Vivere esperienze in musica dà sapore alla vita. La musica è un elemento che difficilmente possiamo considerare estraneo alla nostra esistenza. Soprattutto è un elemento che la colora, perché contiene in sé creatività, cultura, sfogo, relax, condivisione, ritmo, danza. Puoi vivere diverse esperienze in musica: puoi ascoltarla, puoi costruirla, puoi suonarla, puoi leggerla, puoi ballarla. In ognuna di queste esperienze in musica la costante è la stessa: ti sentirai bene. Sfido chiunque a obiettare su quello che ho scritto. Cosa ne pensi? Non è un caso che tante delle cose che ci vengono proposte non esisterebbero senza musica. Pensa a un film senza colonna sonora, a un jingle pubblicitario senza un motivetto musicale, a un Natale senza canti natalizi, a un’estate senza tormentoni, a una festa senza musica. Senza che tu necessariamente coltivi una particolare passione per essa, resta il fatto che la musica fa parte della tua vita.

UN PO’ DI STORIA

La musica esiste da sempre. Nelle civiltà primitive era prevalentemente ritmo. L’uomo utilizzava strumenti di percussione primordiali per accompagnare i primi riti collettivi. Poi arrivarono le grandi civiltà antiche. L’uomo intuì che alcuni materiali, vibrando nell’aria, producevano suoni. Alcuni, come il corno, sfruttavano il fiato umano che, incanalato in uno strumento a cono, portava all’emissione di suoni gravi o acuti in base alla quantità d’aria immessa e alla dimensione dello strumento stesso. Altri sfruttavano la vibrazione di corde che, pizzicate sopra una cassa armonica, generavano suoni diversi in base alla dimensione sia della corda sia della cassa armonica. Arrivarono gli strumenti a corda come la lira, con la quale il grande Omero e altri autori del tempo raccontavano storie epiche, accompagnandole con la musica. Perché questo breve excursus storico? Perché si apre una dicotomia: musica come intrattenimento o musica come messaggio?

La musica come intrattenimento

Le esperienze in musica possono essere delle più disparate. La domanda è: cosa cerchi dalla musica? Intrattenimento è una parola forse generica, perché la musica è sempre un intrattenimento. Ma per molte persone la musica è prevalentemente un intrattenimento leggero. Quel mix di ritmo e melodia che ti libera la mente e ti accompagna mentre vivi, mentre chiacchieri, mentre lavori, mentre guidi. In questi casi spesso non badi a elementi di maggiore profondità come il messaggio della canzone o la finezza degli arrangiamenti e dell’esecuzione strumentale. Ti serve musica leggera, con una melodia orecchiabile o con un ritmo incalzante. Qualcosa che ti faccia canticchiare e rilassare, o che semplicemente stia da sottofondo senza impegnarti particolarmente nell’ascolto.

La musica da ballare

Nell’ambito più generale dell’intrattenimento si inserisce la danza. Una vera e propria forma d’arte, se vista come esecuzione professionale e strutturata. Una forma di massimo intrattenimento, se vista nella sua accezione più leggera e spensierata. Da sempre la musica fa ballare. Qualcosa che succede da millenni. Prima ancora di cantare, l’essere umano ha incominciato a muoversi sui ritmi e sulle melodie. Ballare – una cosa che personalmente ho scoperto solo negli ultimi anni – è una delle esperienze in musica più straordinarie. Muovi il corpo in modo armonioso e coordinato, mentre il ritmo ti indica l’intensità del movimento. Ci sono tanti modi per liberare il proprio corpo – pensa solo allo sport – ma il ballo è una vera e propria catarsi, nella quale mente e corpo si uniscono in un unico momento di elevazione.

