IL MIO PRIMO CONCERTO DI BRUCE SPRINGSTEEN
Torino, 11 giugno 1988: un momento fondamentale della mia vita. Il mio primo concerto di Bruce Springsteen si tenne quella sera. Per motivi anagrafici appartenevo a quella schiera di appassionati che rimasero folgorati dall’album Born In The USA. Lo storico concerto di Milano del 21 giugno 1985 avrebbe potuto essere il mio primo concerto di Bruce Springsteen ma avevo solo tredici anni e, per quanto fossi già stato colpito dalla freccia del Cupido springsteeniano, non avrei mai ottenuto il permesso dai miei genitori. A sedici anni, invece, non potevano dirmi di no. Ma non l’hanno nemmeno pensato: sapevano quanto fosse importante per noi. Uso il plurale perché, insieme a me, c’era mio fratello Paolo, di un anno più giovane. Così quella mattina, all’alba, mamma ci accompagnò alla stazione per prendere il treno per Torino. Con noi un altro amico. Il mio primo concerto di Bruce Springsteen iniziò già in quei momenti.
L’attesa del concerto
Ricordo quanta agitazione sul treno. Era il nostro primo viaggio in autonomia e avveniva nell’occasione più elettrizzante che potesse capitarci. All’arrivo a Torino camminammo a lungo per raggiungere il vecchio Stadio Comunale, allora unico stadio della città, in cui giocavano sia il Torino sia la mia Juventus. Giunti ai cancelli, trovammo una discreta folla già in fila. Guardai l’orologio: erano solo le 8.30 del mattino. “Dio mio – pensai – manca ancora un intero giro di orologio all’inizio del concerto.” Gli zaini erano riforniti di cibo e acqua, ma non erano la fame e la sete a preoccuparci, quanto il caldo torrido di quella tarda primavera. L’essere accalcati lungo le transenne di accesso allo stadio, ovviamente, non aiutava. Eppure il tempo passò veloce, tra le chiacchiere con gli altri fan e la sorpresa di vedere persone di ogni età e di ogni provenienza, unite nell’amore per la musica di Bruce.
Nelle prime file del concerto di Bruce Springsteen
I cancelli dello stadio che stava per accogliere il mio primo concerto di Bruce Springsteen (e il primo del leg europeo del Tunnel Of Love Express Tour) aprirono alle 16 in punto. Eravamo inesperti di quelle situazioni, non sapevamo cosa bisognasse fare. Osservammo gli altri e capimmo che bisognava correre veloci come gazzelle per piazzarsi più vicini al palco che si potesse. Allora non c’era il pit, né la distribuzione dei braccialetti che davano la priorità di accesso. Riuscimmo a stare uniti e ci ritrovammo a pochi metri dal palco, pigiati come sardine. I primi momenti furono di puro terrore. Man mano che le orde di persone accorrevano, la pressione della folla si faceva sempre più forte. Dovemmo tenerci per mano e sgomitare non poco per non perderci e finire calpestati. Poi pian piano tutto si calmò e, stabiliti gli spazi di ognuno, potemmo addirittura sederci sul prato. Mancavano ancora quattro ore all’inizio del concerto.
Arriva Bruce Springsteen
Ore che passarono nella fibrillazione dell’attesa e nella condivisione delle emozioni. Fino a che, al momento fatidico, capimmo che Bruce e la E Street Band stavano per salire sul palco. Sentimmo il suolo vibrare come se colpito da scosse di terremoto, ci alzammo tutti e ci ritrovammo in pochi attimi schiacciati dalla folla, mentre Bruce, in una clamorosa e inattesa giacca fucsia, fece il suo ingresso sul palco. Tutti i ragazzi della band erano eleganti, normalmente solo Clarence Clemons lo era. Notammo subito anche che Patti Scialfa, da corista defilata, era stata “promossa” alla frontline, vestita sexy come non era mai stata durante il Born In The USA Tour. Era una conferma, insieme agli sguardi tra di loro, delle notizie alimentate in quei giorni dal gossip: tra Bruce e Patti era successo qualcosa. Infine avemmo la conferma di una notizia già trapelata e molto interessante: il tour prevedeva la presenza di una sezione fiati.
