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Point Blank, Bruce Springsteen

Aggiornato il 17 Giu, 2021 | Words and Music |
point blank

Ascoltando l’album The River (1980), la prima parte si chiude con le forti emozioni generate dalla title track e dalla sua commovente storia d’amore tra le difficoltà della vita e le corse al fiume. Poi il secondo lato inizia con Point Blank e le emozioni si contorcono definitivamente nel dolore. Le sapienti mani di Roy Bittan ti tolgono dagli spazi aperti della provincia e ti catapultano in una casa da bassifondi, in quella che potrebbe essere la periferia di una metropoli, dove una ragazza cresciuta troppo in fretta si ritrova oggi ad affrontare le pesanti conseguenze delle sue scelte di vita. Point Blank, già dal titolo, narra di una fine drastica, la fine di un amore, ma anche di una vita che viene spezzata di colpo. Anche la melodia e i sublimi arrangiamenti fanno di Point Blank una delle canzoni più splendidamente tragiche di tutta la discografia di Bruce Springsteen.

IL PREZZO CARISSIMO DEI PROPRI ERRORI

Point Blank (leggi la traduzione qui) è la storia d’amore finita tra una ragazza, che si è messa nelle mani sbagliate e che oggi paga con la vita, e un ragazzo che ricorda mestamente i giorni in cui loro stavano insieme come una coppia felice. Proprio a quel ragazzo Springsteen affida il compito di narrare la vicenda. Potremmo essere in ambienti italo-irlandesi, la stessa cultura impregnata di cattolicesimo da cui proviene Bruce. Lo si intuisce già dall’incipit: lui le chiede se dice ancora le preghiere alla sera come faceva una volta, ora che sembra ormai senza speranza. La ragazza, probabilmente diventata una prostituta, si è lasciata attrarre dalla vita che le stavano offrendo e ha fatto una scelta senza considerare il prezzo che c’era da pagare. Il prezzo ora si presenta nella forma di una pallottola pronta per lei, che evidentemente non ha rispettato le dure regole che quell’ambiente impone.

Si spengono le luci

“Solo una mossa falsa e, ragazza, le luci si spengono”. Si spengono le luci dell’amore, si spengono le luci di una giovane vita. Si spengono anche, improvvisamente, le luci dei riflettori di questo splendido film a tinte noir traslato in note e in versi. Riaffiora, qui ai massimi livelli, la capacità di scrittura cinematografica di Bruce Springsteen. I versi di Point Blank, grazie al loro dettaglio di immagini e di azioni, portano l’ascoltatore a entrare dritto nelle scene descritte. Anche i diversi passaggi temporali, tra un presente disperato e un passato felice, contribuiscono a questo superbo “effetto pellicola”.

Il “flashback” musicale

L’ultima parte di Point Blank, che conduce al disperato finale, è uno dei momenti più belli di poesia che siano mai stati scritti in una canzone popolare. Quel passaggio crudo tra i ricordi delle serate a ballare e l’incontro fortuito e, ahimè, ormai inutile dell’ultima notte. Prima arriva quella meravigliosa sequenza di immagini dei due ragazzi che sono al bar. Inizia la musica di una band e lei lo trascina in pista. Mentre ballano stretti, lei le dice qualcosa nell’orecchio, ma la musica è alta e lui fatica a comprendere. Così la stringe ancora più stretta e lui le promette amore eterno. Sembra di vederli. Poi, d’improvviso, cambia la scena. È una notte piovosa e lei è in penombra sotto un portone a ripararsi dalla pioggia. Lui la scorge e la chiama, ma lei si volta dall’altra parte e scappa verso il suo destino amaro. “Hai dimenticato come si ama, hai dimenticato come si lotta” sono le parole di commiato del giovane, che prelude la fine di una vita e, con essa, della speranza di poter tornare indietro a un passato in cui sognavano di essere come Romeo e Giulietta. Come nella tragedia shakespeariana è un amore fortissimo, quasi folle. E come tale una chimera quasi irrealizzabile se non in un sogno che si trasforma in incubo.

