Scritta nel 1968 e incisa nel 1969, The Boxer è una delle più note canzoni scritte da Paul Simon e portate al successo da Simon & Garfunkel. Il duo newyorchese, poi, incluse la canzone nel celebre disco Bridge Over Troubled Water (1970). A dispetto del suo titolo (Il Pugile) e della presenza nel testo di un combattente da ring, il significato di The Boxer è fortemente autobiografico, nonostante Paul Simon non abbia mai avuto nulla a che fare con il pugilato. Se le più celebri versioni live sono state suonate per gran parte con un timbro folk, la versione originale in studio di The Boxer mostra complessi arrangiamenti musicali, che ne hanno comportato una lunghissima gestazione (caso strano per una tradizionale canzone folk rock). La sua bellezza ha convinto tanti artisti a realizzarne apprezzate cover (Bob Dylan, Neil Diamond, Emmylou Harris, Bruce Hornsby, Joan Baez, a cui si aggiunge l’italiano Francesco De Gregori).
POVERTA’ E SOLITUDINE
The Boxer è la storia di un ragazzo dei sobborghi di New York che, attratto da promesse mendaci e illuso dai propri sogni, lascia ancora giovanissimo la famiglia per ritrovarsi presto a frequentare i luoghi più infimi, frequentati solo da estranei, per lo più senzatetto. “Tutte bugie e prese in giro, e ancora un uomo sente solo quello che vuole sentire e se ne frega del resto”, recita la chiusura della prima strofa. La ricerca di un lavoro dignitoso non ha successo e così tutti i sogni vengono infranti. A tenergli compagnia e a dargli un minimo di conforto ci sono solo le prostitute della Manhattan degli anni ‘60, ben lontana da quella che è oggi.
Il ritorno a casa
Gli anni passano e il ragazzo, ora adulto, fronteggia il suo fallimento. Si ritrova più vecchio e sa di avere ancora del tempo da vivere, ma prende atto con rammarico che il tempo è trascorso invano. “Non è strano che dopo cambiamenti su cambiamenti, siamo più o meno gli stessi”. Le cose cambiano, il mondo intorno si evolve, ma molte persone, tra cui il protagonista, non hanno colto le opportunità e si ritrovano tali e quali a quando, anni prima, sono partiti alla ricerca di realizzazione. Così per l’uomo arriva il momento di tornare a casa, dire addio ai lunghi e freddi inverni della metropoli e riprendere la strada verso i sobborghi, dove forse c’è ancora una famiglia ad accoglierlo. Ma anche questa decisione non è facile da accettare: ha il sapore della sconfitta.
Un pugile?
Il titolo, The Boxer, non sembra lasciare dubbi: il protagonista è un pugile. In questo senso Paul Simon sembra rifarsi alla straordinaria letteratura bibliografica, musicale e cinematografia che, specie negli USA, ha spesso cantato le sventure di aspiranti campioni di boxe che hanno terminato i loro sogni di gloria con nasi e ossa rotte, senza successi da ricordare o per cui essere ricordati. Così, mentre il protagonista decide mestamente di tornare a casa, si ritrova in uno spiazzo illuminato, come se fosse un ring, frustrato dal ricordo di tutti quei colpi di guantone che lo hanno ferito fino a farlo piangere. Ora rimane lo spazio solo per la rabbia e per la vergogna.
Critiche come pugni
Ciò che ha svelato lo stesso Paul Simon è sorprendente: The Boxer è in realtà una canzone fortemente autobiografica. Non perché il cantautore abbia mai indossato i panni del pugile, ma, in metafora, perché quei colpi presi e quella rabbia li ha provati anche lui, proprio nel corso della sua carriera da musicista. Alla fine degli anni ’60, infatti, Paul Simon era in una singolare situazione. Da un lato aveva conosciuto, insieme ad Art Garfunkel, un notevole successo – loro che provenivano dai sobborghi del Queens e ci avevano provato quasi per scherzo, con il buffo nome di Tom & Jerry. Dall’altro lato, però, Simon era pesantemente colpito da certa critica che non gli riconosceva il graffio e la rabbia che si presumeva dovesse avere un folksinger. Inoltre Paul Simon stava anche attraversando una grossa crisi proprio nel rapporto con Garfunkel e, mentre meditava di separarsi artisticamente da lui, riceveva dallo stesso stilettate difficili da digerire. Dunque era lo stesso Simon il pugile che, venuto dal nulla, ora meditava sui tanti colpi subiti e sulle cicatrici che gli sarebbero rimaste addosso. Un puglie disilluso dalle tante false promesse, ma con l’indole innata del combattente (“Me ne vado, me ne vado, ma il combattente ancora rimane” recita l’ultimo verso.
UNA DINAMICA MUSICALE SORPRENDENTE
Pur essendo un brano di origine folk, The Boxer conobbe una gestazione turbolenta, che richiese oltre cento ore di registrazioni. La canzone si basa sull’arpeggio di chitarra acustica di Paul Simon, ottimo musicista nel fingerpicking, accompagnato dal session man Fred Carter Jr. Lo stesso Simon e il produttore Roy Halee cercarono, però, elementi musicali che dessero alla canzone un sound meno appoggiato sul folk. Così, pur utilizzando strumentazione tradizionale, introdussero partiture originali, come l’armonica a bocca suonata su note molto basse al punto da assumere un suono quasi distorto, e i violini, che nel finale sormontano il volume delle voci, restituendo un effetto dirompente, quasi ossessivo. Ma soprattutto desta sorpresa il rullante della batteria che, assente nelle strofe, interviene nel ritornello con un suono fortemente amplificato e riverberato, quasi a simulare uno sparo o, più appropriatamente, un colpo di guantone che manda il pugile al tappeto. Quel suono fu originalmente ottenuto dal batterista Hal Blaine, che piazzò la sua batteria di fronte alla tromba dell’ascensore negli studi della Columbia Records. Il pezzo forte resta comunque il duo vocale, quella più bassa e piena di Paul Simon e lo straordinario falsetto di Art Garfunkel. Singolarmente, mentre il cantato delle strofe è registrato negli studi di New York e di Nashville, quello dei ritornelli fu registrato nella Cappella di Saint Paul a New York, la cui grande cupola fece da grande cassa armonica e da riverbero naturale. Da citare, tra le versioni dal vivo, quella inclusa nel Live Rhymin del 1974 che, essendo suonata da Simon insieme alla band peruviana Urubamba, acquisisce una veste di folk etnico, decisamente interessante.
Curiosità
The Boxer è spesso cantata nel mondo in ogni tipo di situazione, soprattutto grazie al suo ritornello senza testo. Quel famosissimo lie la lie non fu un’intenzione della prim’ora da parte di Paul Simon, che invece voleva trovare un testo. Così, mentre la scriveva e la provava, lo stesso Simon canticchiava il lie la lie, in attesa di avere l’ispirazione delle parole più appropriate. Quell’ispirazione non arrivò mai e il lie la lie rimase, paradossalmente portando una grande fortuna alla canzone. Qualcuno poi volle dare un senso a quello stornello, pensando che Simon volesse davvero utilizzare la parola “lie”, ossia bugia, per rafforzare il senso di disillusione che la canzone esprimeva. Il cantautore però smentì questa ipotesi. Una probabile bugia fu anche la teoria per cui The Boxer potesse essere un attacco a Bob Dylan, visto come un pugile amatoriale sconfitto, con riferimento al suo celebre passaggio dal folk al blues e al rock dalla metà degli anni ’60. Singolarmente proprio Dylan propose una propria cover di The Boxer nel suo album Self Portrait del 1970.
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