Inizia il concerto
Le prime note introdussero Tunnel Of Love, la title track del nuovo album. Una strana sensazione: un brano così pop sull’album acquisiva una diversa potenza dal vivo, grazie anche ai decibel e al rinforzo della sezione fiati. La mia relativa impreparazione di allora in tema musicale non mi fece riconoscere i due brani successivi: Boom Boom di John Lee Hooker e Be True dello stesso Bruce. Mi resi conto di essere ancora un ragazzino che aveva tanto da scoprire. Di Bruce nel giro di tre anni avevo assorbito gran parte della discografia, tornando indietro da Born In The USA fino ai primi album. Tanto mi si era spalancato anche con l’ascolto del cofanetto Live 1975-85. Eppure dovevo prendere atto che non conoscevo ancora nulla. Be True, ad esempio, essendo una b-side, sfuggiva al mio catalogo. Non sarebbero state le uniche sorprese per me: più avanti arriveranno anche I’m A Coward, Light Of Day, Have Love Will Travel e Sweet Soul Music, canzoni che bellamente ignoravo.
In 65 mila a Torino per Bruce Springsteen
Fu un divertimento assoluto, almeno finché potemmo assistere al concerto senza percepire un senso di pericolo. Non ancora avvezzi a quel tipo di situazioni, man mano che la scaletta progrediva, ci ritrovammo più di una volta sollevati dalla massa di gente. Ci furono momenti in cui, sopraffatti dalle onde di folla che si spostavano in ogni direzione, ci ritrovammo con i piedi sollevati da terra, spostati da quello spaventoso movimento tellurico. Fu davvero strana quella sensazione: euforia mista a paura, voglia di essere lì mista al senso di pericolo per la nostra stessa incolumità. Prima di noi, vedemmo tanta gente arrendersi, facendosi sollevare sopra le teste delle persone e accompagnare dal personale di servizio fuori dalla bolgia.
Canzoni nuove e classiche
Per tutta la prima parte del concerto si sono alternate le nuove canzoni di Tunnel Of Love e i brani storici, a cominciare da quelli estratti da Born In The USA per tornare indietro ai classici. Una potente Adam Raised A Cain, le bellissime Brilliant Disguise e Tougher Than The Rest (quest’ultima con una resa strepitosa, più lenta e solenne e con una sezione fiati da paura), il sorprendente medley tra Ain’t Got You e She’s The One (non sono un fan della prima, ma in quella versione live era decisamente meglio). Ricordo quanto fui colpito dal “trittico dell’amore” formato da I’m On Fire, One Step Up e Because The Night. Momenti intimi anche nel mio cuore, mentre Bruce parlava a ognuno di noi. La splendida Backstreets è stata l’ultima canzone che ho sentito vicino al palco. Il movimento naturale della massa e l’assenza dei tanti che si erano defilati nelle retrovie, ci aveva portato ormai a ridosso della primissima fila.
Bruce a un passo
L’amico che era rimasto con noi si era già arreso, ora toccava a me. Quando iniziò Dancing In The Dark la situazione si fece insostenibile: caldo soffocante, gomitate, spaventose folate di folla. Non ce la facevo più. Mio fratello mi sollevò sopra le teste. Fu una situazione molto strana: là sopra, fuori dal calore delle migliaia di corpi, sentii per la prima volta dopo ore l’aria fresca della serata torinese. Mi sembrò di rinascere. In pochi secondi passai oltre le transenne verso il palco. Mentre gli uomini del servizio d’ordine mi prelevavano per rimandarmi nella zona del pubblico a lato, per un attimo mi voltai verso il palco. Bruce era lì a pochi metri e Clarence proprio sopra di me. Erano ormai la mia fede ed erano lì, così vicini. Pensai a quelli che provano a salire sul palco ad abbracciare Bruce, sapendo che, con tutta probabilità, gli sarebbe andata male e avrebbero preso pure un sacco di botte.
Ora si balla
Sfinito ma anche rigenerato da quel carico di ossigeno, mi ritrovai ai margini della bolgia, a circa trenta metri dal palco. Raggiunsi il mio amico e poco dopo arrivò anche mio fratello. Ora vedevamo il palco nella sua interezza. Springsteen e la band avevano ormai abbandonato giacche e camicie ed erano tornati gli artigiani del rock che tutti conoscevamo. Gustammo insieme la parte più coinvolgente dello show, quella di una sequenza da paura formata da Light Of Day, Born To Run, Hungry Heart e Glory Days, potendo finalmente ascoltare, ballare, cantare e vedere liberamente le follie che Bruce stava compiendo sul palco. Per quanto non sia pentito di aver vissuto quell’esperienza dalle prime file, in quel momento pensai che avrei preferito assistere ai concerti in una situazione più agevole, privilegiando l’ascolto e la vista, per godere meglio delle emozioni. In realtà, per fortuna, i tour più recenti non hanno più conosciuto livelli così alti di pericolo, grazie all’arrivo del Pit, e quindi sono spesso tornato ad ascoltare i concerti nelle prime file.
