La finestra sul lago della musica. Esiste davvero? Certo che sì. Ma facciamo un passo per volta. La Tuscia viterbese è una zona che sta lentamente conquistando il turismo con la T maiuscola. Una conquista di pieno merito: ogni volta che ci torno nelle mie esperienze in viaggio scopro nuovi angoli incantevoli. Borghi meravigliosi, storia di tanti secoli passati, natura in ogni sua espressione: laghi, fiumi, fonti termali, boschi millenari. Il Lago di Vico, ad esempio, è un luogo meraviglioso: intanto è il lago più alto d’Italia con i suoi 500 metri di altitudine. Inoltre occupa l’area di un antico grande cratere. Oggi è tutelato da una riserva naturale che non consente di costruire più nulla, pertanto la fauna sta riprendendo possesso del suo habitat naturale. Se visitate il lago, le uniche costruzioni che troverete sono solo quelle preesistenti all’istituzione della riserva naturale (1982). Una di queste è una villa di campagna circondata da colture di nocciole che una coppia di napoletani, Arturo ed Elisa, ha deciso di condividere con i loro ospiti attivando un bed & breakfast. Una struttura davvero incantevole, ma con un motivo in più. All’ombra di quei noccioli la musica è venerata.

La finestra sul lago

Premessa doverosa: questa non è una pubblicità turistica, ma il racconto di un’esperienza.

La casa di Arturo ed Elisa si chiama La finestra sul lago. Non è solo un nome romantico pensato per l’affaccio del b&b sul Lago di Vico, ma perché nel bellissimo soggiorno c’è davvero una grande finestra con vista sul lago. Dopo il cancello di ingresso, vi accoglie un lungo vialetto, contornato da centinaia di alberi di nocciole, al termine del quale arrivate in una villa rossa dove due grandi pastori maremmani, Smith e Giorgia, sembrano essere stati addestrati per essere accoglienti come i loro padroni. La proprietà, poi, continua con la restante parte del noccioleto che praticamente si getta nelle acque del Lago di Vico. È lì che Arturo accompagna i suoi ospiti non appena preso possesso delle camere. Un momento magico: in riva al lago, scortati da Smith e Giorgia, si sentono solo il soffio del vento tra i canneti e la voce profonda di Arturo che ti racconta la storia della sua famiglia e della sua proprietà, oltre alle caratteristiche del microcosmo lacustre e alla storia dei borghi che lo circondano.

L’elogio della casualità

Elisa è una professoressa di inglese ora in pensione. Seppur impegnata nel preparare gustosissime torte e freschissimi pancake per la colazione degli ospiti, non rinuncia a ricordare e a condividere le sue esperienze nell’insegnamento e nella vita. Arturo è un uomo di finissima cultura, tanto classica quanto popolare. Ha abbracciato una filosofia di vita che riduce la troppa importanza che riserviamo alla spiegazione scientifica e razionale delle cose e ridona rilevanza all’accettazione del caso come elemento di verità che spesso nascondiamo, semplicemente perché ci fa paura. A volte le cose avvengono semplicemente per caso, senza un vero motivo, ed è inutile spaccarsi il cervello o viaggiare di fantasia per dar loro una spiegazione. Vale per le ideologie, vale per le religioni, vale anche per gli eccessi di certa scienza. Arturo ha persino coniato un aforisma che descrive la sua filosofia di vita: “Quondam Ego Survive Sicut Obviously Licet”. Cosa significa questa frase che unisce singolarmente il latino all’inglese? “Nulla”, ti risponde lui. “È l’elogio della casualità.”

La musica nel noccioleto

La permanenza a La finestra del lago è stata anche un’esperienza in musica. Questo perché Arturo ama la musica, dal jazz al blues, dalla classica al rock. Quando entri nel salotto d’altri tempi di Arturo ed Elisa, oltre a mobili antichi e a tanti piccoli oggetti che si collegano alla storia del luogo, noti subito la presenza della musica. Un grande stereo trasmette musica fin dalla prima mattina. Una delle cose più piacevoli è stata fare colazione con il sottofondo di musica d’autore. Un raccoglitore sul tavolo da biliardo contiene una serie di dischi in vinile, mentre in un angolo ci sono una favolosa chitarra semiacustica della Gibson, un amplificatore e un cajun. Arturo si diletta con le percussioni e, quando il suo ospite è un musicista, non manca di proporre una jam session. Ma non è finita: in un vano esterno della casa, dove viene servita la colazione nelle stagioni più calde, ci sono anche una batteria, una tastiera e un’altra chitarra. Una vera e propria sala musicale, dove ci si può perdere nel suonare in compagnia. Alla fine del soggiorno, se sai suonare uno strumento, Arturo ti chiede di suonare qualcosa per lui. Per un addio emozionante che, tutti speriamo, sarà solo un arrivederci. Per la cronaca io ho dedicato loro Thunder Road di Bruce Springsteen.

 

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Dario Migliorini

 

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