È difficile trovare una canzone più incompresa e abbandonata di The Angel nell’oceanica discografia di Bruce Springsteen. The Angel è la sesta traccia dell’album d’esordio del futuro Boss, Greetings From Asbury Park, N.J. e una canzone che Springsteen scrisse tra le prime, al punto che rientrò del demotape che l’allora manager Mike Appel recapitò a John Hammond della CBS per ottenere un’audizione. Nonostante non fosse certamente tra le preferite di Appel (e nemmeno di Hammond), la canzone non fu mai a rischio di esclusione nella tracklist dell’album, perché molto amata dal suo stesso autore, che due anni dopo dichiarò: “È una delle cose più sofisticate che ho scritto.” Canzone dal significato enigmatico, The Angel fu rigettata dalla critica e non molto amata dai fan, eppure è una canzone interessante. Soprattutto perché, dietro quella melodia povera e malinconica, si nascondono le radici di qualcosa che, solo tre anni dopo, diventerà leggenda.
NATI PER CORRERE?
Uso provocatoriamente un titolo importante, ma con un punto di domanda. Il protagonista di The Angel (leggi la traduzione qui), che di angelico ha solo il nomignolo, dietro l’apparenza di duro biker sembra piuttosto pallido e insicuro. Non è certamente il ragazzo coraggioso, bramoso di riscatto e di vittoria, di Born To Run e Thunder Road. Non abbiamo una terra promessa da raggiungere né una camminata verso il sole, la sua meta è un negozio di ricambi a pochi passi da casa (“il paradiso del coprimozzo”). Fa a gara con bambini menomati e lui stesso appare innocente come un bambino, al punto che la sua motocicletta ha un motore che fa il rumore delle figurine del baseball nei raggi di una bicicletta. Eppure, sullo sfondo, qualcosa che porta a Born To Run c’è ed è molto evidente.
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Eroi distrutti
“L’Interstatale è ingolfata da orde di nomadi, in camioncini Volkswagen con carrelli che trasportano grosse ancore, seguendo insegne di strade senza uscita.” Questi versi di The Angel hanno una forte somiglianza con i seguenti: “Le autostrade sono intasate di eroi distrutti alla guida della loro ultima possibilità, sono tutti fuori a correre stanotte, ma non ci sono più posti dove nascondersi” (Born to Run). Cambiano i mezzi (ora una motocicletta, poi le macchine da suicidio) ma il contesto umano e ambientale resta immutato. Dopo tre anni troviamo ancora eroi sconfitti. Gente che prima prendeva strade senza uscita con grosse ancore nei carrelli (l’ancora è metafora di qualcosa che trattiene, che blocca), e ora non riesce nemmeno a nascondersi.
L’Angelo e Jimmy il Santo
Mentre, però, i ragazzi di Born To Run e di Thunder Road reagiscono, l’Angelo è destinato alla sconfitta. Ce lo dice l’ultimo verso, tutto da interpretare. La ragazza che si accompagna al motociclista, nell’ultima scena, accarezza le cromature pulite del bolide e poi giace vicino alle ossa dell’Angelo. Dunque, è plausibile (a mio parere è certo) che il ragazzo muoia, vittima di un incidente stradale, dell’aver osato troppo, portando la sua cagna di metallo massiccio a giri di motore insostenibili. Del resto la sua meta è il paradiso dei copricerchioni, un luogo dove un motociclista vorrebbe morire, se proprio dovesse capitare. Se anche Bruce non intendesse rappresentarci la morte del protagonista, in ogni caso ci fa vedere le sue ossa, metafora di qualcuno o qualcosa che non ha sostanza. La figura di The Angel si affianca a un altro personaggio dello stesso periodo: Jimmy il Santo è l’eroe perdente (e morente) cantato in uno dei tre episodi di Lost in The Flood. Lui guida un’auto truccata con la scritta “destinato alla gloria”, ma muore alla James Dean, lanciato a tutta velocità contro un uragano.
