essendo complicato, oltre che costoso, arrivarci in auto, molto spesso prendeva i mezzi e la sua fervida creatività lo portava ad appuntarsi tutto ciò che di più bizzarro ed eccentrico vedesse lungo le strade o nei tunnel della metropolitana. In effetti, leggendo il testo, sembra di vedere non la scena di un film, come spesso accade in altre sue canzoni, ma una serie di scatti fotografici o, al più, brevissimi filmati di pochi secondi per ogni ripresa. Questo aspetto rende Does This Bus Stop At 82nd Street? unica nella discografia springsteeniana: una sorta di esercizio in “stile Dylan” non finalizzato al racconto di una storia, ma rimasto come è stato concepito: un block notes di appunti, trasformato in musica e immagini.
Una babele metropolitana
L’entusiasmo di un ragazzo che scopre la metropoli e che aspira a diventare un grande cantautore come Bob Dylan, uno dei suoi miti, ha portato il giovane Springsteen a sviluppare una notevole capacità descrittiva. In due soli minuti di canzone e in meno di trenta versi, elenca una pletora di personaggi, ognuno indaffarato alla ricerca della sua fortuna o semplicemente di qualcosa di cui vivere. Ma, se si eccettuano pochi personaggi realistici (il conducente di autobus e i poco affidabili vecchi con i bastoni), troviamo figure tanto bizzarre da sembrare mitologiche. Le donne contaminate in Vistavision, gli stregoni indemoniati e i protettori dalle calze sporche, giovani meticce interstellari, una ragazza che insegue il Paradiso su un giroscopio, giovani matador alla ricerca della loro rosa spagnola. Non dobbiamo nemmeno chiederci, come in altri casi, cosa succederà a quelle persone. Pochi secondi e l’autobus sarà andato oltre e ognuna di loro sarà lasciata al suo destino.
Già compare la speranza
Un paio di spunti di riflessione più profondi, tuttavia possiamo trovarli in Does This Bus Stop At 82nd Street?. I versi “Là dove i sogni degli scaricatori di porto si mescolano con i piani di una pantera di possedere un giorno il rodeo” nella loro bizzarria ci vogliono probabilmente dire che il ragazzo Bruce ha già ben presente quanto il sogno americano sia sfuggente: quegli scaricatori di porto sognano un futuro diverso da quello, ma quel sogno appare impossibile (esattamente come la probabilità che una pantera possieda un rodeo). Inoltre in quella risposta di Mary Lou alla stampa, “Amico, la droga è che c’è ancora speranza”, si intravede un elemento che resterà fondante in tutta la poetica springsteeniana: la speranza, che in questo piccolo ma importante verso è una droga, cioè qualcosa che stimola le persone a proseguire nella loro vita e nella loro ricerca.
NESSUN ASSOLO, NESSUN RITORNELLO
Un’altra particolarità di Does This Bus Stop At 82nd Street? si trova nell’aspetto musicale. La canzone non ha ritornelli, ma questo di per sé non la renderebbe un unicum. In quei due minuti abbondanti di adrenalina beat in stile anni ’60, però, non troviamo nemmeno un assolo o, quanto meno, una parte strumentale che emerga in alternativa al cantato. Springsteen canta dall’inizio alla fine, senza pause, nel susseguirsi di strofe e incisi che si strutturano in sette quartine di testo. L’unica variante concessa è sulla ritmica, ma giusto in chiusura del brano, quando serve dare un sottofondo passionale al lancio della rosa da parte della ragazza spagnola, nella speranza che venga raccolta da qualche giovane e caloroso spasimante. La band è quella ridotta delle primissime incisioni per Greetings From Asbury Park, N.J.: solo quattro elementi, con Vini Lopez e Garry Tallent a trascinare la base ritmica, mentre David Sancious al pianoforte e lo stesso Springsteen alla chitarra sostengono il beat senza fronzoli. Il suono che ne risulta è quel rock acustico che possiamo apprezzare anche in It’s Hard To Be A Saint In The City e For You.
Curiosità
Se proprio non vi soddisfa il sound più basico e privo di virtuosismi del primo embrione della E Street Band nell’originale in studio di Does This Bus Stop At 82nd Street?, allora vi consiglio di ascoltare (o riascoltare per chi ha già avuto la fortuna) le poche versioni live che girano in rete. In particolare, durante il Wrecking Ball Tour, Springsteen ne propose una versione soul rock che l’ha completata di tutte le “mancanze” della versione in studio: un’introduzione musicale, un tappeto di fiati, una serie di assoli (Roy Bittan al piano, Charlie Giordano all’organo, Jake Clemons al sax, Miami Steve Van Zandt alla chitarra) e persino un “botta e risposta” tra batteria e congas. Il tutto immortalato in un video disponibile in rete di un live a Tampa, Florida nel marzo 2012.
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