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Recensione The River, Bruce Springsteen

16 Giu, 2023 | Words and Music |
Recensione The River

The River è la canzone che chiude il primo lato e che dà il titolo all’omonimo doppio album del 1980 di Bruce Springsteen. Prima che lo stesso Springsteen componesse The River l’album avrebbe dovuto intitolarsi The Ties That Bind, ossia la canzone di apertura del disco. Poi, forse convinto dalla bellezza della canzone e dal titolo semplice ma colmo di significati, optò proprio per The River. Destinata a diventare una delle canzoni più belle e più amate da pubblico e critica, il brano fu ispirato dalla toccante vicenda giovanile della sorella Virginia, detta Ginny. Una vicenda difficile che, però, si rivelò a lieto fine, anche se è purtroppo tornata di attualità di recente per un grave lutto.

La vicenda di Ginny

Bruce Springsteen è il primogenito di una famiglia che oltre a papà Douglas e mamma Adele è composta da due sorelle minori: Virginia (detta Ginny) e Pamela (detta Pam). Virginia è del 1950, quindi di un anno più giovane di Bruce. Mentre il ventenne Bruce cercava la sua strada nel rock trasferendosi ad Asbury Park, Ginny si avventurò in una storia d’amore giovanile con un ragazzo, Michael Shave, conosciuto a liceo quando lei aveva solo diciassette anni. Sembrava la classica storia tra adolescenti destinata ad afflosciarsi in breve tempo, ma l’anno successivo, appena diciottenne, Ginny rimase incinta. Nonostante le ristrettezze economiche e i problemi a trovare un impiego, Michael decise di rimanere, di rimboccarsi le maniche e di farsi carico di questa nuova famiglia.

I tuffi giù al fiume

Fu proprio questa vicenda, così vicina e reale, a ispirare Bruce, dieci anni più tardi, nella composizione di The River (leggi qui la traduzione). Narrato in prima persona dal ragazzo, il testo racconta i momenti drammatici ma intensi della formazione della giovane coppia (alla ragazza Bruce assegna il nome Mary). Due adolescenti chiamati a diventare adulti molto in fretta. Al loro incontro al liceo e alle belle corse giù al fiume seguirono la gravidanza e i tempi più duri. In un testo che lascia senza fiato per la sua struggente bellezza, la prima strofa presenta i brevissimi momenti spensierati di una coppia di provincia, in quei posti dove “ti tirano su perché tu faccia le stesse cose che ha fatto tuo padre”. Il momento più emozionante era la corsa sui prati della valle fino al fiume, nelle cui acque i ragazzi si tuffavano.

La fine dei sogni

Non passa tanto tempo che i due ragazzi si ritrovano già ad affrontare le difficoltà tipiche del mondo adulto. Lo splendore della seconda strofa sta nella capacità di Springsteen di asciugare il lato onirico e romantico del matrimonio per evidenziare la durezza improvvisa della situazione. I due ragazzi si sposano in fretta e furia, rinunciando a tutto quel contorno di festa e di eleganza tipico di uno dei giorni più importanti della vita di ognuno. Lui compie diciannove anni e per regalo riceve, oltre a un abito da matrimonio, la tessera del sindacato. Lei si deve scordare il sogno di una sfilata lungo la navata centrale di una chiesa ornata di fiori con un candido abito da sposa. Tutto quello che la coppia si tiene come momento di unione, di sfogo e di intimità è un tuffo giù al fiume.

Le difficoltà e le diverse reazioni

Dopo l’assolo centrale di armonica, Springsteen decide di raddoppiare le strofe con un preciso intento. La prima deve dipingere la situazione estremamente difficile che affronta la nuova famiglia. L’impresa edile per cui il giovane lavora va in crisi e lascia a casa le persone. I sogni, o almeno le aspettative di una vita serena e dignitosa, svaniscono nel nulla. Arrivano poi le reazioni disallineate dei due ragazzi. La comunicazione si fa più rarefatta e compaiono i segnali della resa di fronte a una situazione così avversa. “Io semplicemente mi comporto come se non ricordassi, Mary come se non le importasse” canta Bruce alla fine della strofa.