Ritorna Twist&Shout
Dopo la goliardica Tenth Avenue Freeze-Out e le esaltanti cover di Sweet Soul Music e Raise Your Hand (le mani erano davvero tutte alzate!!), Bruce chiuse omaggiandoci di un remake. Chi non aveva assistito al concerto di San Siro ‘85 aveva comunque nelle orecchie i bootleg che circolavano di quel mitico show. Tutti sapevamo cosa aveva rappresentato quel finale con Twist&Shout dei Beatles, in una lunghissima versione in stile La Bamba. Fu proprio quella canzone che Bruce ripropose come ultimo bis, dopo quasi quattro ore di concerto. Lui sfinito, noi anche. Ma l’ultima goccia di sudore fu spesa in quei fuochi d’artificio musicali. Twist&Shout era ormai diventata la cover delle cover. Soprattutto era diventata il bis per eccellenza per il popolo springsteeniano italiano.
NOTTE DI MAGIA
Ricordo bene la fine del concerto: le luci che si spegnevano, la musichetta di sottofondo a un volume così basso che prevaleva nettamente il fischio nell’orecchio dopo quattro ore di decibel sparati a paletta. Poi l’uscita dallo stadio, mentre noi, come tutti gli altri, ci raccontavamo quello che ci era piaciuto di più, quei momenti di pura follia in cui abbiamo lottato come gladiatori contro il fiume di carne umana che ci scaraventava da una parte e dall’altra. La consapevolezza di aver assistito a qualcosa di davvero speciale. Di unico! Allora non potevo saperlo ma quell’esperienza si sarebbe ripetuta tante altre volte, sempre con un lato di magia, sempre con quella fede incrollabile per Bruce Springsteen. Al ritorno a casa ricordo che mia madre ci chiese di raccontarle le sensazioni ed ebbe la sensazione che non fossimo soddisfatti. Mamma, eravamo stravolti! Quello che avevamo provato era difficile da raccontare, ma era tutto custodito saldamente nel cuore.
Curiosità
Al vecchio Stadio Comunale di Torino, nel frattempo diventato Stadio Olimpico, dopo tanti altri concerti nel mezzo, tornai a vedere Bruce Springsteen nel 2009. Era il 21 luglio ed era in programma la seconda delle tre date italiane del Working On A Dream Tour. Ci andai con una compagnia speciale: i miei fratelli. Sono il primo di quattro e ognuno di noi, seppur con intensità e approccio diversi, è fan di Bruce. Sarebbe successo un’altra volta di andare allo stadio insieme a vederlo, ma quella volta a San Siro saremmo finiti sparsi sulle tribune, accompagnati da fidanzate, amici e nipotini. A Torino 2009, invece, eravamo solo noi quattro, sul prato, in posizione piuttosto avanzata, anche se non nelle primissime file. Fu bellissimo: io il filosofo, Paolo lo stakanovista, Damiano il bodyguard e Miriam la sognatrice. Ognuno a vivere quella passione e a condividerla, mano nella mano. Ci sarebbe rimasto per sempre quel ricordo indelebile di un’esperienza comune, come quando da piccoli saltavamo sui letti a ritmo di musica, sognando di essere delle rockstar.
Tira tu le conclusioni
- Conosci la musica di Bruce Springsteen? Se sì, da quando la ascolti?
- Torino 1988 è stato il mio primo concerto di Bruce Springsteen. Qual è stato il tuo?
- Quali sono le tre canzoni che vorresti sempre sentire in un live di Bruce?
- Nel 2023 Bruce suonerà a Ferrara, Monza e Roma. A quale/quali assisterai? Andrai anche all’estero?
Esprimere se stessi è un segno di vitalità e di distizione. Commenta qui sotto il mio articolo
Non occorre che aggiunga altro a questo tuo splendido ricordo, se non i momenti che più mi sono rimasti impressi.
