Mansion On The Hill è la terza traccia dell’album Nebraska (1982) di Bruce Springsteen. In un album che si suddivide tra brani rock’n’roll suonati in acustica e brani tipicamente folk, Mansion On The Hill appartiene, insieme alla title track, My Father’s House, Used Cars e Highway Patrolman, al secondo gruppo. La canzone è infatti la classica ballata suonata su tre accordi, con una dinamica quasi piatta, nella logica tipicamente folk di interpretare la musica come puro accompagnamento del testo, nel modo dei cantastorie. Non molto suonata dal vivo, tuttavia Mansion On The Hill è stata selezionata da Springsteen per la scaletta e, di conseguenza, per la tracklist del celebre concerto al Madison Square Garden di New York da cui è stato tratto il Live In New York City del 2001.
UNA VILLA GRANDE E LUMINOSA
Mansion On The Hill (leggi qui la traduzione) è una delle tre canzoni di Nebraska che basano il loro racconto su elementi autobiografici (le altre sono Used Cars e My Father’s House). Dolce e semplice ballata folk, la canzone accompagna un testo che solo apparentemente fa riferimento a un ordinario ricordo di infanzia. A Bruce ritornano in mente le volte in cui, quando era bambino, suo padre lo accompagnava la sera in auto a vedere dai binari della ferrovia la bellissima villa che dominava la città dalla colline. Altre volte lui e la sorella Ginny (Pam arriverà molti anni dopo) si nascondevano nei campi di grano alto per sbirciare ciò che avveniva nella grande villa che si stagliava sopra i prati e le fabbriche della pianura sottostante. Una villa da alta borghesia, cancelli e recinti d’acciaio nella quale i proprietari organizzavano feste. Quella grande casa sprigionava luce e musica che si diffondevano per tutta la città, che altrimenti rimaneva silenziosa e dormiente, come tipico dei centri residenziali a ridosso delle metropoli.
I contrasti: la luce della borghesia e il buio dei ceti umili
In realtà Springsteen prende il ricordo infantile solo come spunto, perché non ambienta la storia che racconta nella piccola Freehold, dove viveva con la famiglia, ma a Linden Town, sobborgo industriale nel Nord del New Jersey, occupata per la più da grosse fabbriche e da quartieri-dormitorio, nei quali vivono gli operai con le loro famiglie. Emerge quindi contrasto tra il buio e il silenzio della città sottostante e le luci e lo sfarzo della grande villa sulla collina. In questo modo Bruce riesce a dare al racconto, seppur in un testo molto scarno ed essenziale, un forte significato di contrasto sociale che si collega perfettamente ai temi di Nebraska. Da questo punto di vista è da notare che, pur citando il padre, Bruce non finalizza il senso della canzone sulla figura del vecchio Doug né sul suo rapporto con lui.
La villa è ancora là
Il piccolo bambino ora è diventato uomo ed è evidentemente uno dei tanti operai che abitano la città dormitorio. Nella strofa che chiude la canzone, mentre osserva le code di auto di operai che in uscita dalle fabbriche tornano verso casa, l’uomo alza gli occhi e torna a vedere quella maestosa villa, illuminata dalla luna piena che cresce alle sue spalle. Dunque Springsteen sfrutta questo piccolo ricordo di infanzia per sottolineare quanto, a distanza di decenni, si confermi quel divario sociale che ancora marca il confine tra il lavoro e gli stenti da un lato e il benessere e la ricchezza dell’altro.
Folk tra dolcezza e desolazione
Mansion On The hill è la classica ballata folk costruita su un giro di tre accordi che si mantiene invariato per tutta la canzone sia sulle cinque strofe cantate, sia sui tre assoli di armonica. Non ci sono grandi elementi di dinamica in quanto la canzone viene costantemente accompagnata da un semplice arpeggio di chitarra acustica. L’unico elemento aggiuntivo che Springsteen aggiunge dalla seconda strofa è un sottile accompagnamento di mandolino, suonato sulle corde più acute. Sopra questo arrangiamento essenziale Bruce sembra abbandonare l’interpretazione vocale cupa e rabbiosa di altre canzoni dell’album e adottare un’interpretazione più dolce e malinconica legata al ricordo infantile e alla consapevolezza del tempo che nel frattempo è passato.
Bruce ama suonarla dal vivo
Nonostante la sua essenza di piccolo brano folk, Mansion On The Hill è stata spesso inclusa da Springsteen nelle sue esibizioni dal vivo, specie in tre diversi tour. Le performance dal vivo della canzone, infatti, si condensano prevalentemente nel Born In The USA Tour, con una versione molto simile all’originale, nel Reunion Tour, con una versione tendente al country e nel Devils & Dust Tour, con una versione acustica rivisitata. La versione del Reunion Tour, che è l’unica comparsa in pubblicazioni ufficiali, vede l’accompagnamento musicale di Danny Federici alla fisarmonica, di Nils Lofgren alla pedal steel guitar e di Steve Van Zandt al mandolino. Inoltre, alla linea di canto di Bruce si sovrappone il controcanto di Patty Scialfa che nel finale richiama persino un inatteso yodel tirolese. L’introduzione della pedal steel guitar e della fisarmonica in Mansion On The Hill risale in realtà al 1986, quando Bruce la eseguì insieme a Federici e a Lofgren in una delle partecipazioni ai Bridge School Benefit, organizzati da Neil Young in California.
Tira tu le conclusioni…
- conosci Mansion On The Hill di Bruce Springsteen?
- la differenza, a volte sottile, tra il folk e il country. Ne percepisci gli elementi distintivi?
- i ricordi infantili. C’è qualcosa nella tua memoria che ti spinge a riflettere sulla nostra società?
- Anche nel mio romanzo Coupe DeVille per un attimo il protagonista Frank ricorda la sua infanzia e quella che fu la sua casa. Lo hai letto? Qui trovi sinossi, recensioni e piattaforma di acquisto.
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