C’è un album di Bruce Springsteen che molti tra gli stessi fan del Boss non amano per nulla. E c’è una canzone all’interno di quell’album che la maggioranza di loro prendono a simbolo del non gradimento della produzione di quel periodo. Parlo dell’album Working On A Dream e della canzone Queen Of The Supermarket. A volte questo brano non solo appare nelle citazioni e nelle graduatorie tra quelle con minor gradimento, ma addirittura viene derisa come se Springsteen quel giorno avesse preso un grosso abbaglio. Questo articolo ha lo spudorato obiettivo di difendere Queen Of The Supermarket, a costo di remare contro corrente.
La storia
Un uomo di mezza età va a fare la spesa al supermercato e nota una delle cassiere. Se ne innamora, un amore puramente platonico ma fortissimo, che cresce di volta in volta, spesa dopo spesa. Lui la osserva mentre lei svolge il suo lavoro, la vede muoversi nell’imbustare i prodotti e dare i resti. Movimenti semplici, quasi banali, ma l’attrazione che lui prova glieli fa vedere come le movenze di una regina. La Regina del Supermercato, appunto. Nella sua timidezza, diciamo pure nel suo essere sfigato, l’uomo non fa nulla per dichiararsi. La guarda ma evita ogni contatto, quasi che tema che la voce di lei, o una sua reazione scorbutica, lo risveglino bruscamente da quel sogno. Ma di notte lui prega di avere il coraggio di dichiararle il proprio amore. Solo una volta, casualmente, lei alza lo sguardo e incrocia quello dell’uomo. Lui prima abbassa gli occhi e ripone i prodotti nella borsa, poi mentre se ne va, si volta indietro e lei gli sta sorridendo. La storia finisce con lui che, estasiato da quel sorriso, vorrebbe far esplodere tutto il supermercato e portarsi via la donna.
E’ ancora cinema springsteeniano
Forse fa sorridere che una cassiera diventi la Regina del Supermercato, ma non sono altro che le fantasie di un uomo. Nulla esclude che possa trattarsi di un marito e padre di famiglia che si invaghisce platonicamente della cassiera per superare la monotonia del ménage matrimoniale. A me piace vederla come la vicenda di un uomo timido, introverso, forse anche un briciolo disadattato socialmente, in ogni caso toccato dalla solitudine, che si innamora platonicamente della classica donna di quartiere, insignificante ai più, senza la bellezza dei canoni estetici e l’eleganza di una regina, ma che ai suoi occhi appare come una dea. Parliamo spesso della scrittura cinematografica di Bruce. Proviamo allora a dare al suo protagonista il volto di Robert De Niro o di Dustin Hoffman e a lei il volto di Meryl Streep o di Sissi Spacek. Immaginiamoli recitare in uno di quei bellissimi film tra il romantico e il drammatico degli anni ’70/’80, ambientati nei sobborghi di New York o in una qualsiasi provincia americana. Il primo che mi viene in mente è Innamorarsi, proprio con De Niro e la Streep. Proviamo a contornare la vicenda del supermercato con un contesto di precarietà economica, difficoltà familiari, disagio sociale, elementi del tutto consueti nella narrativa springsteeniana. E’ davvero così ridicolo il testo di Queen Of The Supermarket?
Una canzone ordinariamente springsteeniana
Sul lato musicale Queen Of The Supermarket è una ballata a tempo medio ordinariamente springsteeniana, sia nella struttura che nella scelta degli arrangiamenti. Inizia con la chitarra acustica, il pianoforte e il glockenspiel. Più springsteeniana di così! Poi si aggiunge l’organo Hammond, un’assoluta novità per Bruce? Non penso. Quando la canzone aumenta di intensità sonora, insieme alla chitarra elettrica, è vero… Bruce e Brendan O’Brien eccedono un tantino nei violini e nei cori. Qui forse iniziamo a storcere un pochino il naso, ma non dimentichiamo che a) l’utilizzo di archi e di cori non era allora una novità per Bruce né sarebbe mancato nella produzione successiva, b) stiamo parlando di una dimensione “onirica” e Bruce ha bisogno di arrangiamenti che accompagnino adeguatamente lo stato di trance dell’uomo alla vista della donna. E nulla meglio di armonie di violini e cori sognanti possono ottenere l’effetto. Infine, in chiusura, il beep dello scanner del codice a barre, accompagnato da cori che si fanno mesti a sfumare, è ciò che serve a Bruce per esprimere l’allontanamento fisico dalla donna e la progressiva evanescenza del sogno, con il ritorno al grigiore della vita ordinaria.
Le mie conclusioni
Intendiamoci: Queen Of The Supermarket non è un certamente una canzone indimenticabile. A mio parere sarebbe potuta essere un’ottima canzone (nel solco dell’album The River) se Bruce avesse dedicato qualche verso al quadro sociale nel quale si inserisce la storia. Ad esempio un riferimento a chi è lui, un operaio, una persona emarginata. Oppure al fatto che lei potesse essere una donna con una sua storia alle spalle, figli da mantenere, un lunario da sbarcare. Dal punto di vista musicale, ha certamente troppa ” pomposità” con quell’eccesso di archi e cori. Eppure, temo che in tanti non riescano ad ascoltarla e a valutarla senza pregiudizio e con la serenità che in fondo merita. La domanda che mi sono posto in passato io stesso e che ora pongo a voi è: “E’ davvero così un disastro Queen Of the Supermarket?”
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La risposta per me è sì! È un brano brutto in un disco orrido! Non pensavo potesse fare peggio di Human Touch, invece… Pezzo ben scritto, però! Bravo!
Ti ringrazio per i complimenti. Si possono avere sensazioni e idee diverse, ma il confronto è importante. E sono felice che ti sia piaciuto come ho espresso la mia “difesa”. Fammi sapere anche cosa pensi delle mie altre recensioni. Ne puoi trovare già tante