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Recensione La Lunga Strada, Edoardo Cerea

17 Mar, 2023 | Words and Music |
La lunga strada, Edoardo Cerea

La Lunga Strada è il quarto album di inediti di Edoardo Cerea, cantautore piacentino che vanta vent’anni di esperienza e quattro album pubblicati. Il percorso che ha portato alla pubblicazione di La Lunga Strada ha infatti avuto avvio nel 2004 con il primo album, Come se fosse normale, seguito quattro anni più tardi dalla seconda fatica inedita, Disperanza. Dopo un’esperienza in trio acustico, che nel 2010 portò al lancio di un mini-album contenente sei brani già pubblicati negli album precedenti ma totalmente rivisitati, Edoardo Cerea pubblicò nel 2015 È meglio se continuo a cantare, il suo terzo album. Nel 2020 arrivò un singolo, I Ragazzi del 2020, dedicato alle giovani generazioni e alla loro energica reazione alla pandemia. Infine, anticipato da due singoli, Mano Male Che Ci Sei e Incallito Sognatore, è arrivato a ottobre 2022 La Lunga Strada, con dieci brani inediti oltre a una bonus track.

I SOGNI DI UN MUSICISTA

I sogni, i desideri, gli obiettivi di un musicista. Sono ancora realizzabili? C’è ancora la voglia di combattere per raggiungerli dopo tanti anni trascorsi e tanti chilometri percorsi? È quello che si è chiesto Edoardo Cerea quando ha pensato a La Lunga Strada. Il pensiero alle tante serate trascorse in strada sotto la pioggia e la neve, alle persone che hanno condiviso la strada, a quelle che non ci sono più. Salire sul palco e cantare è la risposta a quelle domande, i volti divertiti della gente sotto il palco diventano la benzina, dopo averli conquistati dal menefreghismo iniziale. La title track, un intenso country-rock che richiama lavori di De Gregori, dà il senso a tutto questo. Una strada lunga, a volte tortuosa, che aiuta l’artista a conoscere se stesso (“So che è stata una lunga, lunga strada, una strada verso casa, una strada verso di me, dento di me”).

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Il rock: visione o illusione?

Non esiste artista se dietro non c’è un essere umano che sogna. Incallito Sognatore (il brano più cattivo nel suo sound di vigoroso rock) è l’altra canzone dell’album che dipinge l’anima e le aspirazioni di un musicista, scavando nella zona interiore più torbida e disillusa. Al punto da mettere in discussione la rivoluzione portata dal rock o almeno quello che ne è risultato (“Forse il rock’n’roll è stato solamente una visione, buona solo a contenere le pulsioni di milioni, chi le regole le ha infrante e lo ha fatto per davvero, le ha spezzate per se stesso, forse il rock’n’roll è stato solamente un illusione”). E a proposito di rock, un mito assoluto si nasconde non solo tra gli ispiratori dell’intero album, ma anche come destinatario di una canzone specifica. L’Amico Che Manca, una bella ballata di chitarra acustica, piano e steel guitar, è dedicata a Bruce Springsteen, che non è solo la star che Edoardo Cerea avrebbe voluto diventare, ma è anche l’amico preso a modello per crescere e diventare uomo, cercando una propria identità.

L’amicizia è fondamentale

L’amicizia è dominante in La Lunga Strada. Tienimi Un Posto Nei Tuoi Pensieri, dolcissimo brano acustico sorretto da un arpeggio di chitarra e impreziosito dai disegni di Dobro e da interessanti controcanti tenuti in sottofondo, parla delle amicizie che rimangono solide nonostante l’assenza fisica. Persone importanti per quello ci hanno dato, il cui ricordo fa pensare a qualcosa che perdura. A volte, invece, gli amici se ne vanno per sempre e lasciano un grande vuoto. In Non Credo Che Ti Rivedrò, nella quale torna il trio piano/chitarra acustica/steel guitar, c’è la perdita di un amico che con la sua presenza ampliava gli orizzonti di un uomo che ora deve metabolizzare la sua assenza. Una parte di ciò che è si è, inevitabilmente se ne va con lui. L’amico, in questo caso quanto mai presente, torna ne Il Buono Di Te, ballata acustica con notevoli controcanti. Un’amicizia ormai di lunga data, alla quale non si rinuncia perché la sua presenza ci aiuta a stare bene (“Il buono di te è che non ne fai mai un dramma… e non lasciare mai le cose al loro destino”).

Una donna per amico

Nelle relazioni di un uomo che vive i sentimenti più intensi non può mancare una donna importante. Meno  Male Che Ci Sei, brano semplice ma diretto, con le indubbie potenzialità di una hit, afferma l’importanza di avere accanto la persona giusta come equilibratore dei propri difetti e del proprio carattere, ma anche come sostegno nei momenti più difficili della vita. Un’altra figura femminile di rilievo, in questo caso nella veste di migliore amica, compare nella divertente e autobiografica Come Julia Roberts, bonus track dell’album. Un ragazzo amava di nascosto un’amica ai tempi della scuola, ma non le si è mai dichiarato. Dopo essersi persi di vista, i due si ritrovano e diventano amici per la pelle.