Boom Boom Boom e la sua incredibile scarica di adrenalina dopo la patinata Tunnel of Love e il medley quasi “tribale” di Ain’t got you – She’s the one.
Un grande abbraccio da tuo fratello Paolo
Paolo, quel medley lo ricordo bene e ricordo che ci entusiasmò parecchio in diretta. Poi mi hanno ricordato anche il siparietto con Clarence sulla panchina. Non ci avevo più pensato. Un siparietto meno noto di altre scenette divenute celebri di Bruce, però mi aveva divertito molto. Facevano finta di essere vecchi.
Stesso concerto, stesse tue sensazioni indelebili, il mio primo concerto di Bruce!! ricordo che ero talmente gasato dal concerto che comprai il biglietto per il Flaminio di Roma e per Zurigo, altra gran concerto (suonò la mitica follow that dream!!). Di Torino, come hai ben scritto tu, oltre alla bellezza del concerto e delle sensazioni incredibili, ricordo la follia e la pericolosità della folla impazzita, credo che sia stato un miracolo che nei grandi concerti degli anni 80/90 non ci sia scappato il morto…Le canzoni che vorrei sempre ascoltare a un concerto di Bruce sono decine, ma se restringiamo a tre brani, sono abbastanza sicuro che non sarei mai stanco di ascoltare Jungleland, Backstreets e Thunder Road…il prossimo tour farò Ferrara e Roma, ma dopo, sicuramente, mi verrà voglia di vederlo anche a Monza e sono certo che mi metterò a cercare il biglietto…
Giuseppe, intanto grazie per il commento e per aver colto i miei suggerimenti di argomentazione. Sei stato grande ad andare subito anche a Roma e Zurigo. Io non avrei potuto chiedere tanto ai miei. Sulla pericolosità, in effetti, non ho voluto nasconderla. Come dici tu, in quegli anni si correvano dei pericoli e anche quelli facevano parte dell’esperienza. Sui brani, sicuramente quei tre, insieme a Born To Run, Badlands e The River, non dovrebbero mai mancare, sono i pilastri. Poi ci sono tante chicche. Io adoro Racing, Something in the Night, NYC Serenade, Incident, Point Blank, Lost In The Flood, This Hard Land, e poi… e poi… e poi…
Io sarò a tutte e tre le date italiane. Se non impazzisco mi limiterò a quelle, ma non si sa mai…
Io sono un “ragazzino” di 10 anni più vecchio di te, classe 1961 e quello fu il mio quarto concerto.
Ascoltai Bruce la prima volta a casa di un compagno di scuola era forse il 78. Tirò fuori un disco, in copertina c’era un tizio nero con un sassofono in bocca ed un personaggio con i capelli arruffati e la barba che si appoggiava a lui. Bello, anzi bellissimo ma la vera passione scoppiò con “No Nukes”. Prima il disco (lo comprai principalmente per CS&N) poi il film, furono la rivelazione. Dovevo andare a vederlo dal vivo!
Nel 1985, con non pochi sacrifici, riuscii ad andare a Milano ed a Parigi 29 e 30 giugno. Milano è stato il primo ma, per quanto mi riguarda, la tripletta di quell’anno la ricordo come un evento unico. L’esperienza parigina è stata travolgente. Partimmo in quattro da Genova direzione Torino dove ci aspettava un pullman con un’altra cinquantina di malati di mente. Dopo una notte di viaggio ed una doccia in albergo ci muovemmo in direzione Stade de Colombe, luogo del concerto… peccato che nessuno di noi sapesse che il concerto era stato spostato al Parc de la Corneuve! Riusciamo ad arrivare, posizione centrale e non troppo arretrata. Emozione a livelli altissimi ad analizzare il palco, gli strumenti, le luci. Ci si alza in piedi, tutti verso il palco, la calca diventa pesante. La band sale sul palco, arriva lui. In quel momento scatta la follia collettiva. Tutti a spingere come matti, si vede in parte nel video di Out in the street se non sbaglio, si andava avanti e indietro a destra e sinistra, spostandosi di diversi metri senza nemmeno toccare per terra. Fui costretto ad indietreggiare perché la paura era veramente tanta! Persi le prime 3 canzoni concentrato com’ero a rimanere in piedi. Poi un po’ più arretrati si stava tranquilli e riuscii a godermi il concerto, memorabile come sempre…
Vista l’esperienza della prima sera, il secondo giorno decidemmo di fare un giro per Parigi ed arrivammo al parco solo 1 oretta prima dell’inizio del concerto. Si rivelò la scelta vincente.
