The History Of Robert Johnson & Delta Blues è un docu-film del 2018 di Dario Aspesani, autore e musicista marchigiano che da oltre 30 anni compone e pubblica musica, oltre a condurre programmi radiofonici dall’emittente Radio Eden FM. La sua passione per la musica americana, in particolare per il folk, il rock e il blues, lo ha spinto a ideare The History Of Robert Johnson & Delta Blues, un film di circa un’ora che, con la scusa di ricostruire la figura di Robert Johnson e i tanti misteri che accompagnarono la sua vita e la sua produzione musicale, ottiene molto di più. Guardando il film si riesce a capire quanto il blues, già dall’epoca in cui si usavano gli utensili domestici per suonarlo, abbia unito culture e genti di diversi continenti. Un primo fenomeno di globalizzazione. Ma il film aiuta anche a comprendere come la contaminazione del blues con la musica di altre culture sia sfociata in nuovi generi, sulla cui natura e caratteristiche spesso facciamo tanta confusione. Un’opera quindi anche inaspettatamente ma utilmente didattica, che ogni amante della musica popolare dovrebbe guardare. Ecco la mia intervista a Dario Aspesani.

W&M: Dario, raccontaci qualcosa di te e della tua lunga esperienza nella musica.

Dario Aspesani: Mi occupo di musica dal 1992. Iniziai congiuntamente a suonare e a trasmettere per radio. Dal 1992 ad oggi ho inciso 35 album e ho collaborato in oltre 50 progetti discografici. Come autore ho scritto il libro “Storie e Saggi sulla musica nera dal Mississippi a Cuba”. A breve uscirà anche “Non sparate al pianista! La musica nel cinema muto”.

W&M: Lo aspettiamo. Senti… come nasce l’idea del film “The History of Robert Johnson & Delta Blues?

D.A.: Il film nasce per il gusto di divulgare alcune storie sulla musica del primo ‘900. Dopo questo film è uscito anche il sequel “I segreti di Robert Johnson” che, a differenza del primo, ha solo filmati originali e non di repertorio.

W&M: C’è anche una dedica…

D.A.:  È per Tito Giustozzi, un caro amico che non c’è più.

W&M: Nel film c’è l’omaggio al misterioso “padre del Blues”, ma molto di più. L’evoluzione degli strumenti musicali, ad esempio, a partire dagli utensili domestici.

D.A.: Gli strumenti “down home” rappresentano la base della musica nera dell’800. Tutt’oggi in Africa, dove non hanno risorse per comprare strumenti musicali, ricorrono a bidoni e ad altro, tutto ciò perché suonare è fondamentale per tantissime popolazioni!

W&M: E poi c’è la storia del blues. Una musica che origina nell’800 e che, nella sua forma moderna e di cui si ha traccia, originata proprio da Robert Johnson, ha ormai più di un secolo. È già un vecchietto, eppure così attuale.

D.A.: Non è stata originata da Robert Johnson, in realtà. Lui è stato uno dei principali esponenti del Delta Blues, insieme a Son House, Charlie Patton e tanti altri. Il primo artista che ufficialmente si occupò di Blues di cui si hanno fonti certe fu W.C. Handy . Poi ne arrivarono tanti altri e vorrei ricordare anche le donne del Blues, da non sottovalutare assolutamente, come Ma’ Riney, Big Mama Thornton, Memphis Minnie, Billie Holiday, Bessie Smith e tante altre.

W&M: Possiamo dire che Cross Road Blues di Robert Johnson sia in qualche modo la canzone-simbolo del blues?

D.A.: È uno dei simboli, ma non necessariamente l’unico. Aggiungerei anche Back To Kokomo (antesignana di Sweet Home Chicago), ci butterei dentro anche This Train di Big Bill Broonzy, quattro o cinque brani di Son House, tutta la discografia di Charlie Patton e Leadbelly e ancora non basta! E’ impossibile stabilire il simbolo discografico del blues con una canzone.

