Ascoltando l’album The River di Bruce Springsteen sul vecchio LP il primo lato si chiude con le forti emozioni generate dalla title track e dalla sua commovente storia d’amore tra le difficoltà della vita e le corse al fiume. Poi il secondo lato inizia con Point Blank e le emozioni si contorcono definitivamente nel dolore. Le sapienti mani di Roy Bittan e i primi versi della canzone ci allontanano dagli spazi aperti e dalle verdi vallate della provincia e ci catapultano in una casa da bassifondi, in quella che potrebbe essere la periferia di una città, “dove le giovani ragazze crescono molto in fretta”. In questo ambiente oscuro troviamo una ragazza che oggi affronta le pesanti conseguenze delle sue scelte di vita. Point Blank, già dal titolo, narra di una fine drastica, la fine di un amore, ma anche di una vita che viene spezzata di colpo, anche se resta aperta la possibilità che si tratti solo di una morte interiore. Anche la melodia e i sublimi arrangiamenti fanno di Point Blank una delle canzoni più splendidamente tragiche di tutta la discografia di Bruce Springsteen.
IL PREZZO CARISSIMO DEI PROPRI ERRORI
Point Blank (leggi la traduzione qui) narra l’epilogo di storia d’amore tra una ragazza che si è messa nelle mani sbagliate (“hai preso quello che ti veniva offerto e hai trascurato quello che ti chiedevano”) e un ragazzo che ricorda mestamente i giorni in cui loro stavano insieme come una coppia felice. Proprio a quel ragazzo Springsteen affida il compito di narrare la vicenda. Anche considerando le origini dello stesso Bruce, potremmo essere in ambienti italo-irlandesi, quindi dalla cultura intrisa di cattolicesimo. Lo si intuisce già dall’incipit: lui le chiede se dice ancora le preghiere alla sera come faceva una volta, ora che sembra ormai senza speranza (“ti svegli e stai morendo e non ne conosci nemmeno il motivo”). La ragazza, probabilmente diventata una prostituta, si è lasciata attrarre dalla vita che le stavano offrendo e ha fatto una scelta senza considerare il prezzo che c’era da pagare. Il prezzo ora si presenta nella forma di una pallottola pronta per lei, che evidentemente non ha rispettato le dure regole che quell’ambiente impone.
Si spengono le luci
“Solo una mossa falsa e, ragazza, le luci si spengono”. Si spengono le luci dell’amore, si spengono anche le luci di una giovane vita. Forse è il buio della morte che avanza. O forse è l’oscurità di un’esistenza che si auto-condanna alla vita di marciapiede delle avenue o all’ombra dei vicoli, dove vivono i reietti e le prostitute. Si spengono anche, improvvisamente, le luci dei riflettori di questo splendido film a tinte noir, traslato in note e in versi. Riaffiora, qui ai massimi livelli, la capacità di scrittura cinematografica di Bruce Springsteen. I versi di Point Blank, grazie al loro dettaglio di immagini e di azioni, portano l’ascoltatore dritto nelle scene descritte. Anche i diversi passaggi temporali, tra un presente disperato e un passato felice, contribuiscono a questo superbo effetto pellicola.
Il “flashback” musicale
L’ultima parte del testo di Point Blank, che conduce al disperato finale, è un altissimo momento di poesia, con un crescendo di tensione emotiva che lascia senza fiato. In particolare c’è un momento preciso che, senza che Bruce ci dia un preavviso, diventa un colpo in pieno stomaco. Quel passaggio crudo tra i ricordi delle serate a ballare e l’incontro fortuito, ormai inutile dell’ultima notte. “Mentre ti stringevo a me ho giurato che non ti avrei mai lasciato andare via. Beh ti ho visto l’altra sera per il viale, il tuo volto era nell’ombra ma so che eri tu.” Ecco quel momento: prima arriva la meravigliosa sequenza di immagini dei due ragazzi che sono al bar. Inizia la musica di una band e lei lo trascina in pista. Mentre ballano stretti, lei gli dice qualcosa nell’orecchio, ma la musica è alta e lui fatica a comprendere. Così la stringe ancora più stretta e le promette amore eterno. Sembra di toccarla con mano quella felicità.