I sogni diventano bugie

L’ultima strofa è invece dedicata ai ricordi più amari. Al ragazzo tornano in mente i momenti spensierati in cui loro vivevano nella leggerezza che si addice a quell’età, le corse in macchina al lago artificiale, le notti passate a godere della loro gioventù. Il verso “Di notte su quelle sponde mi stendevo restando sveglio e la stringevo forte solo per sentire ogni suo respiro” è di un romanticismo disarmante. Ma, dopo di esso, arriva drastico il momento della disperazione, nel quale i sogni si trasformano in maledizioni che occupano i pensieri fino a diventare un ossessione. Il verso “un sogno che non si avvera è una bugia o forse qualcosa di peggio” non è solo la constatazione amara e definitiva della canzone, ma anche uno dei più significativi versi dell’intera discografia springsteeniana. Una sorta di aforisma dal significato universale che ci porta a chiederci cosa succede ai nostri desideri e ai nostri progetti quando non si realizzano. La reazione del protagonista, in un’ultima sequenza visiva, intrisa di grande delusione e malinconia, è quella di tornare giù al fiume, nonostante sia in secca. Un elemento, quello della siccità del fiume, che Bruce magistralmente usa come metafora di qualcosa che era rigoglioso, come può essere un sogno o un progetto di vita, ma alla fine viene disatteso.

Torna grande il rock intriso di folk

La bellissima melodia di The River ha portato il brano a essere tra i più amati (non solo dai fan di Springsteen). Ma la canzone aggiunge alla melodia e al bellissimo testo sopra descritto anche un altro elemento di grande qualità. Ancora una volta Bruce lavora in maniera profonda sulla dinamica musicale della canzone, affiancando al crescendo emozionale della storia un notevole crescendo musicale. L’intro strumentale e la prima strofa prevedono solo una chitarra a 12 corde, che traghetta la melodia di armonica e di canto. Poi entra la base ritmica: il rullante battuto sul bordo, il basso e la seconda chitarra acustica. Ma a dare quel profondo senso di malinconia, oltre al canto, sono soprattutto il pianoforte di Roy Bittan e ancora l’arpeggio della chitarra a dodici corde, accreditata allo stesso Springsteen. In seguito, dopo il bellissimo assolo centrale di armonica che si struttura sul giro della strofa, fa il suo ingresso l’organo di Danny Federici, dal suono lancinante che accresce l’impatto drammatico della canzone. Un ulteriore elemento di dinamica è poi dato dall’ultima strofa, nella quale Max Weinberg abbandona definitivamente il bordo del rullante, che da quel momento viene percosso pienamente. Ma non è ancora finita. Nel ritornello finale, ripetuto due volte e seguito da uno splendido vocalizzo, Bruce inserisce un controcanto che non solo completa l’ensemble sonoro, ma diventa molto originale nella seconda parte di ogni giro. Una bellezza straziante e tormentata, dunque, che non si deve solo al testo e alla melodia, ma anche alla finezza di Bruce come arrangiatore.

Il lieto fine e la nuova tragedia

La disperazione e la disillusione che dominano nel testo di The River fanno contrasto con quella che è stata l’evoluzione della coppia che ha ispirato la canzone. Ginny e Mickey ce l’hanno fatta. Superate insieme le difficoltà pratiche e i momenti di crisi, i due hanno risalito la china e sono tutt’ora marito e moglie. Purtroppo però la coppia ha di recente subito un grave lutto. Michael Jr., proprio quel bimbo che stava nel pancione di Ginny quando lei era solo una ragazza e visse le difficoltà raccontate nella canzone, è morto il 14 aprile 2023 a causa di un infarto. Aveva solo 53 anni.

Tira tu le conclusioni…

  • conosci The River, canzone di Bruce Springsteen?
  • coppie che si formano in mezzo a mille difficoltà. Tutto l’album The River si concentra su questo. Cosa ne pensi?
  • Springsteen irruppe negli anni Ottanta dell’elettronica e della dance music con una canzone di stampo folk e un album rock. La tua opinione?
  • Il fiume: a causa dell’inquinamento ha perso il ruolo di luogo di balneazione. Eppure mantiene il suo grande fascino. Tu come lo vivi?