W&M: Poi un giorno il blues incontrò il folk e fu una deflagrazione. L’Africa che incontra l’Europa in America. Gli schiavi e i contadini. Il bottleneck e l’armonica. Leadbelly e Woody Guthrie.

D.A.: Poveri e disagiati sociali che ne incontrano altri. Risultato? Fantastico! Dalla segregazione e dalla ribellione sociale sono nate sempre grandi cose!

W&M: L’altro leggendario incontro del blues fu quello con il jazz. La svolta di Kansas City e l’approdo a New York. Un’altra tappa fondamentale.

D.A.: Non si sono mai incontrati, in realtà. Si sono divisi. Il jazz arriva 100 anni dopo in blues, ma ancora non si chiamava jazz. Negli anni ’20 era Jass con due esse. Poi i Newyorkesi invidiosi di questo genere del sud strappavano la “J” dai manifesti, facendo rimanere la scritta Ass, ovvero Culo. Da Kansas city ognuno va per la sua strada, i generi crescono e si contaminano.

W&M: Chicago, il passaggio agli strumenti elettrici. Con Muddy Waters e Sonny Boy Williamson arriva il rhythm & blues.

D.A.: La commercialità voleva questo. Arriva l’ampli anche sull’armonica di Little Walter! Quella è la vera novità! Un’ armonica così non si era mai sentita! Del blues delle piantagioni a Chicago non fregava a nessuno. Questi contadini che venivano dal Mississippi erano talmente lontani dalle logiche della città che per entrarvi dentro dovevano impiegare molto tempo!

W&M: Tutti, da Elvis a Dylan, dai Beatles agli Stones, da Clapton ai Led Zeppelin (solo per citarne alcuni) devono molto al blues e a Robert Johnson.

D.A.: Il blues non è solo la pentatonica con l’ aggiunta della blue note. Il primo boogie e il primo rock’n’roll si basano sulla struttura blues. Negli anni ’70 le rock band ripresero molti fraseggi di chitarra che venivano dall’early blues, riproposti però in elettrico. Faccio qualche esempio: Led Zeppelin, ZZ Top, ecc.

W&M: Verso la fine del film ti ho scovato: annusi un cofanetto di vinili e ci ho riconosciuto il Live ’75/’85 di Bruce Springsteen. Il mio sito/blog, Words & Music, nasce soprattutto per approfondire la sua musica e la sua poetica. Cosa pensi del suo ruolo nella musica popolare? Come si incastra nel fiume della musica che ci racconti nel tuo film?

D.A.: Springsteen a mio avviso ha fatto moltissimo in ambito di musica popolare. Lui come Guthrie racconta storie vere con un linguaggio da strada. Il lavoro di Springsteen con la Seeger Sessions Band è un sunto della musica popolare statunitense! Il cofanetto Live 1975-1985, identico a quello che sta in radio, ce l’ho a casa! A proposito: ho tutti gli album di Springsteen.

W&M: I suoi detrattori sostengono che non sia stato un innovatore, uno sperimentatore. Cosa ne pensi?

D.A.: Incarnare così bene in un’unica proposta il sunto di Elvis Presley e di Bob Dylan, aggiungo Johhny Cash per la sua abilità nel raccontare storie e James Brown per il suo modo di stare sul palco. Tu questo come lo chiameresti?

W&M: Dove si può vedere The History Of Robert Johnson & Delta Blues?

D.A.: Tutti i film che ho prodotto (Indaco 2015, Mi musica es tu musica 2016, The History of Robert Johnson & delta Blues 2018 e I Segreti di Robert Johnson 2022) sono disponibili sul mio canale youtube Dario Aspesani Worldland Official. I miei libri sono in tutti gli E-Store, idem i miei album dal 2006 ad oggi.

W&M: Nuovi progetti?

D.A.: Troppi! A breve inauguro il primo museo della Musica Popolare e dal Mondo!

W&M: Wow! Tornerai a parlarcene e ne parleremo su Words & Music. Grazie Dario e… good luck!

 

Guarda qui The History Of Robert Johnson & Delta Blues di Dario Aspesani

 

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