Bang bang!

Le parole scorrono come poesia vera in Point Blank. Sembra davvero che ogni singolo verso sia nato per stare esattamente in quel posto, incastrato in quella melodia. Ci sono poche canzoni tristi e tragiche come questa. L’elemento dominante è la fine. La morte fisica, ma anche la fine dell’amore, dei sogni e delle speranze. Lo sparo di una pistola diventa anche l’improvvisa scritta The End della fine del film. Perché anche Point Blank è definitivamente un film. Una crudezza di immagini portata agli estremi da Bruce. “Devono averti sparato in testa, in mezzo agli occhi” recita il narratore.

FOLK E ROCK FUSI IN UN CAPOLAVORO

Se ci sono poche canzoni tristi come Point Blank, ce ne sono anche poche di così belle. Questo testo, che si infila nel cuore proprio come la pallottola che uccide la ragazza, si coniuga a una melodia meravigliosa, nella quale il motivo trainante, basato sul lavoro eccelso di Roy Bittan al pianoforte, è accompagnato da una bella ritmica sincopata, con un sorprendente tocco di charleston in levare e un lavoro superlativo di Garry Tallent al basso. Anche il suono lancinante dell’organo di Danny Federici, che accompagna tutto il brano e che rimane sfumato in ultimo mentre il sangue della ragazza viene versato e scorre immaginariamente sul marciapiede, è una precisa scelta di arrangiamento che lascia stupefatti. Point Blank è definitivamente l’esempio della grande abilità di Bruce Springsteen come arrangiatore. La canzone ha una notevole dinamica. Parte senza organo e senza cori, ma ci sono riff di chitarra elettrica. Poi entra l’organo, il pianoforte si fa più grave e arrivano i primi cori graffiati di Steve Van Zandt. Nell’ultima lunga strofa, nel momento dei ricordi, tutto torna più tenue: il pianoforte viaggia su note più acute e tutto concilia con la malinconia di ciò che era una volta e ora non è più. Infine, quando si torna al presente e lei si accinge ad affrontare il suo oscuro destino, la band torna a incrementare il pathos con un ensemble magistrale.

Uno straordinario duo vocale

Una menzione a parte meritano le voci in Point Blank. Il controcanto di Steve Van Zandt, che accompagna la voce bassa e dimessa di Springsteen, assume un timbro che mette insieme la ruvidità del rock, la profondità del soul e la sofferenza del blues. Il controcanto in una canzone dal significato così tragico non poteva che essere eseguito in quel modo e da lui, il futuro Little Steven. Esemplari sono i suoi cori nella lunga parte finale: ora sono in primo piano, ora sono in lontananza con l’eco, ora sono sussurrati. Nulla è lasciato al caso, non certo in una canzone di Bruce Springsteen, non certo in uno degli episodi con la sua massima espressione artistica.

 

Dario Migliorini

 

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Dario Migliorini

Dario Migliorini

Autore

Mi presento… sono Dario Migliorini, un giovanotto del 1971 nato a Codogno e residente nel Basso Lodigiano. Convivo con Lara, ho una figlia, Elisa, e sono il primo di quattro fratelli. Mi sono laureato in Economia e Commercio, ma ho ereditato dal mio compianto papà Umberto la passione per la scrittura. Lui, oltre a essere uno storico amministratore locale, si era appassionato di storia lodigiana e aveva scritto diversi libri sull’argomento. Io, dopo la sua morte, ho curato la pubblicazione di due biografie: E Sono Solo Un Uomo (che racconta la vita del sacerdote missionario Don Mario Prandini) e Il Re Povero (che ripercorre tutto quello che mio padre ha combinato su questa terra). Dal 2008 presiedo anche un Centro Culturale che mio padre aveva fondato nel 1991 e che ora porta il suo nome