 

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Dario Migliorini

 

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Commenti Recenti

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9 Commenti

  1. Enita Di Basilio

    Grazie mille, come sempre dalla tua dettagliata descrizione si ascolta contemporaneamente la musica e le parole. Sei un grande.
    Grazie ancora.

    Rispondi
    • Dario Migliorini

      Carissima Enita, sono contento che ti piacciano le mie letture dei testi di Bruce. Ed essendo anche un musicista, seppur scarso, provo a spiegare, con molta modestia in realtà, anche quanto Bruce lavori anche sugli arrangiamenti musicali. Molte delle sue canzoni sono state davvero “dipinte” in ogni singolo dettaglio. Un abbraccio. Dario

      Rispondi
    • salvatore stivala

      Una delle recensioni più belle che ho letto su questa canzone.

      Rispondi
      • Dario Migliorini

        Salvatore, grazie mille per questo attestato di stima per il mio lavoro. E’ benzina, insieme alla passione, per continuare a lavorare duro sulla poetica di Bruce. Continua a seguirmi. Dario

        Rispondi
  2. annamaria

    grazie dario per questa bellissima recensione, tanto bella che non so decidere se sia più bella lei o la canzone stessa.
    tu hai il dono di farmi capire quelli che per me sono i misteri della musica, tutto quel bagaglio tecnico che a me manca.
    the river è una delle prime che ho scoperto appena ho incominciato a interessarmi a lui. ha una musica davvero struggente, e quell’armonica ha lo stesso suono del pianto, della disperazione.
    sappiamo poi che la storia ha avuto un lieto fine, ma al tempo dei fatti era solo la fotografia perfetta dei sogni infranti di una gioventù che piomba troppo presto nel mare tempestoso degli adulti, senza avere ancora la capacità e gli strumenti per saperne affrontare le tempeste.
    mi ha subito colpito perchè sembrava proprio ispirata alla mia storia.
    anch’io ho incontrato il mio ragazzo a 17 anni. era lui che ne aveva 17, io un anno più di lui. non sono rimasta incinta, ma comunque quando sono andata a vivere con lui 3 anni dopo neanche dopo un mese mi telefona mio padre “quando vi sposate?” non “avete intenzione di sposarvi o no” ma perentoriamente “quando”. insomma come dire “they bring you up to do like your daddy done”!
    c’era non proprio un fiume, ma un ruscelletto in uno dei posti dove facevamo l’amore. e vuoi ridere? proprio l’altr’anno ho scoperto di aver ereditato un terreno dove scorre quello stesso torrentello!
    e la nostra storia è andata avanti esattamente come quella di pam, le prime disillusioni, le prime difficoltà economiche, ci siamo amati e odiati, ma nonostante tutto siamo ancora insieme. ora però spero proprio che le similitudini si fermino qui e la mia storia finisca in un modo diverso.

    Rispondi
    • Dario Migliorini

      Cara Annamaria, grazie per il complimento. Sono contento di essere utile per interpretare più a fondo il significato delle canzoni. In fondo è il motivo per cui ho creato questo blog. Sai che mi piace tanto leggere i tuoi racconti personali, anche per il modo genuino ed elegante insieme con cui li scrivi. Posso immaginare quanto tu sia legata a questa canzone. Che bello anche che tu oggi possa godere del “tuo” torrentello a piacimento, essendo tuo a tutti gli effetti

      Rispondi
  3. anna maria

    beh, ormai è diventato piuttosto difficoltoso arrivarci, c’era solo un sentiero in mezzo al bosco, ma dopo anni di abbandono è diventato peggio della savana, e comunque le forze non mi reggerebbero, a scendere forse sì, ma a salire non se ne parla proprio.
    mi dovrò decidere a farlo ripulire prima o poi.
    a proposito delle mie storie, volevo dirti che, se ancora non hai finito il tuo libro, puoi tranquillamente prendere ispirazione da qualcuna che ti piace, non ti chiederò il copyright, ah!ah!

    Rispondi
  4. Claudia angerame

    Apri sempre nuovi mondi e spieghi magistralmente anche le più piccole sfumature.
    Grazie, sempre grazie.
    Lo sai.
    C.

    Rispondi
    • Dario Migliorini

      Grazie a te per la lettura e per quanto segui il mio lavoro. Spero di rivederti presto. Dario

      Rispondi

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