Mettetevi comodi senza essere disturbati da nessuno e ascoltate Meeting Across The River da Born To Run, album fondamentale di Bruce Springsteen. Magari, mentre la ascoltate, leggete il testo o la sua traduzione. Ora immaginate che state guardando un film sulla malavita, ambientato negli oscuri anni ’70 tra Manhattan e la sponda opposta del New Jersey. In mezzo c’è l’Hudson River, torbido e nebbioso. Date al narratore-protagonista il volto di Robert De Niro e al suo amico Eddie quello di Harvey Keitel o Joe Pesci. Così godrete al meglio Meeting Across The River, la canzone cinematografica per eccellenza di Bruce Springsteen e, in quanto tale, una delle perle più rare della sua discografia (e ahimè tra le meno citate, così schiacciata dalla presenza mastodontica dei grandi capolavori di Born To Run). Eppure anche sul lato musicale, Meeting Across The River, con le sue sonorità di richiamo jazz, mostra una profondissima finezza musicale.
UN COPIONE DA FILM
Meeting Across The River (leggi la traduzione qui) è davvero un cortometraggio in musica. Un affresco di (mala)vita da sobborghi, nel quale due uomini spiantati sono in procinto di affrontare l’incontro con un pezzo grosso per un affare di droga. Un appuntamento che potrebbe fruttare un bel malloppo con il quale loro potrebbero affrancarsi da una situazione non certo rosea. Del resto i dettagli, di cui Bruce Springsteen non fa certo parsimonia, ci presentano un quadro davvero malaugurante: Eddie è certamente inesperto, uno alle prime armi, a cui vanno fatte una serie di raccomandazioni. Ma lo stesso protagonista, che si rivolge in prima persona all’amico, non sembra messo bene. Non ha un’auto né il becco di un quattrino e si vede costretto a cercare al socio un passaggio e qualche dollaro. Non possiede nemmeno una pistola, così consiglia a Eddie di mettersi qualcosa in tasca per fingere di averne una.
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Un finale nascosto o già scritto?
Non sappiamo come andrà a finire. Bruce Springsteen, come un grande regista, lascia il finale aperto e ci chiede di immaginarlo. Ma, date le premesse, i protagonisti della vicenda potrebbero presto entrare nella lunga lista di quelli che hanno inseguito il denaro facile e sporco e sono rimasti con un pugno di mosche in mano, sempre che il destino e qualche potente boss abbiano loro concesso di continuare a vivere (“Dobbiamo stare calmi stanotte, Eddie, perché, amico, siamo al limite e, se sprechiamo questa, non verranno a cercare solo me stavolta”). Loro ci hanno già provato altre volte a entrare in quel giro, ma è andata male. Questa è davvero l’ultima occasione. Il protagonista lo sa e avvisa Eddie di non pensare di farla franca, se le cose dovessero ancora girare storto.
Sconfitta e romanticismo
Per il protagonista è l’ultima spiaggia anche con Cherry, la sua ragazza. Dopo che lui le ha impegnato la radio per raccattare i dollari che gli servono per l’affare, lei è ormai al limite, non gli perdonerà più nulla. Lui ha la vana speranza di aver trovato la strada giusta per rifarsi. L’ultima parte del testo prima del finale porta con sé una malinconica dolcezza, una luce di romanticismo in mezzo a tutto quel grigiore. Lui, orgoglioso e innamorato, vuole finalmente dimostrare a Cherry di valere qualcosa: “E quando oltrepasserò quella porta, lancerò quei soldi sul letto e lei vedrà che stavolta non erano solo chiacchere, poi uscirò a fare una passeggiata”. Sembra di vederla quella scena, sembra davvero di vedere Robert De Niro compiere quei gesti, mentre la donna lo guarda sorpresa e senza parole. Poi, però, la scena potrebbe sfumare nel nulla, come se fosse solo un sogno.