Romeo e Giulietta
Ma d’improvviso, cambia la scena. È una notte piovosa e lei è in penombra sotto un portone a ripararsi dalla pioggia. Lui la scorge e la chiama, ma lei si volta dall’altra parte e scappa verso il suo destino amaro. “Hai dimenticato come si ama, hai dimenticato come si lotta” sono le parole di commiato del giovane, che prelude la fine di una vita e, con essa, della speranza di poter tornare indietro a un passato in cui sognavano di essere come Romeo e Giulietta. Come nella tragedia shakespeariana l’amore è fortissimo, quasi folle. E, come tale, è una chimera irrealizzabile, un sogno che si trasforma in incubo.
Bang bang!
Sembra davvero che ogni singolo verso di Point Blank sia nato per stare esattamente in quel posto, incastrato in quella melodia. Ci sono poche canzoni tristi e tragiche come questa nella poetica springsteeniana. L’elemento dominante è la fine. La morte fisica, forse, che sembra suggerita da quello sparo finale. “Devono averti sparato in testa, in mezzo agli occhi” recita il narratore. Sicuramente è la fine dell’amore, dei sogni e delle speranze. Quello sparo di pistola – bang bang – diventa anche l’improvvisa scritta The End che compare alla fine di un film. Perché anche Point Blank, come tante altre canzoni di Springsteen, è definitivamente un film.
FOLK E ROCK FUSI IN UN CAPOLAVORO
Se nella discografia di Bruce Springsteen ci sono poche canzoni tristi come Point Blank, sicuramente ce ne sono poche di più belle. Questo testo, che si infila nel cuore proprio come la pallottola che uccide la ragazza, si coniuga a una melodia meravigliosa, nella quale il motivo trainante, basato sul lavoro eccelso di Roy Bittan al pianoforte, è accompagnato da una bella ritmica sincopata, con un tocco di charleston in levare e il grande lavoro oscuro di Garry Tallent al basso. Anche il suono lancinante dell’organo di Danny Federici, che rimane sfumato in ultimo mentre il sangue della ragazza viene versato, è una precisa scelta di arrangiamento che lascia stupefatti. Point Blank è definitivamente l’esempio della grande abilità di Bruce Springsteen come arrangiatore. La canzone ha una notevole dinamica. Parte senza organo e senza cori, ma ci sono riff di chitarra elettrica. Poi entra l’organo, il pianoforte si fa più grave e arrivano i primi cori graffiati di Steve Van Zandt. Nell’ultima lunga strofa, in corrispondenza dei ricordi più dolci, tutto torna più tenue: il pianoforte viaggia su ottave più acute e tutto concilia con la malinconia di ciò che era una volta e ora non è più. Infine, quando si torna al presente e lei si accinge ad affrontare il suo destino più crudele, la band torna a incrementare il pathos con un ensemble magistrale.
I cori di Point Blank
Una menzione a parte meritano le voci in Point Blank. Il controcanto di Steve Van Zandt, che accompagna la voce bassa e dimessa di Springsteen, assume un timbro che mette insieme la ruvidità del rock, la profondità del soul e la sofferenza del blues. Il controcanto in una canzone dal significato così tragico non poteva che essere eseguito in quel modo. Esemplari sono i cori nella lunga parte finale: ora sono in primo piano, ora sono in lontananza con l’eco, ora sono sussurrati. Nulla è lasciato al caso, non certo in una canzone di Bruce Springsteen, non certo in uno degli episodi con la sua massima espressione artistica.
Tira tu le conclusioni…
- conosci Point Blank e l’album The River di Bruce Springsteen?
- c’è chi ha definito The River un album di amore e morte. In effetti sono tanti gli episodi dell’album in cui il consueto senso di speranza si affievolisce, fino a ridursi a un lumicino. Cosa ne pensi?
- la capacità descrittiva di Springsteen sembra trasformare il testo di una canzone nel mini-copione di un film. Riesci a cogliere questo senso?
- hai letto il mio articolo pillar su tutta la discografia di Bruce Springsteen? Clicca qui!
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Gran bella recensione, come sempre, di questa splendida, tragica e struggente canzone tra le mie preferite del boss…particolarmente emozionante in alcune performance live, tra cui questa presente sul mio canale https://www.youtube.com/watch?v=wrWiQtkyjlY
Grazie Corrado, Point Blank ha una versione eccezionale in studio, una delle meglio riuscite in assoluto, ma concordo che abbia una resa altissima anche live. Complimenti per i tuoi lavori, li guardo molto volentieri. Dario
Un vero capolavoro e per me un passaggio importante. Sempre da magone, sempre con la speranza…. Non può finire così, ci deve pur essere un modo per resuscitare dal prezzo da pagare… Leggo sempre quello che scrivi, e grazie per la profondità che porti alla luce…
Massimiliano, grazie per le belle parole e per il commento qui. Sto cercando di essere più comunità qui sul blog, dove le parole restano e non sono “volatili” come sui social. Per questo ti ringrazio doppiamente.