Tra i perdenti dei primi album
Springsteen potrebbe aver chiamato il protagonista della canzone The Angel per richiamare i celebri Hell’s Angels, motociclisti in sella alle Harley Davidson, noti per la loro ribellione alle istituzioni e alla polizia stradale e per la loro spavalderia. Peraltro, come inciso, è da notare che anche il poliziotto, pur infastidito, si fa beffe dell’Angelo al suo passaggio. Se davvero il protagonista fosse un aspirante Angelo dell’Inferno, un’aspirazione evidentemente mal posta, sarebbe sottile il sarcasmo con cui Bruce, a soli 22 anni, canterebbe questa figura, così debole da ispirare tenerezza. In effetti la decisione di Bruce di cantare la versione originale con voce dolce e malinconica avrebbe l’obiettivo di attrarre un sentimento di affettuosa compassione per questo ragazzo dall’innocenza quasi infantile.
Anche la donna è perdente
Colpisce anche la figura femminile. La ragazzina che l’Angelo accoglie in sella alla sua moto assomiglia alle Kitty/Jane/Jackie dei meravigliosi episodi cantati in The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle. Lei aspira alla fama di Madison Avenue, sede storica delle più famose agenzie di pubblicità americane a Manhattan, ma ha un reggiseno sportivo (quindi di scarsa eleganza) e occhi piangenti. Chiede all’Angelo il suo nome, ma non ottiene risposta, perché non si chiede a un biker il suo vero nome. È anche lei un’innocente vittima della vana aspirazione alla gloria. Si limita a prendere atto del fallimento (e della morte) del ragazzo con cui ha provato a cavalcare la strada. Un elemento molto affascinante potrebbe ulteriormente sconvolgere l’interpretazione del brano. L’abilità del giovane Springsteen nel non utilizzare pronomi e nel nascondere significati porta a chiederci: l’Angelo è il motociclista o è la moto stessa? Se valesse questa lettura alternativa, alla fine, le ossa dell’Angelo non sarebbero altro che parti della carcassa distrutta della moto.
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DUE VERSIONI UGUALI E DIVERSE
The Angel è rimasta fondamentalmente nella forma in cui Springsteen l’aveva scritta agli albori della sua carriera: soltanto pianoforte e voce, a cui si unì il contrabbasso di Richard Davis (celebre contrabbassista in Astral Weeks di Van Morrison) nell’ultima strofa della versione in studio. Della canzone rimangono due registrazioni. La prima in ordine di tempo è quella del demotape inviato alla CBS, in cui Bruce si accompagna al piano e canta con una cattiveria in pieno stile dylaniano. Una versione che non può competere musicalmente con quella registrata successivamente per l’album, nella quale la classe di David Sancious al pianoforte e di Richard Davis al contrabbasso fanno la differenza. Ma c’è un altro elemento che cambia nella versione ufficiale dell’album: Springsteen modifica il tono della propria voce, che perde l’acidità della versione primitiva e acquisisce, come detto, una dolcezza malinconica che lascia trasparire un maggiore trasporto dell’autore verso il suo sventurato personaggio. Una voce accompagnata da una melodia mesta, quasi commovente. Nulla a che spartire con il rombo di motore di una Harley Davidson guidata da un Hell’s Angel. E, considerando l’abilità interpretativa e di arrangiamento di Springsteen, niente appare casuale.
Curiosità
Nonostante The Angel avesse come primo estimatore proprio il suo autore (fu anche b-side del singolo Blinded By The Light), la canzone è stata suonata dal vivo solo tre volte in assoluto. La prima volta è stata nel 1973, poco dopo l’uscita di Greetings From Asbury Park, N.J. Poi Springsteen la suonò dopo oltre vent’anni, su richiesta di un fan, ma restò un episodio. Nel 2009, infine, la scelta di eseguirla fu obbligata quando Bruce suonò tutto il suo primo album nella sequenza originale delle canzoni che lo compongono. In quell’occasione la eseguirono Roy Bittan al pianoforte e Joyce Hammann alla viola. Bruce la cantò con grande coinvolgimento e con una certa emozione, riscoprendo un suo vecchio pallino dimenticato e dedicandola al vecchio manager Mike Appel, presente in sala. Sarà l’ultima volta. Non esistono cover ufficiali, che si sappia. Né riproposizioni in versioni alternative di altro genere o full band.
Tira tu le conclusioni…
- Conosci The Angel di Bruce Springsteen, questo oggetto quasi misterioso e spesso dimenticato?
- The Angel è una canzone che può avere molteplici interpretazioni. Come ti poi rispetto alla mia lettura?
- I personaggi perdenti di Springsteen: quante straordinarie figure. Ce n’è qualcuna a cui sei più affezionato?