10 Commenti

  1. corrado.colantuoni

    Gran bella recensione, come sempre, di questa splendida, tragica e struggente canzone tra le mie preferite del boss…particolarmente emozionante in alcune performance live, tra cui questa presente sul mio canale https://www.youtube.com/watch?v=wrWiQtkyjlY

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    • Dario Migliorini

      Grazie Corrado, Point Blank ha una versione eccezionale in studio, una delle meglio riuscite in assoluto, ma concordo che abbia una resa altissima anche live. Complimenti per i tuoi lavori, li guardo molto volentieri. Dario

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      • Massimiliano

        Un vero capolavoro e per me un passaggio importante. Sempre da magone, sempre con la speranza…. Non può finire così, ci deve pur essere un modo per resuscitare dal prezzo da pagare… Leggo sempre quello che scrivi, e grazie per la profondità che porti alla luce…

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        • Dario Migliorini

          Massimiliano, grazie per le belle parole e per il commento qui. Sto cercando di essere più comunità qui sul blog, dove le parole restano e non sono “volatili” come sui social. Per questo ti ringrazio doppiamente.
          Per ciò che riguarda Point Blank, sicuramente uno dei momenti più alti a livello compositivo è narrativo di Bruce. Un testo che ti strizza il cuore e ti costringe a scrutare fino a dove riesci a sopportare la tristezza e a reagire. Alla prossima

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  2. Gian Mario

    Complimenti per la recensione. Sintetizzi perfettamente quest’opera d’arte e mi sono emozionato esattamente come succede ogni volta che l’ascolto: per me uno dei punti massimi raggiunti dal nostro Bruce negli anni….! Grazie. Ciao. GM

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    • Dario Migliorini

      Ciao Gian Mario, grazie per il commento. Anch’io penso che Point Blank sia uno dei picchi artistici della discografia di Bruce. Una canzone che coniuga un testo immenso a una melodia e ad arrangiamenti musicali stupendi.
      Continua a seguirmi e, se non l’hai ancora fatto, leggi le altre recensioni che ho già scritto. Ce ne sono ormai oltre 30 solo di Bruce.
      Se poi ti va, curiosa nella home page del sito. Trovi il mio romanzo springsteeniano, Coupe DeVille, una storia totalmente ispirata dalla sua poetica. Per qualsiasi info, scrivimi. Dario

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  3. Mauro

    Complimenti, Dario Migliorini!
    Ho letto con avidità i tuoi articoli postati qui, e ogni volta riesci a descrivere esattamente le mie sensazioni ed i miei pensieri relativi alla canzone in argomento, sensazioni e pensieri che sono ormai sedimentati nella mia anima da oltre 30 anni, da quando cioè ho scoperto la discografia del Boss e ho consumato i suoi vinili. 👏👏👏

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    • Dario Migliorini

      Grazie, Mauro. Sono contento di quello che scrivi. Le canzoni di Bruce sono di una bellezza e di una profondità che scriverne (e leggerne) fa crescere nell’animo, nell’indole, nella capacità di affrontare la vita. Continua a seguirmi. Dario
      Ps: scusa se mi faccio un po’ di pubblicità, ma se ti piace Bruce e ti piace come scrivo, potrebbe piacerti il mio romanzo Coupe DeVille, totalmente ispirato alla sua musica. Trovi info nella home page di questo sito. Per qualsiasi curiosità, scrivimi.

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  4. Claudio Mogliazza

    Come sempre hai interpretato perfettamente i concetti che voleva esprimere Bruce. The River è l’album che me lo ha fatto conoscere. Per me il migliore in assoluto. Ballate, R&R, Folk e Country. Un’encicloperdia della musica americana.

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    • Dario Migliorini

      Claudio, ci sono persone che non amano fino in fondo The River, ritenendolo troppo dispersivo e ridondante. Io lo adoro, ci sono perle assolute e c’è la storia del rock. Solo ho sempre pensato che 2/3 canzoni valgono molto meno di altre che sono rimaste fuori.

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