Lo studio del linguaggio
In questo vero gioiello di canzone ci sono due tra i migliori magnifici perdenti usciti dalla penna di Bruce Springsteen. E il rocker del New Jersey, finissimo poeta, dà al suo personaggio forte credibilità anche nel linguaggio. La scena è reale anche perché il personaggio parla come parlerebbe un piccolo malavitoso nello slang dei vicoli di New York. Così i dollari sono i bucks, mentre i grands sono le banconote da 1.000 dollari. L’uomo che conta per la sua rilevanza nella mafia è the real thing (la cosa reale, letteralmente) e lui don’t dance (non balla, letteralmente), per dire che è uno che non scherza. Springsteen chiama anche amica (friend) la pistola, come in uso nel gergo malavitoso. E ovviamente l’uso corretto della “s” nella terza persona dei verbi al presente è del tutto bandito da quelle parti.
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UNA PERLA UNICA PIU’ CHE RARA
Meeting Across The River è e probabilmente rimarrà un unicum nella lunga e variegata discografia di Bruce Springsteen. Non è il brano acustico di richiamo folk, non è nemmeno la ballata rock suonata a band completa. Springsteen vuole dare alla canzone il sapore dei film noir e, basando il tema musicale su un giro di pianoforte cupo e intenso, costruisce sul brano arrangiamenti per lui inediti e, viene da dire, irripetibili. Bruce dimentica per una volta la E Street Band, mette a riposo i suoi compagni di palcoscenico e, se si eccettua la presenza essenziale dell’allora neo-arrivato Roy Bittan, chiama a eseguire gli arrangiamenti due esperti musicisti di stampo jazz, il trombettista Randy Brecker e il contrabbassista Richard Davis. Nel modo più inatteso Springsteen non utilizza né le percussioni né le chitarre. Dalla nebbia che sale dal fiume, mentre Eddie e il suo amico vivono la loro ultima chance, emerge all’inizio la tromba di Randy Brecker, accompagnata da alcuni tocchi vellutati di Roy Bittan al pianoforte. Poi la canzone prende un ritmo lento ma costante, costruito sulle partiture di basso e di pianoforte, mentre la tromba disegna melodie che si sovrappongono al canto. Springsteen, nell’intento di interpretare la parte del narratore in odore di sconfitta, canta in tono dimesso. Non è certo il malavitoso duro e sprezzante l’uomo a cui Bruce presta la sua voce sofferente, quanto l’uomo che sembra già conoscere il suo destino, perfino quando, nell’ultima strofa, sembra emergere un filo di speranza.
Il duo Springsteen-De Niro
Il rimando a Robert De Niro nella recensione di una canzone di Bruce Springsteen è tutt’altro che casuale. Non solo perché le due grandi star, peraltro unite dalla comune origine italiana, sono nel tempo diventati grandi amici e reciproci ammiratori, ma anche perché De Niro ha svelato un aneddoto significativo risalente proprio alla metà degli anni ’70. L’attore ha infatti dichiarato che l’ispirazione per la leggendaria scena davanti allo specchio in Taxi Driver, nella quale il suo personaggio, Travis Bickle, ripete in modo ossessivo “You talking to me?”, gli venne dopo aver visto un concerto del giovane Bruce Springsteen, in cui quest’ultimo urlava la stessa frase provocatoriamente al suo pubblico.
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Ho sempre amato alla follia questo pezzo. Ho sempre immaginato la scena: un ponte nei bassifondi della città, i due protagonisti che pianificano il da farsi, un tombino, di quelli fumanti che vedi nei film. E la disperazione nell’apparente semplicità del discorso, dipinta nei versi, la speranza di rivincita nelle parole finali.
Ecco: in questa recensione Dario mi fa vivere esattamente quello che ho sempre immaginato. E mi fa amare ancora di più uno di quei pezzi che per me è tra quelli di Bruce più belli in assoluto.
Claudia, grazie per l’apprezzamento e concordo che stiamo parlando di un piccolo grande capolavoro. Il testo e la musica sono entrambi splendidi. Un vero gioiello. Mi dà i brividi tutte le volte