La musica da suonare

Man mano che le civiltà umane si sono evolute, anche la musica è diventata più complessa. Mentre aumentavano e si affinavano gli strumenti musicali, la musica sperimentò tre momenti chiave. Primo: la musica diventò fine a se stessa. Non più solo accompagnamento di riti, danze, feste, racconti, ma anche musica da ascoltare quale autonoma opera d’arte. Secondo: emerge la figura del musicista, colui che scrive, realizza e suona musica fino a portarla alla sua massima espressione artistica. C’è un terzo risvolto: il virtuosismo, ossia l’abilità sullo strumento musicale per raggiungere il più alto livello di comunicazione di un’emozione tramite la musica. Ancora oggi, tra le esperienze in musica che spesso cerchi, c’è l’ascolto del grande virtuosismo musicale: un difficilissimo assolo di chitarra, ma anche le complesse partiture che persino nella musica popolare si possono sentire, in particolare con strumenti come il pianoforte, l’organo, il sassofono, il basso e la stessa batteria.

LA MUSICA COME MESSAGGIO

La musica è da millenni anche uno strumento di trasferimento di messaggi. A cominciare dal già citato Omero e dagli altri cantori che nell’antichità hanno utilizzato la musica come accompagnamento dei loro poemi epici, per passare nei secoli a quei musicisti che hanno dato vita all’opera classica, applicando la loro musica a una storia da raccontare. Come nel teatro, anche nell’opera si passava dalla commedia alla tragedia e non di rado la musica ha avuto anche un profilo sociale, politico, addirittura rivoluzionario. La storia si è poi ripetuta nei tempi più recenti, quando la musica ha traghettato forti messaggi di poesia e di narrativa, dai canti di libertà degli schiavi neri al ritorno del menestrello che racconta storie o eleva il suo canto di protesta con la sola chitarra in mano. Emerge la figura del cantautore, colui che, pur eventualmente elaborando musica anche strutturata e complessa, ha come scopo principale quello di trasmettere un messaggio, curando quindi l’aspetto lirico. Leggendo molti testi di canzoni di musica popolare si ha netta la sensazione di essere al cospetto di vera poesia e di produzione lirica che assurge senza dubbio al titolo di letteratura. Non è un caso che i più grandi cantautori siano ormai anche materia di studio scolastico. E non è un caso che il sito su cui stai leggendo questo mio articolo si chiami Words & Music.

Un argomento trattato in Coupe DeVille

Ti riporto un breve passaggio in cui Robbie e Sarah, due tra i protagonisti del mio romanzo Coupe DeVille (o Coupe De Ville, come si legge spesso in rete), discutono proprio di questo. Sarah: “Per me la musica è musica e la poesia e la letteratura sono altre cose. La musica è ascolto, ritmo, melodia, esecuzione strumentale. Se invece voglio leggere, allora cerco una poesia o un romanzo.” Robbie: “Ti sbagli, sai? Dimmi… se escludi i ritmi tribali dei primitivi, quando è nata la musica?” Sarah esita nella risposta. Robbie: “Te lo dico io. Con le prime civiltà antiche. Pensa ad Omero! Cosa faceva lui? Cantava i suoi racconti accompagnandosi con una lira. Traghettare poesia e racconti tramite la musica è una cosa vecchia come il mondo.” Sarah: “Wow, non l’avevo mai vista sotto questa luce.”

Tira tu le conclusioni…

  • Da amante della musica ti riconosci in quello che ho scritto? Cosa cerchi nelle tue esperienze in musica?
  • Spiritual, gospel, jazz, folk, fusion, blues, rock’n’roll, country, twist, rock, reggae, pop, punk, funky e tanti altri. Divertiti a inquadrare questi generi nelle categorie che ho descritto nell’articolo.
  • Cosa pensi del dialogo tra Robbie e Sarah? In che posizione ti vedi?
  • Hai già letto Coupe DeVille? In caso affermativo, perché non scrivi una recensione sul mio sito Words and Music (www.wordsandmusic.it)? Fallo cliccando qui

Esprimere se stessi è segno di vitalità e di distinzione. Fallo anche tu e commenta qui.

Dario Migliorini

 

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