Darkness On The Edge Of Town è un album simmetrico. Pensando al vecchio vinile o alla vecchia musicassetta, ogni canzone del lato A è abbinata all’omologa canzone del lato B. Ma le quinte canzoni dei due lati, Racing In The Street e la stessa Darkness On The Edge Of Town, hanno a mio parere un elemento in più: la seconda è il sequel della prima. La forte impressione è che il pilota, protagonista di Racing In The Street, altro non sia che l’uomo che finisce a vivere in una baracca sotto l’Abraham Bridge in Darkness On The Edge Of Town. Provo a dimostrare questa possibilità in modo originale. Non una recensione, ma un mini-racconto. Buona lettura.

I got a ’69 Chevy…

Mi chiamo Frank e sono un pilota di auto da corsa. Io e il mio partner Sonny andiamo forte, abbiamo costruito dal nulla un’auto che è una cannonata. La mia Chevy truccata del ’69 mi sta aspettando giù al parcheggio della Seven Eleven per andare a correre in pista. E quando la pista chiude, andiamo a correre in strada. Nelle gare clandestine, quando sentiamo quel tanfo di benzina e di gomma da pneumatico, è come se sentissimo l’odore del sangue. Diventiamo belve e l’asfalto diventa fuoco. Gli avversari li facciamo saltare fuori dalle loro auto.

Some guys, they just give up living…

Davvero, non riesco ad accettare una vita senza queste emozioni. Se volete, chiamateli brividi. Sono il motivo della mia vita. Proprio non riesco a capire come possa tanta gente vivere quelle vite ordinarie. Mi sembra che la loro esistenza equivalga a morire pezzo dopo pezzo, un poco per volta. Io, invece, il tempo di tornare a casa dal lavoro e farmi una doccia e subito sono giù in strada a sfidare il mondo.

I met her on the street three years ago…

Però mi sono reso conto che questo tipo di vita la puoi fare solamente quando sei solo. Tre anni fa mi sfidò un tizio di Los Angeles, che si presentò in pista su una Camaro, accompagnato da una ragazza. Lei riuscì per un attimo a non farmi pensare al volante e ai carburatori. Quella volta non dovevo vincere per far mangiare polvere all’avversario, dovevo farlo per conquistare lei. Vinsi e il tizio di Los Angeles sparì. Lei rimase con me.

She just stares off alone into the night…

I miei sogni di gloria però si rivelarono solidi come castelli di sabbia. La sposai, ma ero così spiantato che non riuscii nemmeno a darle una casa. Andammo a vivere nella casa di suo padre, ma presto le cose peggiorarono. Lei se ne stava sola nella casa buia, mentre aspettava che, dopo le corse, io tornassi a casa. Nel bel mezzo della notte lei mi chiedeva com’era andata, ma il suo aspetto era quello della donna delusa, disperata. Le vennero persino le rughe a causa del pianto. A volte, quando tornavo, la trovavo fuori nella veranda. Guardava fissa nel vuoto e i suoi occhi sembravano senza luce, quasi che non sopportasse nemmeno il proprio respiro, il fatto stesso di essere venuta al mondo.

… and wash these sins off our hands

Non potevo pensare di andare avanti così, dovevo fare qualcosa. In barba a tutti quei fottuti piloti e agli Angeli della Hot Rod, un giorno di inizio estate la portai giù al mare. Immergemmo le nostre mani nell’acqua per sciacquare via i nostri errori e ripartire. Ma quella stessa sera l’autostrada era così limpida e luminosa che, il tempo di sistemarmi, e mi ritrovai sulla mia Chevy senza che nemmeno me ne accorgessi.

… and a style she’s trying to maintain

Questi ricordi mi straziano. Lei se ne andò dopo qualche tempo. So che adesso vive su a Fairview in un ambiente molto più raffinato. Può mostrare quello stile che ha sempre desiderato, del resto la passione per le corse non l’ha mai nemmeno sfiorata. Io non corro più, sono un fallito. Vivo in una baracca sotto un ponte, l’Abraham’s Bridge. Se doveste incontrarla e dovesse lei chiedervi dove mi può trovare, ditele che mi può facilmente trovare laggiù, ma avvisatela che non è il massimo inoltrarsi nel buio della periferia di questa città.

Where no one asks any questions…

Io stesso devo stare attento, guardarmi le spalle. La gente che tira a campare in questi posti infami di periferia non ti guarda in faccia molto a lungo. Ci mette poco: un’indecisione di troppo e sei fottuto.
Ho sentito che gareggiano ancora ai Trestles, ma io non ho più la forza né il coraggio di mettere le mani sul volante di quei bolidi. Mi sono lasciato trascinare in basso dai miei sogni segreti, quelle cose che senti dentro e che vuoi che rimangano solo tue. Ho avuto la possibilità di liberarmene, quella volta giù in riva al mare, ma non l’ho fatto. Ho compiuto una scelta. Quella sbagliata, evidentemente.

Tonight I’ll be on that hill…

C’è gente che nasce con un destino che gli sorride e c’è chi è capace di inseguire i propri obiettivi, a qualsiasi costo. Io ho perso tutto, i soldi, la moglie e adesso devo pagare il prezzo dei miei errori.
Andrò su quella collina e prenderò definitivamente atto che vivere al limite ti fa sognare, ma il più delle volte ti porta al fallimento. Non puoi pensare di avere una casa, una donna, dei figli e intanto forzare il destino con i tuoi sogni proibiti. Quelle cose – ah, quanto rimpiango oggi una famiglia! – le trovi nella luce serena di un piccolo quartiere, dove la gente perbene si saluta e va a lavorare tutte le mattine. I sogni proibiti, invece, li trovi solo qui, nel buio ai margini della città.

 

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Dario Migliorini

 

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