Ci sono canzoni che nascono con il dono della bellezza assoluta. Layla, incisa nel 1970 e inclusa nell’album Layla And Other Assorted Love Songs, è sicuramente una di queste. Il brano è ufficialmente accreditato alla band Derek And The Dominos, ma dietro di essa si cela il leggendario cantautore e chitarrista Eric Clapton. In realtà la composizione del brano non è accreditata al solo Clapton, ma anche al batterista e polistrumentista Jim Gordon, a cui è riconosciuta la genesi del bellissimo pezzo strumentale che forma la seconda parte della canzone. Layla in effetti contiene due canzoni distinte in una sola traccia: il brano rock, scritto e cantato da Eric Clapton, e la ballata strumentale, basata su una bellissima melodia di pianoforte, composta da Gordon. A dare ulteriore prestigio a Layla c’è la partecipazione come ospite del chitarrista Duane Allman, leader dello storico gruppo americano Allman Brothers Band.
L’AMORE PROIBITO
Mentre Eric Clapton cercava nuove avventure musicali dopo lo scioglimento dei Cream, un amico gli donò un libro intitolato Majnun e Leylà, scritto dal poeta azero Nizami Ganjavi circa sette secoli prima. Quel romanzo scatenò in Clapton l’ispirazione per la composizione di Layla. Il poema narrava la storia di una principessa, innamorata perdutamente di un uomo che però non poté sposare perché obbligata dal re, suo padre, a un matrimonio combinato con un uomo del loro rango. La sofferenza di quella donna fu acuita dalla disgrazia che colpì il suo amato, il quale, a causa di quelle pene d’amore, perse la ragione. Una storia forse comune per quei tempi, ma che purtroppo, soprattutto in alcune culture tradizionali, si verifica ancora al giorno d’oggi. Ma il motivo che provocò l’ispirazione di Eric Clapton, seppur meno tragico, era legato alla sua stessa situazione sentimentale.
Una relazione impossibile (anzi no!)
Nel leggere quel poema Clapton sentì di provare una sofferenza simile a quella di Majnun e Leylà, i due protagonisti di quella tragica storia. Infatti, nel frequentare George Harrison, componente dei Beatles (i due collaborarono in quegli anni, come ad esempio nella canzone dei Beatles While My Guitar Gently Weeps e divennero ottimi amici), Clapton si accorse di essersi innamorato della moglie di Harrison, Pattie Boyd. Un amore impossibile, proprio come quello della principessa Leylà. In questo caso non c’erano vincoli di sangue blu o interessi di potere, ma semplicemente il profondo legame di amicizia con Harrison, che impediva a Clapton di esternare il proprio sentimento. Così lui per alcuni anni tenne segreta e inespressa la sua passione, ma nello stesso tempo ebbe l’ispirazione per il testo di una canzone che chiamò Layla, in onore della principessa Leylà. Una pena d’amore che, a differenza di quella di Majnun e Leylà, ebbe un lieto fine: nel 1979 Clapton sposerà Pattie Boyd, che nel frattempo aveva divorziato da Harrison. Quest’ultimo, tutt’altro che dispiaciuto, partecipò alle nozze dell’amico e della ex moglie. Alla Boyd Clapton dedicherà successivamente anche la splendida Wonderful Tonight e la più sommessa Old Love.
L’amico innamorato
Il testo di Layla (leggi la traduzione qui) è molto fedele a quello che successe davvero tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70. Un uomo, nel frequentare una donna amica, se ne innamora perdutamente. Il suo cuore è spezzato e la sua mente si inquieta al pensiero che il suo amore non potrà mai essere espresso, ma dovrà rimanere sotto traccia. Così teme di impazzire (come l’innamorato della principessa Leylà): troppo grandi sia l’esuberanza del proprio sentimento, sia l’impossibilità di dargli sfogo dall’altro. Nella prima strofa si capisce che l’uomo è vicino alla donna, l’ha potuta frequentare e le è stato amico. Lui si rivolge all’amata, ma sembra parlare a se stesso davanti a uno specchio: “Sei scappata e ti sei nascosta per troppo tempo, lo sai, è solo a causa del tuo stupido orgoglio”. Se nella canzone Clapton sta rivolgendo queste recriminazioni alla donna che desidera, d’altro canto si rende conto che è lui, per orgoglio, a essere fuggito dalla realtà, quasi negando a se stesso di essersi innamorato.
