I’m On Fire è la sesta traccia dell’album Born in the USA, pubblicato da Bruce Springsteen nel 1984, e il quarto dei sette singoli che vennero lanciati a sostegno del successo commerciale dell’album, raggiungendo come gli altri la Top Ten americana. Tuttavia I’m On Fire ebbe una genesi molto distante dalle sue fortune da brano pop anni ’80. Nel 1982 Springsteen la improvvisò originariamente come brano country-folk, applicando a un arpeggio di chitarra ispiratogli da Johnny Cash alcuni versi che si era appuntato. Dopo essere stata comprensibilmente scartata dalla tracklist di Nebraska, che aveva intrapreso un filone tematico decisamente più cupo, I’m On Fire tornò in auge nelle successive fasi di registrazione di Born In The USA. Nella versione definitiva il brano mantenne una ritmica vagamente country e il caratteristico arpeggio di chitarra, ma si aggiunse un accompagnamento di sintetizzatori che spostò decisamente l’equilibrio della canzone verso una musicalità pop.

AMORE E PASSIONE

I’m On Fire è una delle canzoni più sensuali dell’intera discografia di Bruce Springsteen (leggi la traduzione qui). Non abbiamo i riferimenti esplicitamente erotici della precedente Ramrod (da The River) o della successiva Reno (da Devils & Dust), ma troviamo un uomo carico di passione nei confronti di una donna che vede vicina e, nello stesso tempo, sente inavvicinabile. Il titolo fa riferimento al fuoco su cui arde l’uomo in questo desiderio quasi represso. Nella prima parte, che si compone di due strofe identiche, il protagonista sfida esplicitamente la donna, convinto di poterle trasmettere molta più passione rispetto a quella che riceve dal suo uomo. Il termine daddy potrebbe lasciar trasparire un rapporto promiscuo tra padre e figlia o almeno come una situazione di sudditanza della donna verso il genitore. In realtà, nello slang americano, la parola daddy si usa anche per intendere l’uomo generico, nel caso specifico l’uomo frequentato dalla donna.

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Corsi e ricorsi

Benché non esistano indizi o dichiarazioni che leghino l’ispirazione di una canzone all’altra, è intrigante tracciare un parallelo tra I’m On Fire e Light My Fire dei Doors. Al di là della comune presenza della parola fire nel titolo, in Light My Fire Jim Morrison canta il verso “Girl, we couldn’t get much higher”, mentre Springsteen canta in I’m On Fire il verso “I can take you higher”. Se allora il verso cantato da Morrison fu contestato per un presunto nesso all’utilizzo di droghe (cosa ovviamente da escludere per Springsteen), è invece più probabile che entrambi i versi, pur in epoche diverse e senza l’intenzione di Springsteen di rifarsi alla canzone dei Doors, traghettino forti elementi passionali, fino anche a riferimenti “subdolamente” erotici.

Poesia di appassionata sofferenza

Nella seconda parte di I’m On Fire, mentre la musica vira verso un inciso che poi ricondurrà verso il motivo principale della canzone, il testo acquisisce elementi poetici e inquadra la situazione dell’uomo in assenza della donna, mentre pensa costantemente a lei. Nel giro di pochi versi, che si fanno più sofferenti e più fitti nella metrica, il protagonista si sente come se un coltello stesse incidendo un solco nel suo cranio. Poi, mentre si sveglia in piena notte tra lenzuola fradice, quel dolore assume le sembianze di un treno merci che gli attraversa la testa, impedendogli di ritrovare serenità. Un risvolto di sofferenza che contrasta in apparenza con la risolutezza, quasi l’esuberanza, del protagonista nelle prime strofe.

Un video esplicativo

Il significato della canzone è già piuttosto chiaro, ma alcuni aspetti che Springsteen aveva pensato per questa tormentata storia di passione emersero nella famosa videoclip in cui l’uomo è impersonato dallo stesso Springsteen, che per la prima volta ebbe un’esperienza di recitazione. Nel video si percepisce che la donna, che non appare in volto, vive nei quartieri ricchi, mentre lui fa il meccanico d’auto. Quando lui le riporta l’auto dopo una riparazione, è tentato di suonarle il campanello ma desiste. Anche se probabilmente si tratta solo di una coincidenza, è affascinante pensare che la donna che a suo tempo aveva prima conosciuto il pilota e meccanico di Racing In The Street e poi lasciato lo stesso in Darkness On The Edge Of Town per andare a vivere nei quartieri alti di Fairview sia la stessa che ora è tornata a farsi viva e con lei la passione che un tempo i due avevano nutrito reciprocamente.

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UN MIRACOLO POP

Sul lato musicale, se è vero che I’m On Fire fu una delle canzoni che fecero storcere il naso ai puristi del rock più viscerale e meno infarcito di sintetizzazione, d’altro canto la canzone fu il simbolo della capacità di Springsteen di adattare il sound della E Street Band a un pop più sintetizzato e melodico. Vista sotto quest’ottica, I’m On Fire è un piccolo capolavoro, mediante il quale Bruce riuscì a trasformare un ordinario brano country-folk in un enorme successo pop, che ha contribuito a fare la storia del pop-rock negli anni ’80. Nella sua breve durata di soli due minuti e mezzo, la canzone è riconoscibile non solo per una base ritmica battente, che rimane costantemente sul bordo del rullante, ma soprattutto per un arpeggio di chitarra che farà epoca e rimarrà il marchio di fabbrica della canzone. Un tappeto di tastiere che viaggia sotto le dita sapienti di Roy Bittan accompagna una performance vocale di Springsteen che ha pochi eguali nella sua carriera in termini di passionalità e di profondità. Anche gli ululati al termine della canzone rappresentano un elemento inconfondibile di un brano che rimarrà nelle orecchie di intere generazioni di ascoltatori di musica pop-rock. Un ululato che dal vivo verrà sostituito da versi carichi di lamentosa passione, con i quali Bruce si immergerà totalmente nel personaggio di cui sta raccontando il tormento.

Curiosità

Se è vero che il Johnny Cash era in credito per la forte ispirazione che ebbe su Springsteen per l’idea di I’m On Fire (ma i contatti musicali tra i due furono anche altri), è altrettanto vero che il grande Man in black si riprese il favore, registrando una cover che in qualche modo restituì alla canzone la sua potenziale veste originaria. Una versione country-folk, infatti, venne inclusa in Badlands, una raccolta-tributo all’album Nebraska di Bruce. Ma quello non fu l’unico momento in cui I’m On Fire tornò sugli scudi con versioni alternative di altri interpreti. La canzone, infatti, fu riproposta dalla band Awolnation nel 2015 e fu inserita nella colonna sonora di un film che ha colpito il pubblico e la critica proprio per i suoi contenuti passionali ed erotici: Cinquanta Sfumature di Grigio.

Tira tu le conclusioni…

  • conosci I’m On Fire e l’album Born In The USA di Bruce Springsteen?
  • hai visto il video di I’m On Fire? Cosa pensi della breve e rara prova attoriale di Bruce?
  • la passione e le pene d’amore per un’altra persona. È romanticismo di altri tempi o faranno sempre parte della natura umana?
  • conosci l’indimenticato Johnny Cash, la sua versione di I’m On Fire e le sue tantissime splendide canzoni?

 

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Dario Migliorini

 

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