Durante i tour più recenti Bruce Springsteen ha recuperato molto del vecchio materiale, soprattutto quando ha deciso di riproporre integralmente dal vivo i suoi album più vecchi nell’esatta sequenza dei brani sul disco. La canzone che forse più di tutte ha beneficiato di questo revival è stata New York City Serenade, l’ultima traccia di The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle, nata dalla fusione di due tracce precedenti (New York Song e Vibes Man). Per i sostenitori di Bruce Springsteen di ogni epoca, New York City Serenade è entrata nel novero dei gioielli più preziosi. Ma il suo pregio supera l’aspetto puramente affettivo. Scritta da un ragazzo poco più che ventenne e suonata da giovani musicisti provenienti dalla strada e non certo da elitarie accademie, New York City Serenade è un immenso affresco dei bassifondi della metropoli americana ed è considerata tra le massime espressioni del rock suburbano di cui Bruce Springsteen è stato autorevole esponente.
UNA SERENATA NEI VICOLI DI MANHATTAN
C’è davvero tanto nei dieci minuti di New York City Serenade (leggi la traduzione qui). Si ritrova, come spesso nei primi due album, qualcosa di Bob Dylan, ma Bruce Springsteen sostituisce la ruvida ironia dell’uomo di Duluth con un’appassionante vena romantica, a cominciare dal contesto. La storia d’amore che si consuma nei bassifondi di Manhattan, come in un film, è accompagnata da una colonna sonora suonata non solo da Springsteen e dalla E Street Band, ma anche dalle stesse comparse che fanno da cornice al tormentato amore dei due protagonisti. Mentre questi muovono i loro passi, incerti ma colmi di romanticismo, Springsteen popola i vicoli della metropoli di una serie di personaggi che nell’occasione fanno da musicisti di strada e cullano con una serenata questa disperata relazione amorosa.
Billy e Diamond Jackie
Come Kitty’s Back, Incident On 57th Street e Jungleland, anche New York City Serenade canta di un ragazzo e una ragazza che cercano l’amore tra i vicoli e i vapori della città più buia e sommersa. Come non amare il giovane Billy, che tenta di ergersi sopra la massa di ragazzi facili e tristi per proporre a Jackie una vita migliore. E come non innamorarsi di Diamond Jackie, prostituta dei vicoli che, nonostante i tacchi alti e la sua professione, è “so intact”, una ragazza pura. La purezza che le rimane nell’animo, dentro un corpo contaminato. Bisogna lottare ogni giorno da quelle parti e non si può abbassare la guardia. Lo ricorda Billy alla sua Jackie in due versi fondamentali: “E’ mezzanotte a Manhattan, questa non è ora per essere carini, è una camminata per folli, perciò cammina a testa alta o, piccola, non camminare affatto.” Sembra prevalere quel senso di predestinazione che spesso conquista chi vive quella vita randagia. Jackie, infatti, rifiuta l’invito di Billy a osare nella ricerca di qualcosa di migliore e non prenderà il treno che lui le indica per andarsene in cerca di un riscatto. Assuefatta alla propria condizione, Jackie cerca il meglio che può ottenere nel suo piccolo mondo.
Musica e malavita
Nella parte finale del testo di New York City Serenade Bruce Springsteen lavora con la fantasia e con le figure retoriche, come spesso ha fatto nei primi album. Musica e malavita si fondono in un unico grande affresco suburbano. Il jazzista e il vibrafonista si danno da fare per passione e per necessità, ma non siamo nelle ricche avenue. Siamo nei vicoli malfamati e si improvvisa musica anche battendo con un bastone i coperchi dei bidoni della spazzatura. Intanto un bel damerino vestito con un abito di seta accompagna col canto le sventure di Billy e Jackie. Non è un ragazzo uscito da un’accademia, né un teatrante di Broadway, ma uno spacciatore. Si potrebbe anche metaforicamente leggere il canto dello spacciatore come la fornitura di droga ai due giovani. Springsteen del resto canta “ascolta il tuo spacciatore” riferendosi a Billy, quindi è probabile che Billy ne faccia uso.
UNA SERENATA DA SOGNO
Mentre il primo album, Greetings From Asbury Park, New Jersey, è un lavoro cantautorale in cui la band sembra compiere il suo compito di spalla, in The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle Bruce Springsteen prende coscienza di avere con sé un gruppo di musicisti di livello e vuole mostrare di cosa è capace la sua E Street Band. Il suo canto (eccellente, quasi teatrale) e il testo narrato si fondono in maniera più organica con la musica che li accompagna. New York City Serenade segue questa logica. Ogni elemento della band, più libero di esprimersi, mette tutta la propria creatività musicale al servizio della canzone e della storia che essa traghetta. Il risultato è un brano musicale dagli arrangiamenti sontuosi. David Sancious, giovane pianista jazz, non solo dipinge lungo tutto il pezzo bellissime pennellate di arte pura, ma soprattutto estrae dal cilindro una stupefacente introduzione di pianoforte a metà tra la musica classica, il jazz e il blues. Un minuto abbondante che diventa uno dei migliori inserti di pianoforte nella storia del rock. E c’è da chiedersi quale coraggio e quale sfrontatezza abbia avuto lo stesso Springsteen nel volere quell’introduzione all’inizio di una canzone già lunga, proprio nel momento in cui la CBS gli stava dando una delle ultime chance per sfondare. Ma New York City Serenade è anche altro: un’intera sezione archi accompagna la dolce e triste serenata newyorchese. Springsteen scrive per se stesso una partitura di chitarra acustica tutt’altro che banale. Così come non banale è la base ritmica eseguita di Garry Tallent, che ha il cognome in testa come non mai, e Mad Dog Lopez, che si improvvisa alle congas. Infine il sax di Clarence Clemons sembra eseguire una contromelodia al canto di Springsteen, quasi una seconda linea di canto.
Curiosità
Come è successo a molte canzoni dei primi due album, Bruce Springsteen ha dimenticato New York City Serenade per quasi un quarto di secolo. La suonò spesso fino al 1975, poi la risuonò solo dal 1999 in poi. Memorabile è stata la versione dal vivo al Circo Massimo di Roma nel 2016, accompagnata dagli archi dell’Orchestra Sinfonietta di Roma. In realtà, tra la sorpresa generale, Springsteen aveva già gratificato il pubblico romano con New York City Serenade nel 2013 all’ippodromo Capannelle. Dediche del tutto particolari all’Italia che, essendo Bruce di madre italiana, sente anche un po’ sua.
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Un commento, difficile , non sono all’altezza di scrivere come DARIO , ma basta pensare che questo splendido brano di BRUCE lo ascolto dal 1976 anno in cui acquistai L’album ,dopo BORN TO RUN primo acquisto per me di BRUCE ,e mi ha sempre EMOZIONATO TANTO ,e questo commento è emozionante tanto quanto la musica perchè si sente il rispetto e l’amore per la musica di un artista UNICO ,si legge la capacità di entrare e capire il brano ma sopratutto di emozionarsi ascoltando il pezzo , ecco l’EMOZIONE che provoca un brano è l’essenza della musica e di tutto ,quando ci si emoziona è una carica per il CUORE BRAVO DARIO
Carissimo Armando, sono d’accordo. Questa canzone è stupenda e pensa quanto fosse già immenso Bruce a un’età così giovane. Per me è un grande piacere scrivere della sua musica. Spero davvero di poterlo fare ancora per tanto tempo. A presto. Dario