Per ciò che riguarda Point Blank, sicuramente uno dei momenti più alti a livello compositivo è narrativo di Bruce. Un testo che ti strizza il cuore e ti costringe a scrutare fino a dove riesci a sopportare la tristezza e a reagire. Alla prossima
Complimenti per la recensione. Sintetizzi perfettamente quest’opera d’arte e mi sono emozionato esattamente come succede ogni volta che l’ascolto: per me uno dei punti massimi raggiunti dal nostro Bruce negli anni….! Grazie. Ciao. GM
Ciao Gian Mario, grazie per il commento. Anch’io penso che Point Blank sia uno dei picchi artistici della discografia di Bruce. Una canzone che coniuga un testo immenso a una melodia e ad arrangiamenti musicali stupendi.
Continua a seguirmi e, se non l’hai ancora fatto, leggi le altre recensioni che ho già scritto. Ce ne sono ormai oltre 30 solo di Bruce.
Se poi ti va, curiosa nella home page del sito. Trovi il mio romanzo springsteeniano, Coupe DeVille, una storia totalmente ispirata dalla sua poetica. Per qualsiasi info, scrivimi. Dario
Complimenti, Dario Migliorini!
Ho letto con avidità i tuoi articoli postati qui, e ogni volta riesci a descrivere esattamente le mie sensazioni ed i miei pensieri relativi alla canzone in argomento, sensazioni e pensieri che sono ormai sedimentati nella mia anima da oltre 30 anni, da quando cioè ho scoperto la discografia del Boss e ho consumato i suoi vinili. 👏👏👏
Grazie, Mauro. Sono contento di quello che scrivi. Le canzoni di Bruce sono di una bellezza e di una profondità che scriverne (e leggerne) fa crescere nell’animo, nell’indole, nella capacità di affrontare la vita. Continua a seguirmi. Dario
Ps: scusa se mi faccio un po’ di pubblicità, ma se ti piace Bruce e ti piace come scrivo, potrebbe piacerti il mio romanzo Coupe DeVille, totalmente ispirato alla sua musica. Trovi info nella home page di questo sito. Per qualsiasi curiosità, scrivimi.
Come sempre hai interpretato perfettamente i concetti che voleva esprimere Bruce. The River è l’album che me lo ha fatto conoscere. Per me il migliore in assoluto. Ballate, R&R, Folk e Country. Un’encicloperdia della musica americana.
Claudio, ci sono persone che non amano fino in fondo The River, ritenendolo troppo dispersivo e ridondante. Io lo adoro, ci sono perle assolute e c’è la storia del rock. Solo ho sempre pensato che 2/3 canzoni valgono molto meno di altre che sono rimaste fuori.
L’album The River mi accompagna dall’età di 15 anni da adolescente con tanta voglia di vita e di amore..Posso affermare oggi dopo quasi 40 anni (oggi 53)di essere la persona che sono e di aver raggiunto obbiettivi importanti nella vita di un uomo guidato dalle parole e dalle melodie di un artista , credo immensamente eccezionale e unico nel entrare nell’intimità e nella mente delle persone . Guidandoti nel percorso della vita.
Oscar, parole bellissime che condivido. Sembrano parole pesanti e esagerate, ma io provo le tue stesse sensazioni. Con Bruce siamo cresciuti e saremmo stati diversi senza quella scintilla. Io in particolare mi sono appassionato ai suoi testi e da qualche hanno ho preso il coraggio di scriverne le mie interpretazioni dei significati, che sono immensi. Continua a seguirmi. Un abbraccio, Dario
Dario, ricordo ancora quando uscì The River e subito Point Blank mi contorse le budella… L’ho amata e adorata fin dal primo ascolto, alla stessa stregua di Drive All Night ( A proprio di budella…). Ho avuto la fortuna di essere al Madison Square Garden l’8 novembre 2009, quando Bruce suonò l’unica via per intero The River. Inutile dire che a Point Blanc ho pianto… mi credi? Recensione spettacolare 🤩
Grandissimo. Ti credo eccome. E che spettacolo dev’essere stato tutto The River, poi al MSG. Una grande esperienza che immagino abbia pochi eguali. Grazie per il complimento sulla recensione, continua a seguirmi. Dario