- Gli eroi di distrutti di Springsteen sono per lo più legati al mito dell’automobile. Qui abbiamo una motocicletta. Se sei motociclista, come vivi la guida di una moto?
Esprimere se stessi è segno di vitalità e di distinzione. Fallo anche tu e commenta qui.
Non facile ma, come sempre, eccellente analisi…e coraggiosa.
Carissima Paola, effettivamente è stata una recensione tutt’altro che agevole. Bruce è stato davvero “sofisticato”, come lui stesso ha definito la canzone. E abilissimo a lasciare aperto il campo a diverse interpretazioni.
Ti ringrazio molto per il commento e per i complimenti.
Con questa recensione ho completato Greetings. C’è ancora tanto entusiasmante lavoro da fare, accompagnami in questa avventura. Un abbraccio e a presto. Dario
adesso non ricordo il titolo della canzone, ma c’era un personaggio perdente che mi ha colpito particolarmente. quel figlio scapestrato che torna a casa dopo tanto tempo e la madre a malapena lo riconosce.
le chiede solo di potersi fermare il tempo di riposarsi, o forse asciugarsi, non ricordo bene.
mi ha messo una grande tristezza!
Penso tu intenda The Hitter, da Devils & Dust. Un testo stupendo che ti riporto qui per tua comodità.
Vieni alla porta, mamma, e togli il chiavistello.
Passavo qui vicino e mi ha sorpreso la pioggia.
Non voglio niente da te, e non c’è bisogno che tu dica niente.
Permettimi di riposare un poco, e poi me ne andrò per i fatti miei.
Ero solo un bambino quando mi imbarcasti sulla Southern Queen.
Arrivai a New Orleans con la polizia alle calcagna.
Da allora ho combattuto nei docks del porto per i soldi che ho guadagnato.
Ed il combattimento era la mia casa ed il sangue la mia “bottega”.
Baton Rouge, Ponchatoula e Lafayette.
Mi hanno pagato la luna, mamma, per mettere l’uomo al tappeto.
Ho fatto quel che ho fatto, ed era maledettamente facile farlo, per me.
Per quanto ne so, mamma, pietà e misericordia non mi appartengono.
Mi sono battuto contro Jack Thompson in un campo pieno di fango.
La pioggia colava attraverso il tendone e si mischiava al nostro sangue.
Al dodicesimo round, ho fatto scivolare la lingua sul mio labbro spaccato.
Ed il suo corpo, sotto i miei colpi, è crollato sul terreno.
E il gong ha suonato ed ha suonato, e lo sento ancora.
Come ho sentito il mio guantone che si infilava fra la sua pelle e l’osso.
E le donne ed il denaro sono arrivati velocemente ed ho perso il senso dei giorni.
Le donne rosse, i soldi verdi, ma i giorni erano neri.
Ho combattuto per far perdere la scommessa a degli uomini in calzoncini di seta.
Ho avuto la mia parte, mamma, e non ho rimpianti.
Truccai l’incontro con big diamond don allo “state armory”
Vidi me stesso cadere giù dalle vette del ring
Lui alzò le braccia al cielo, lo stomaco mi si contorceva, ed il cielò diventò nero.
Incassai la mia borsa con tutti quei bei soldi, mamma, e non mi sono più voltato indietro.
Alla fine, ogni uomo gioca il suo gioco – capisci mamma?
Se conosci qualcuno che sia diverso, allora fammi il suo nome.
Mamma, se adesso non riconosci la mia faccia
apri la porta e guarda fin dentro i tuoi occhi scuri.
Non ti chiedo niente, non un bacio, non un sorriso.
Apri solo la porta e lasciami riposare un poco.
Fuori cade una pioggia grigia ed io ho finito con il ring.
Così, ora, nei campi di lavoro e nei vicoli, affronto chi ci vuol stare.
“Se credi di essere un uomo migliore di me, allora oltrepassa la linea.
Mostrami i tuoi soldi e racconta il tuo delitto.”
Non c’è niente che io voglia, mamma, non devi dire niente.
Lasciami riposare un poco, e poi me ne andrò per i fatti miei.
Stanotte nel mattatoio un uomo traccerà un cerchio per terra nella polvere.
Io andrò al centro del cerchio e mi toglierò la camicia.
Studierò le sue ferite, le cicatrici, il dolore che il tempo non cancella.
Farò uno scatto a sinistra e lo colpirò al viso.