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Recensione Ramrod, Bruce Springsteen

21 Lug, 2023 | Words and Music |
Recensione Ramrod, Bruce Springsteen

Ramrod è la diciassettesima traccia del doppio album The River di Bruce Springsteen (1980), benché scritta e composta nel 1977 e quindi formalmente una outtake di Darkness On The Edge Of Town. Preceduta e seguita nel disco da cinque ballate dai toni molto più compassati e dai significati più profondi, Ramrod è l’ultimo di sei episodi dell’album (gli altri sono Sherry Darling, Out In The Street, Crush On You, Cadillac Ranch e I’m A Rocker) che invece portano i ritmi e le sonorità musicali, nonché i motivi lirici, verso la maggiore leggerezza di certo rock’n’roll, che si fonde a volte con il soul, altre con il country, altre ancora con il r&b. Come in Out In The Street, anche in Ramrod Bruce fa un fugace riferimento alla dura settimana lavorativa del protagonista. Ma a differenza della prima, in cui la proposta del protagonista è semplicemente di uscire in strada nella notte, in Ramrod si passa all’esplicito riferimento sessuale, con una “sfacciataggine” che Bruce non aveva mai mostrato fino ad allora. Ma per capire fino in fondo questo nesso è necessario indagare sul titolo stesso della canzone.

Cos’è il ramrod?

Il titolo Ramrod non è di traduzione immediata (leggi qui la traduzione). Il sostantivo ramrod rappresenta letteralmente l’asta di montone, altrimenti detta ariete, con cui nell’antichità chi assaltava una fortezza nemica ne sfondava i portoni. Quindi la traduzione più letterale sarebbe l’ariete (da non confondere con l’animale). Secondo una traduzione più libera, cogliendo il significato del contesto, ramrod è da intendersi come qualcosa di molto duro usato per sfondare qualcosa. C’è chi lo traduce con mazza, anche nel senso più volgare del termine. Esiste però anche il verbo to ramrod, il cui significato più letterale sarebbe “usare l’ariete, la mazza, l’arnese”. Ma il senso più ampio, nel senso di spassarsela o folleggiare, avrebbe comunque un forte elemento sessuale.

Promesse differenti

Una volta inquadrato in senso del titolo, è sostanzialmente già spiegato il senso di tutta la canzone. Un giovane uomo, dopo la dura giornata lavorativa e nonostante i debiti accumulati, ha voglia di spassarsela e anche di liberare le sue pulsioni più “primordiali”. La ragazza è paragonata a un’automobile dal motore potente che risveglia i sensi del giovane. Nell’ultima strofa, però, inaspettatamente sembra comparire una velata proposta di matrimonio. Il ragazzo invita la ragazza a raggiungerlo presso una cappelletta tra i pini in cima a una collina. Non si fa cenno esplicitamente al matrimonio, ma in chiusura è chiaro l’obiettivo: spassarsela per tutta la vita. Siamo ben lontani dai toni drammatici delle altre due canzoni dell’album che parlano esplicitamente di matrimonio o di promesse di vita. I Wanna Marry You e The River narrano di problemi e di responsabilità, Ramrod si ferma molto prima: c’è solo un ragazzo innamorato e attratto sessualmente che sogna una vita d’amore e di piaceri.

A tutto organo, a tutto sax!

Ramrod è un brano a ritmo medio che si basa sul giro di accordi più classico del rock’n’roll. Springsteen la arrangia allo stesso modo di I’m A Rocker, con le chitarre che fanno puro accompagnamento, se si eccettua l’incipit con un riff di puro r’n’r, e un organo dai suoni acuti e dalla forte presenza a dettare la melodia principale. Anche qui, come in Crush On You, troviamo il sax di Clarence Clemons in doppia veste: nel corso della canzone sostiene il “muro del suono” con note basse che si sommano all’armonia della chitarra elettrica, poi è incaricato da Springsteen di eseguire l’unico assolo della canzone. Ramrod ha una struttura singolare: infatti, a fronte di tre strofe, abbiamo un solo ritornello. Nell’evidente parallelo con I’m A Rocker e Crush On You c’è un altro aspetto comune: tutte si basano su un “botta e risposta” tipico del soul e del r’n’b e prima ancora del gospel. In I’m A Rocker questa parte è svolta dalle voci che cantano ripetutamente il titolo della canzone. In Crush On You è eseguito nel ritornello da un riff di chitarra. In Ramrod, invece, durante tutti i ritornelli quella parte è svolta dall’organo che risponde alla voce principale.

L’influenza di Little Richard e di James Brown

Mentre I’m A Rocker, canzone che potremmo definire sorella di Ramrod, ha avuto poca visibilità dal vivo (solo 145 esecuzioni), Ramrod ha avuto una maggiore fortuna, essendo stata eseguita 495 volte e classificandosi al 25° posto tra le canzoni più eseguite dal vivo, peraltro coprendo gran parte dei tour programmati da Springsteen dal 1980 in poi e molto tra i bis finali. I motivi? Sicuramente la sua melodia accattivante e il suo testo piccante, accompagnati da sketch spesso sensuali o esilaranti che hanno coinvolto, insieme a Bruce, le sue principali spalle sul palco, Clarence Clemons e Steve Van Zandt (a volte anche tutta la frontline della band). Ramrod è, a mio parere, una delle canzoni in cui è più evidente l’influenza che grandi black performers come Little Richard e James Brown hanno avuto su Bruce nel modo di stare sul palco e di relazionarsi con il proprio pubblico.

Tira tu le conclusioni…

  • Conosci Ramrod di Bruce Springsteen?
  • Hai mai sentito Ramrod dal vivo? È una canzone che ti diverte live?
  • Uno Springsteen con riferimenti molto espliciti sul lato sessuale riprende la sfrontatezza di alcuni miti, da Little Richard a James Brown, fino a Mick Jagger. Cosa nel pensi?
  • La scelta di cercare un muro del suono “diverso”, con le chitarre e il sax a tappeto e le tastiere sugli scudi? Una scelta particolare, non pensi?

Leggi anche: STOLEN CAR, DRIVE ALL NIGHT

 

Dario Migliorini

 

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