Un amico conosciuto di recente, Cesare Corti Galeazzi, ha assistito a due dei tre concerti di Bruce Springsteen a Göteborg, in Svezia, location divenuta ormai leggendaria per i concerti del Boss. Ci sono posti che per qualche motivo acquisiscono un lato di magia quando Bruce Springsteen e la E Street Band vi si esibiscono e Göteborg è uno di quelli. Difficile spiegarne le ragioni. Un pubblico forse meno acceso e canterino di quello italiano, ma che sa trasmettere a Bruce qualcosa che lui sente dal palcoscenico. E nella stessa misura lui restuisce. Leggiamo cosa ha da raccontarci Cesare: le date a cui ha assistito sono quelle del 24 e del 26 di giugno 2023.

Una città springsteeniana

Ho definito Göteborg come una città springsteeniana: ovunque echeggia la sua musica, nei bar, negli alberghi, nei ristoranti, nei negozi, all’aperto. Moltissimi indossano una t-shirt di Bruce, al punto che se non ce l’hai ti senti “fuori posto”. Göteborg è un posto speciale, come lo è lo stadio Ullevi, quello danneggiato dal troppo entusiasmo svedese nel 1985. Quello dalla forma strana, unica, asimmetrica. Insomma, a Göteborg – potendo – si deve andare, è una tappa del tour importante e unica. Non a caso, si incontrano persone da mezza Europa e ci si sente parte di una comunità grande, eterogenea, con l’orgoglio di esserne parte.

Bruce ti restituisce tutto

Prima di ragionare sulle setlist, vorrei parlare di Bruce e delle sue performance. Lui è straordinario, non si può dire altro. Ricordo che durante Tenth Avenue Freeze-Out ho pensato che stesse dando tutto e lo stesse facendo dopo quasi tre ore di concerto. Passione, sudore (un po’ meno rispetto all’Italia, per via del clima nordico…), grinta, energia e tante verità. Anche divertimento, specie nei bis che provocano un entusiasmo collettivo. Sputa sangue ad ogni data, potrebbe dare molto meno a 73 anni suonati ma, invece, non indietreggia di un solo centimetro. Per l’età che ha e per la quantità ravvicinata di concerti programmati, le sue performance sono garanzia di autenticità e di vera passione. Insomma, sappiamo tutti che i live di Bruce sono sempre qualcosa di unico!

Il primo concerto

Le considerazioni, qui, cambiano perché c’è molto di soggettivo. Ricordo la prima data come la migliore dei concerti visti fino a oggi (ne ho visti sei). Se apre con The Ties That Bind, poi decide di fare Lucky Town, The River, Land Of Hope And Dreams e My Hometown, allora puoi serenamente dire a te stesso: “Beh, questo è un gran concerto.” Parlo di soggettività perché io, ad esempio, non avevo ancora sentito in questo tour queste canzoni (a parte My Hometown a Zurigo) e quindi l’originalità della scaletta ha fatto sì che la prima data fosse davvero da ricordare.

Il secondo concerto

Bene, ma nella seconda data ha suonato Racing In The Street. E allora tutto cambia ed entro in un malcelato stato confusionale perché non capisco più nulla. La sola Racing In The Street è valsa il costo del viaggio, una sorpresa attesa da molti e finalmente portata a compimento, una versione imponente con quasi cinque minuti di coda strumentale, nella quale Roy Bittan e Max Weinberg suonano da togliere il fiato. L’esecuzione di Racing In The Street sotto il cielo di Göteborg è stato un regalo che non dimenticherò mai, unito ad una emozione speciale e personale. Ma… c’è un ma. Se tolgo la doppietta Racing In The Street/The River (suonata subito dopo Racing in una esecuzione splendida e migliore di quella precedente, soprattutto nella parte finale), allora la scaletta mi ha lasciato qualche dubbio.

I diversi desideri di ogni fan

Due dubbi in particolare. Peccato aver tolto Thunder Road, che per me dovrebbe suonare praticamente sempre e mi domando, poi, perché decidere di fare come seconda canzone Death To My Hometown, un brano che può pure piacere, ma che rispetto ad altre magari “funziona meno”. Sono dinamiche e scelte dell’artista sulle quali si è già discusso e sulle quali non sempre è agevole una pronta risposta. Forse alla terza data proporrà Jungleland, perché Clarence era molto legato alla Svezia per via della moglie svedese, oppure riserverà qualche nuova sorpresa (in realtà nel terzo concerto del 28/06 non eseguirà Jungleland, ma suonerà per la prima volta nel tour Twist & Shout – ndr). Ritorna quindi la soggettività che ognuno ha come metro di giudizio: meglio la prima? Meglio la seconda un po’ più standard ma con la splendida Racing In The Street? Non lo so, ecco perché sono confuso. Confuso, ma sempre innamorato perché a dire la verità, non vedo l’ora di rivederlo salire quella piccola scala che lo proietta sul palco per tre ore di pura magia emotiva. Conosciamo troppe canzoni e non può esistere la scaletta perfetta. Resta la certezza di godere di uno show spettacolare, unico al mondo, portato in scena da un grande uomo e la sua grande band.

(Cesare Corti Galeazzi)

La promessa

Grazie, Cesare, per il tuo reportage. Apprendo dai siti web e dai social che Springsteen ha chiuso il terzo concerto con poche paroline, ma piene di significato e di magia: “We’ll be back” (“Torneremo”), ha urlato al pubblico di Göteborg. E le promesse di Bruce di solito sono debito. Possiamo davvero sperare che tornerà nel 2024, in Svezia come in Europa e, ovviamente in Italia.

 

Leggi la mia presentazione di Bruce Springsteen

 

Dario Migliorini

 

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