Un uomo in ginocchio
L’arrivo del ritornello rompe gli indugi: l’uomo ammette di essere in ginocchio e scongiura la donna che ama di trovare il modo di alleviare il suo dolore. Un’ammissione che diventa ancora più esplicita nella seconda strofa: “Come uno sciocco, mi sono innamorato di te” dice lui, mentre vede il suo mondo totalmente capovolto dall’impeto di un amore infinito, ma incompiuto. Narrano le cronache che questa dichiarazione d’amore sia avvenuta davvero, proprio nell’occasione in cui Clapton fece ascoltare Layla a Pattie Boyd per la prima volta, soli in una stanza d’albergo. La signora Harrison svelerà in seguito di essersi smarrita in quella situazione. Da un lato c’era la bellezza clamorosa di quella canzone, per di più scritta per lei, dall’altro provava il timore di dover svelare al mondo che il migliore amico di suo marito fosse follemente innamorato di lei. Anche i versi della seconda strofa – “ho provato a darti consolazione quando il tuo vecchio uomo ti ha abbandonato” – se calati nella realtà di quella situazione, sembrano confermare che tra Harrison e la Boyd ci fosse già crisi e che Clapton in quel periodo avesse rappresentato l’amico confidente, seppur segretamente innamorato. In effetti i coniugi Harrison si lasciarono poco dopo, anche se divorziarono solo nel 1977.
IL MIRACOLO SONORO
Nella testa di Eric Clapton Layla nacque come una ballata acustica, ma la costituzione dei Derek and The Dominos con musicisti di rango e, soprattutto, l’incontro con Duane Allman lo convinsero a trasformare il brano in un pezzo rock. Allman ideò il celebre riff che attacca la canzone e la accompagna lungo tutti i ritornelli. A dispetto di quanto si crede, quel riff è suonato da due chitarre: Allman lo attacca e Clapton lo chiude. Ma Clapton voleva fare di Layla un brano leggendario, così lavorò su più aspetti. Intanto volle sovraincidere diverse tracce di chitarra (se ne contano addirittura sei), tra ritmiche e soliste, tecnica tradizionale e slide. Il senso che la canzone riceve è un suono a metà tra l’idilliaco e l’infernale, in cui le chitarre sembrano tante anime in pena, proprio come l’autore del brano. Poi Clapton ebbe l’intuizione geniale di comporre la strofa in un mezzo tono più basso del ritornello, un elemento dal fascino enorme, sul quale il grande chitarrista canta con voce acuta e graffiata, tra l’urlo e il pianto. Poi, ad un tratto, il batterista Jim Gordon e il bassista Carl Radle, che nei primi tre minuti hanno generato ritmo puro (ascoltate bene il lavoro di Radle al basso nelle strofe), rallentano la ritmica che diventa – ora sì – una moderata ballata rock solo strumentale. Clapton aveva sentito Gordon strimpellare quel motivo musicale al pianoforte e se ne era innamorato. Così convinse Gordon a diventare coautore di Layla (anche se sembra che la melodia fu ideata dalla moglie di Gordon, Rita Coolidge, mai accreditata) e registrare quel brano strumentale in coda al cantato. Una coda, che peraltro dura quattro minuti, ossia più della parte cantata stessa. In essa domina il pianoforte o, meglio, i pianoforti, perché Clapton chiese allo stesso Gordon e al pianista/organista della band, Bobby Whitlock, di incidere due parti distinte di piano, che convivono senza mai sovrapporsi. Insieme a loro, Clapton e Allman disegnano nuove linee melodiche con le chitarre che portano la canzone a volare alto come a poche è successo nella storia del rock.
Un gioiello anche acustico
Clapton ebbe sempre difficoltà a suonare la versione rock di Layla dal vivo. Il motivo è già stato implicitamente spiegato: bisognava avere un supergruppo alle spalle per poter suonare una canzone così complessa. Inoltre era maledettamente complicato cantare il ritornello mentre si eseguiva il velocissimo riff che fa da motivo musicale principale al brano. Così nel 1992, invitato a suonare un concerto acustico della serie Unplugged, ideò per Layla una versione acustica, tra il blues e il soft rock, di una bellezza tale da raggiungere uno smisurato successo di critica e di pubblico. Un successo istantaneo ben differente da quello lento e graduale che ebbe la versione originale. Pur essendo strutturata sulle stesse sequenze di accordi, nella versione acustica Clapton tolse il famoso riff e tutta la parte strumentale finale, ma aggiunse splendidi assoli di chitarra acustica, oltre ad una eccezionale partitura di pianoforte, suonata magistralmente dal musicista Chuck Leavell. Inoltre abbassò notevolmente il tiro ritmico e cantò il suo testo su un’ottava più bassa. Non più il giovane uomo che urla il suo amore, ma un uomo maturo che parla d’amore con la musica.
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