Dagli Anni ‘70 nell’enciclopedia del rock è nata una nuova voce: Asbury Sound. Una delle canzoni che incorporano alla perfezione quel mix di rock, soul e blues che ebbe origine nei locali e nelle spiagge di Asbury Park, New Jersey è Hearts Of Stone, una lenta e malinconica ballata soul rock che Bruce Springsteen incise nel 1977, mentre lavorava in studio sul suo nuovo disco Darkness On The Edge Of Town. La canzone venne poi ceduta all’amico Southside Johnny e alla sua anima da grande soul man bianco. Il regalo di Springsteen fu talmente gradito dal destinatario che la canzone divenne la title track del suo album pubblicato nel 1978. Hearts Of Stone è diventata così uno dei piccoli grandi gioielli dimenticati ma poi recuperati dal suo autore nel mastodontico Tracks, la raccolta di brani inediti di Springsteen pubblicata nel 1998, e nella più contenuta selezione 18 Tracks del 1999.

CUORI FORTI MA INDURITI

Mentre le strade di Asbury Park erano testimoni del periodo peggiore della cittadina dalla sua fondazione, in quegli anni ’70 molti ragazzi provavano a resistere, almeno a sopravvivere. E tentavano di tenere accesi quei sentimenti che li tenevano in vita. Springsteen ha scritto diverse canzoni ambientate nella sua piccola cittadina di adozione tra oceano e campagne, all’ombra di New York, la metropoli. In molte di queste canzoni, da 4th Of July, Asbury Park (Sandy) a Backstreets, da Jungleland a Thunder Road, da Born To Run a questa Hearts Of Stone, Bruce ha cantato il desiderio di fuga di alcuni di quei ragazzi, le tristi vicende di chi è caduto o è stato abbandonato, le storie di chi lottava per andare avanti. Ragazzi che alternativamente vivevano nella speranza di farcela, nella disperazione della resa o nell’indurimento dei propri sentimenti.

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Giovani costretti a crescere in fretta

In Hearts Of Stone troviamo una coppia di giovani adulti che potrebbero avere, ipotizzando che siano coetanei dello Springsteen di quel periodo, tra i 25 e i 30 anni. I due non hanno voluto o saputo cercare una terra promessa, fuggendo da una città di perdenti, ma sono rimasti imprigionati in una cittadina che non solo non offre loro una possibilità di riscatto, ma asciuga anche il loro sentimento, rendendo un miraggio quel romanticismo che provavano solo qualche anno prima. La ragazza piange per questo: deve prendere atto che le cose non potranno essere mai più come erano prima. Compaiono le prime rughe sul suo volto e le lacrime le rendono ancora più profonde. Anche la convivenza tra i due si è interrotta, perché la coppia si è separata.

Un amore finito ma…

La relazione tra i due sembra essere finita. I loro cuori, un tempo caldi di passione e di sogni, si sono raffreddati e induriti come pietre. Non ci sono più tante opportunità per riacciuffare quell’amore, anzi il protagonista, cantato da Springsteen in prima persona, parla di un’ultima possibilità: “Un ultimo ballo per cuori di pietra”. Una sfida che lui, ancora innamorato, forse di un amore diverso, più maturo e disincantato, vuole accettare. Sa che quell’amore, per rinvigorirsi, deve trasformarsi in un qualcosa di più solido. È tutto maledettamente difficile, perché i cuori di pietra devono combattere innanzitutto contro la loro stessa durezza, ma come spesso avviene con Springsteen troviamo uno scatto di tenacia e uno spiraglio di speranza. La ricerca di una via d’uscita. “Perciò, ragazza, chiudi gli occhi e io sarò lì, stringimi ancora una volta e possiamo andare ovunque”, dice il narratore alla sua ragazza in lacrime.

L’evoluzione del cuore

Qualche anno prima quel ragazzo diceva alla sua ragazza “lasciami entrare, voglio esserti amico, voglio proteggere i tuoi sogni e le tue visioni” e poi “cammina con me sul filo, sono solo uno che corre spaventato e solitario”. Dunque c’era una ragazza che nutriva dei sogni e un ragazzo che volveva aiutarla a esaudirli. Ma i rischi erano alti, si camminava su un filo come acrobati. Dov’è finita quella coppia? È forse quella ormai giunta al capolinea in Darkness On The Edge Of Town? O quella che cerca disperatamente un riscatto in Racing In The Street e in Hearts Of Stone? È quella che finisce schiacciata dagli errori e da un ambiente avverso, come avviene in Jackson Cage o in Stolen Car? O è quella che continua ad alimentare passione (come in Drive All Night) e a vedere un futuro insieme (come in I Wanna Marry You)? Proprio in quest’ultima canzone troviamo ancora un cuore indurito, quella del padre che aveva perso ogni fiducia nell’amore, ma troviamo anche un figlio che si ribella a quella visione e chiede romanticamente alla ragazza di sposarlo. C’è sempre un filo conduttore nella grande narrativa springsteeniana.

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TRA SOUL, BLUES E ROCK

Oltre alle vicende narrate da Springsteen, dalle macerie di Asbury Park emerse una nuova tendenza musicale. Non un nuovo genere, nulla di sperimentale, anzi qualcosa di spudoratamente classico. Un cantante e chitarrista emergente dallo strano nome, Bruce Springsteen, e alcuni suoi amici musicisti, come Miami Steve Van Zandt e Southside Johnny, ripresero il soul di James Brown e degli altri grandi soul men degli anni ’60, lo fusero con il rock’n’roll e il blues, ridando linfa a quei generi negli anni ’70, un decennio disordinato anche sul lato musicale, ma dannatamente affascinante. Erano caratteristiche peculiari di quel sound l’utilizzo congiunto di pianoforte e organo hammond e l’intensa presenza della sezione fiati. Sopra di essi voci e cori graffianti e sofferenti, voci “nere” nell’anima, anche se non nel colore della pelle. Hearts Of Stone, in entrambe le versioni di Springsteen e di Southside Johnny, è un brano fortemente rappresentativo di quel sound. La versione di Bruce, tuttavia, raggiunse la sua completezza solo nel 1998, quando venne ripresa la take più nuda registrata nel 1977 e furono sovraincise le parti della sezione fiati e i cori di Steve Van Zandt. Proprio le voci di Bruce e Steve insieme, nella loro scura e profonda interpretazione soul, impreziosiscono notevolmente la canzone. E poi arriva la chicca: un assolo di sassofono nel quale Clarence Clemons, la cui vena soul scorre insieme al sangue nelle vene, trova semplicemente le giuste vibrazioni. Le stesse che il ragazzo della canzone vuole infondere alla sua ragazza disillusa.

Curiosità

A discapito della sua bellezza, Hearts Of Stone è una delle canzoni meno suonate dal vivo da Springsteen, nonostante l’intenso revival dal vivo dei brani inediti contenuti in Tracks. Sembra quasi che Bruce abbia considerato questo pezzo come un regalo “definitivo” a Southside Johnny e non opera sua. A conferma si registrano nel tempo diverse ospitate di Springsteen sui palcoscenici dell’amico e in molte di quelle occasioni i due l’hanno intonata insieme. A dispetto di tutto questo è anche da rimarcare che esistono diverse cover di Hearts Of Stone, rientrate a volte in album solisti di alcuni artisti e a volte in album-tributo allo stesso Bruce.

 

Dario Migliorini

 

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