L’ingresso all’area avveniva a destra del palco. Noi decidemmo di andare dalla parte opposta cercando un po’ di spazio. Facendo tutto il giro della folla, ci trovammo appoggiati alla transenna quasi davanti al microfono di Clarence. Sembrava una cosa assurda ma eravamo lì, eccitati come non mai. Un energumeno del servizio d’ordine ci diede dei batuffoli di cotone da mettere nelle orecchie, eravamo terribilmente vicini alle casse. ONE-TWO, ONE-TWO-THREE-FOUR, il cotone lo tolgo immediatamente, non volevo nessuna barriera fra la musica ed il mio cervello, il mio cuore. Verso la fine della prima parte realizzammo una bandiera italiana utilizzando una felpa rossa, una maglietta bianca ed un k-way verde, continuando a sventolarlo oltre la transenna, Bruce ci vide ed indicandoci disse “this is for my old fans out there” e partì l’armonica di Thunder Road! Mi vengono i brividi ancora adesso a pensarci.
All’epoca non c’erano tanti cambiamenti fra una sera e l’altra ma solitamente inseriva un paio di chicche che da sole avrebbero potuto ripagare della fatica. Point Blank quella sera e la sera prima Shut out the light furono devastanti!
Fu un’esperienza stupenda, impossibile da raccontare a chi non condivide questa passione.
Quest’anno faccio solo Monza, i costi sono diventati eccessivi e sono troppo vecchio per rinunciare alle ferie per Bruce anche se so che me ne pentirò!
È difficile limitare a 3 le canzoni immancabili in un suo concerto ma, per il mio gusto, Backstreets, Thunder Road e Jungleland
Gran bel racconto, Alessandro. È stata una goduria leggerlo e immaginare quei momenti. Considerando l’amore infinito per Thunder Road, ti invidio che l’abbia fatta a Parigi, io la aspettavo a Torino 1988 ma non è arrivata. Erano tutti troppo eccitati per Twist & Shout, ma sinceramente avrei fatto volentieri il cambio.
E poi Point Blank, chissà che meraviglia. Altro capolavoro.
Io farò tutte e tre le date italiane. È la prima volta che faccio tre date a così breve distanza, ma la voglia è tanta e poi, ora che ho questo blog, nella musica di Bruce sono ancora più immerso, fin sopra la testa. 😂
Continua a seguirmi, anche nelle mie recensioni. E se sei un lettore, ti segnalo il mio romanzo Coupe DeVille, totalmente ispirato da Bruce e dalle due canzoni.
salve ragazzi fortunati!!!
ti invidio i tuoi genitori, dario, che ti hanno dato a 16 anni il permesso per andare al concerto.
io il concerto che desideravo tanto vedere è stato quello degli stones a roma, ma i miei si sono decisamente
opposti, nonostante fosse il mio diciottesimo compleanno e nonostante ci fosse a casa nostra una famiglia di amici francesi con un ragazzo della mia età che avrebbe potuto accompagnarmi.
li ho odiati per questo, poverini, adesso che non ci sono più mi dispiace, ma allora la gioventù ribelle ha voluto il suo tributo.
mi sono consolata dando la caccia alla band. sapevo in quale albergo alloggiavano e il mio futuro marito ha scovato la loro rolls royce parcheggiata a piazza del popolo, lungo la salita del pincio.
l’abbiamo sorvegliata per tutto il pomeriggio, ma loro non si sono visti.
ho visto il concerto di torino, su youtube, naturalmente.
si vede al principio un ondeggiamento di folla, e anche uno che è riuscito a salire sul palco e a abbrancare bruce, ma non si capiva molto di quello che stava succedendo. grazie per avercelo raccontato così bene, mi hai fatto sentire come se ci fossi stata anch’io in quella bolgia.
anche a me ha colpito quella sgargiante giacca fucsia, e gli sguardi di fuoco che si scambiavano i due futuri piccioncini, con le occhiate libidinose di bruce dentro la camicetta di patti!
il mio primo concerto dunque sarà tra 4 mesi! certo il nostro eroe non sarà all’apice della sua forza, della sua bellezza (e neanch’io del resto) ma mi piacerà comunque, lo so già.