La misura del tempo

Il tempo che passa è un altro elemento centrale dell’album. Il Tempo Ormai Non Conta Più, il brano di chiusura e uno dei più efficaci e peculiari dell’album, si interroga sul valore del tempo per un uomo che ormai ha scollinato nel suo percorso di vita. Quando si è giovani paradossalmente si vuole correre, ambiziosi di arrivare alla meta, e si dà al tempo una rilevanza forse immeritata, perché in realtà se ne dispone in abbondanza. Nell’età più matura, invece, si dovrebbe accelerare, perché di tempo ce n’è meno, e invece quella foga di raggiungere il traguardo è sostituita da una piacevole sensazione di appagamento, nell’idea di aver fatto del proprio meglio. Tema che ritorna in Le Cose Cambiano, una ballata basata su arpeggio di chitarra e note delicate di pianoforte. “Io dico, meglio aver sbandato che non avere corso mai” canta Edoardo Cerea, mentre si accorge che gli obiettivi e i desideri, ovviamente le prospettive, mutano con il passare degli anni ed è necessario assecondare consapevolmente questi cambiamenti.

Le scelte sono solo nostre

Il Posto Dove Guardi, ballata dalla bella ritmica sincopata e dalle potenzialità di un singolo di successo, occupa una nicchia tutta sua nell’album, anche per il suo significato duro ma illuminante e il suo rilievo autobiografico. A volte concentriamo l’attenzione sulle cose meno importanti e sulle relazioni che sembra ci vengano imposte, quando invece possiamo accorgerci che ci sono persone che ci danno molto di più. Edoardo Cerea sfoga la sua rabbia di aver perso troppo tempo a cercare affetto e benefici da un padre assente e di aver capito, forse tardi, quanto la figura del suo padrino sia stata molto più rilevante per la sua maturazione di uomo. “Il posto dove guardi dipende dai tuoi occhi e decidi tu se lo vuoi” canta l’autore, affermando che nessuno ci può imporre chi dobbiamo frequentare e in cosa dobbiamo credere. Lo decidiamo noi.

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UN ALBUM CANTAUTORALE NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE

La Lunga Strada è un album decisamente cantautorale, non solo per gli intensi significati che Edoardo Cerea insegue nella sua scrittura, ma anche per l’impostazione musicale che traspare lungo le dieci canzoni (+ una bonus track) che lo compongono. Canzoni accomunate dalla quasi onnipresenza del canto, talvolta accompagnato da cori e controcanti decisamente riusciti (eseguiti dallo stesso Cerea), e dal raro intervento di strumenti solisti, se si escludono alcuni intermezzi musicali occupati dall’ottimo lavoro del virtuoso Enrico Cipollini alla steel guitar e alla Dobro. Nonostante l’ensemble strumentale sia al puro servizio, raffinato ma essenziale, delle canzoni e del loro significato, si fa apprezzare la produzione artistica, accreditata allo stesso Cipollini, che da eccellente polistrumentista suona anche le chitarre acustiche ed elettriche e il pianoforte. Ne risulta un suono classico e molto compatto, guidato prevalentemente dalla chitarra acustica e dal pianoforte, oltre che ovviamente dalla base ritmica eseguita da Mattia Barbieri alla batteria e da Stefano Schembari al basso elettrico. Un sound che riporta sia alla grande tradizione folk-rock americana (Cerea non nasconde in particolare la sua forte ispirazione alla musica e ai testi di Bruce Springsteen), ma anche al cantautorato italiano, con suoni e vocalizzi che lasciano riecheggiare a volte De Gregori, altre volte Ligabue.

Edoardo Cerea e Luigi Tenco

Al di là delle ispirazioni già citate, è curioso che la carriera di Edoardo Cerea si è legata anche a Luigi Tenco. Infatti il cantautore piacentino è stato accostato al celebre e sfortunato collega piemontese, essendo stato selezionato nel gruppo di artisti dello spettacolo teatrale L’Aria Triste Che Tu Amavi Tanto, in tributo proprio a Tenco. Un tributo, nato a Torino, che ha girato per due anni i teatri di tutta Italia, per poi essere ripreso in anni più recenti ed esportato perfino all’estero (Malta, Uruguay). Significativo anche ricordare che Cerea si riferisce a La Lunga Strada come a un album di riflessioni momentaneamente definitive. Nella sua sensibilità artistica sente questo lavoro come il suo definitivo, quello dove ha chiarito tante cose e ha chiuso un importante cerchio. Ma, in una sorta di ossimoro, accosta l’aggettivo definitivo all’avverbio momentaneamente, perché lungo quella strada tanto potrebbe ancora avvenire.

Tira tu le conclusioni…

  • Conosci Edoardo Cerea, il suo ultimo album La Lunga Strada e i suoi precedenti lavori?
  • Se lo hai ascoltato o se lo ascolterai (disponibile sulle piattaforme online), torna a dirmi cosa ne pensi e a quali altri musicisti e cantautori hai ricondotto la sua opera
  • L’impatto del rock sulla cultura moderna. La liberazione delle menti di quegli anni ‘60 continua a essere viva o ha fallito? Dimmi la tua…
  • Strada, amicizia, amore. Elementi che ispirano profondamente anche il mio romanzo Coupe DeVille (Frank è Tornato a Casa). Lo hai già letto? Per info su contenuti e acquisto, clicca qui.

 

Dario Migliorini

 

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