sarà la mia ultima pazzia, me la godrò fino in fondo.
le canzoni che vorrei ci fossero assolutamente sono thunder road, the river, drive all night… già sono a quota 3? no, è davvero impossibile scegliere con bruce, le facesse tutte e non se ne parli più. ci vorrà tutta la notte, ma sono sicura che lui ce la farebbe. io non so…
Cara Anna Maria, ben ritrovata. È bello sapere che una ragazza come te si stia preparando per il suo primo concerto di Bruce, soprattutto considerando la fresca passione che ti è sbocciata per lui. Anch’io vorrei Thunder Road, ma non è tra quelle che lui ha provato. Se la farà, è probabile che la suoni in solitaria alla fine. The River e Drive All Night te le auguro davvero. Io le ho già sentite più volte ma sono magiche dal vivo. Per ciò che riguarda Torino, un fan in questi giorni ha criticato molto quel concerto, definendolo la metà di Milano 85 e parlando di un Bruce in piena crisi di identità (da cui anche la giacca fucsia 🤔). Forse ha esagerato, forse in alcune cose aveva ragione. Ma resta il fatto che quello è stato il mio primo concerto. E in ogni caso è stato molto bello.
ah! ah! grazie per la ragazza! credo proprio che mi sentirò così quel giorno!
sì, ho letto anch’io quelle critiche. mi diverto a leggerle perchè a me non mi toccano proprio.
sarà perchè, come ho detto più volte, la mia scoperta tardiva di bruce mi ha “salvato” dalle attese spasmodiche di un nuovo album, da delusioni inevitabili, da aspettative deluse.
ho pescato in questi pochi anni alla cieca tutto quello che mi incuriosiva su youtube, senza sapere al principio a quale periodo, a quale album appartenesse. solo adesso sto pian piano inquadrando tutto il percorso temporale della carriera di bruce.
ma per me resta una sola, incrollabile verità. lui è palco, sudore e lacrime, la sua grandezza, la sua peculiarità è lì! nessun supporto vinilico, cd, dvd renderà mai tangibile il miracolo del palco. e infatti guardo sempre e solo i live!
del resto con youtube ho finalmente capito, dopo tanti anni perchè non mi era mai scoppiata la passione per lui, pur avendo comprato, inconsapevolmente, forse 30! anni fa il suo album più bello, quel darkeness in the edge of town riconosciuto da tutti come uno dei suoi capolavori migliori.
Ciao Dario, ho letto il tuo bellissimo dettagliato commento del Concerto di Torino ’88 e mi hai fatto tornare in mente i tanti ricordi di quel giorno, il grande rock che ho ascoltato e simpatici episodi legati a quel concerto.
Io ero sugli spalti, è la mia modalità, mi piace guardare lo spettacolo del palco nella sua interezza e non perdermi nulla.
Guardavo molto preoccupata quella marea umana nel prato pericolosamente ondivaga, dove eri tu. Ripenso ancora con stupore a come allora si viveva ai limiti, ma anche fuori dai limiti, della sicurezza, agli ingressi stipati, affollati, la pressione pericolosissima delle migliaia di persone dietro di te e il caldo torrido.
Io per non essere travolta (sono anche un pò bassina), nei pressi dell’ingresso ho pensato di passare fra le gambe di alcuni davanti a me conquistandomi così la transenna e passandoci sotto, finalmente verso l’aria, lo spazio, Bruce!
Comunque attendevo quel concerto dal 1985 quando ebbi il mio battesimo springsteeniano e mi innamorai perdutamente di Bruce!!
Tre anni di attesa e finalmente il Tunnel of Love Tour. Ricerca spasmodica dei biglietti, andavano a ruba. A quei tempi i biglietti si vendevano nei negozi di dischi e nelle tabaccherie con code su code. Ricordo le telefonate ai vari rivenditori del Veneto e dell’ Emilia (la mia zona) e poi via in macchina per raggiungere al piu presto il negozio, difficilissimo prenotarli sulla fiducia. Comprai anche Roma.
E a proposito di biglietti mi piace raccontare un simpaticissimo episodio che mi capitò.
Nei giorni precedenti il concerto su Radio 2 si teneva una trasmissione chiamata “Dire Fare Baciare Bruce Springsteen”. Si chiedeva agli ascoltatori che avessero voluto partecipare, di mandare un messaggio vocale dove esprimere cosa avremmo voluto dire a Bruce, cosa avremmo voluto fare con lui o per lui o semplicemente baciarlo. Così era il gioco.
In realtà la cosa era molto intrigante, anche voluta tale dai due conduttori che si divertivano un sacco.
Colui o colei che, secondo il giudizio loro e degli autori, avesse mandato il messaggio più simpatico, originale, coinvolgente, avrebbe vinto un biglietto del concerto.
Io non persi tempo e mi lanciai in una dichiarazione passionale dove spaziavo dal concetto del rock che mantiene giovani, alla bellezza delle sue braccia di cui analizzavo le varie nervature e i vari tendini che si muovevano secondo l’accordo della chitarra, fino alle sensualissime sue movenze quando ci incitava a partecipare col suo “c’mon, c’mon” ora tenero ora potente. Non ricordo cosa sono stata capace di dire e come, ma senz’altro scelsi il “Fare”, cioè di toccare e accarezzare le sue braccia così espressive come parte molto significativa del suo corpo……insomma fatto sta che mi premiarono, vinsi il biglietto con tanto di complimenti da parte dei conduttori che avevano giudicato il mio intervento il più interessante della giornata per la sua travolgente passionalità e anche molto “hot” dal punto di vista dei contenuti. Come se fosse difficile esserlo in quel gioco trabocchetto…
Io partii per Torino felice come una pasqua, con mia cugina, mi incontrai con il giornalista di cui non riesco a ricordare il nome, mi fu consegnato il biglietto ed io lo regalai ad un ragazzo in cui mi imbattei fuori dallo stadio, disperato perchè non riusciva a trovare alcun biglietto e non voleva rivolgersi ai bagarini.
Quindi ho preso posto nelle gradinate dello stadio e mi sono goduta il concerto, quell’atmosfera che solo lui sa creare, quella sua eleganza con la sua giacca fuxia, quei fiori per me…e poi una Tunnel Of Love potente, incalzante, mai più sentita così, love love love…(andate a risentirvela, quella di Torino) E poi… “boom boom boom” e ……fu l’apoteosi.
Non dico altro, per me quello è in assoluto il suo secondo più bel concerto in Italia, indimenticabile, una carica di energia pazzesca, una capacità comunicativa fuori dal normale nell’indirizzarci, spronarci, coinvolgerci, e una sensualità naturale che ti affascinava e non te ne scrollavi più. Tutti noi non siamo più mancati ai suoi concerti per anni e anni.
Carissima Maria Teresa. Gran bel ricordo il tuo, grazie di averlo condiviso. La mia assenza nell’85 mi rimarrà come grande amarezza, ma devo anche rendermi conto che ero troppo giovane. Non avevo nessuno più grande che mi accompagnassi, conoscevo Bruce da pochi mesi. Era semplicemente troppo presto. Per fortuna è possibile sentirlo nei bootleg e leggere i racconti dei fan. A Torino mi sono rifatto con gli interessi. Bello che sia piaciuto anche a te.
A presto. Dario
Classe 1965, 15 giugno 1988 Stadio Flaminio di Roma… Io sono sarda e andare a vedere un concerto per noi in quegli anni era un vero e proprio viaggio. Partimmo due giorni prima e senza biglietto per il concerto e in nave (fortunatamente, visto che il giorno dopo la nave non salpò). Arrivati a Civitavecchia ci precipitammo a Roma e con una fortuna sfacciata trovammo i biglietti per il concerto del 15.
Anche io con mio fratello e due amici. Anche io finii in infermeria e ricordo gli ultimi minuti del concerto visti lateralmente. Le emozioni le hai ben descritte tu. Sono riuscita a vederlo tante altre volte da allora e ogni volta una emozione fortissima. Quest’anno sono passati quasi 35 anni e mi accingo a rivederlo di nuovo a Roma, dove non vado a vedere un suo concerto dal 1993. Spero tanto che non sia la chiusura di un cerchio e che possa emozionarmi ancora altre decine di volte. Lunga vita al Boss!
Gran bel racconto, Patrizia. Chi viene dalla Sardegna in questi casi è sicuramente penalizzato da viaggi più complicati. E allora era ancora peggio. Ma per Bruce facciamo tutto.
Sarò anch’io a Roma. In realtà sarò anche a Monza e Ferrara 😁
Non vedo l’ora. Continua a leggermi e a commentare. 💪🎸😘