Incisa nel 1973 e inclusa in The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle, Wild Billy’s Circus Story si distingue per essere forse l’unica canzone di ispirazione folk in un album prettamente rock. Da questo punto di vista Wild Billy’s Circus Story rappresenta forse più una coda del primo disco, Greetings From Asbury Park, N.J., che una parte integrante dell’album in cui è incluso. È come se Bruce Springsteen, pur sentendo la necessità di affrancarsi dall’immagine del nuovo Dylan, non abbia voluto rinunciare a questo pezzo folk, ritenendolo qualitativamente superiore ad ogni strategia di comunicazione e scelta di coerenza. I primi due album, peraltro lanciati a distanza di dieci mesi uno dall’altro, furono figli del “conflitto artistico” tra la CBS e Springsteen. La casa discografica prima insistette per un album folk musicalmente scarno, suonato dallo stesso Springsteen e da alcuni esperti session men. Poi, preso atto dell’insistenza del cantante di arrangiare i brani in un genere più rock e, soprattutto, di avere al suo fianco i musicisti-amici del primo embrione della E Street Band, chiese a Bruce di scrivere pezzi più accattivanti che potessero conquistare le radio. Resta il fatto che Wild Billy’s Circus Story è davvero molto dylaniana, anche per il modo trascinato in cui viene interpretata vocalmente da Springsteen, e avrebbe forse avuto il suo spazio ideale più nel primo che nel secondo album.
IL SIGNIFICATO DELLA CANZONE
Con Wild Billy’s Circus Story (leggi la traduzione qui) Springsteen si imbatte in un brano cantautorale, uno dei più belli del suo primo approccio folk, e canta di un mondo tanto perdente quanto affascinante come quello di un circo itinerante e sgangherato. Il circo di Billy il Selvaggio, peraltro mai nominato nel testo, non è propriamente una fucina di dollari: lo si capisce dai particolari descritti nei primi versi, nei quali si percepisce come i circensi lavorino in una condizione tutt’altro che agevole. Tra loro emergono la stanchezza e la rassegnazione. Sembrano mancare la sintonia e l’armonia e prevalere i litigi, le invidie, i piccoli dispetti, persino l’ignavia. Tra i lavoranti di questo circo scalcinato risalta in particolare la figura del clown, che abbandona il carrozzone e se ne torna a casa a piedi in Ohio con la sua valigia rotta in mano. I versi utilizzati da Springsteen sono struggenti: “Una valigia scassata nella sua mano, silenziosamente si allontana dal circo… un uomo in calzoni gonfi, una faccia triste, una smorfia folle sta correndo a casa in qualche piccola città dell’Ohio.” Ma, dal momento che lo spettacolo deve continuare, ecco che Wild Billy chiama a sé un ragazzino, chiedendogli se vuole salire a bordo del carrozzone per cercare fortuna. Springsteen diventa da subito il nuovo cantore degli ultimi, dei derelitti, degli emarginati.
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Da Fellini a Bruce, dall’Italia al Midwest americano
Leggendo il testo, sembrerebbe di vedere film come I Clowns e La Strada di Fellini, girati proprio in quegli anni. I luoghi e l’ispirazione sono così lontani tra loro, ma compaiono la stessa mestizia e lo stesso destino di emarginazione. Nonostante Bruce si sia ispirato a un circo di passaggio nella sua natia Freehold, Wild Billy’s Circus Story ha anche la caratteristica di essere una delle due sole canzoni dei primi tre album (l’altra è Mary Queen Of Arkansas), che si allontana dall’Oceano Atlantico e viaggia verso ovest. Un’apertura ispirata dal primo viaggio che Springsteen compì proprio in quel periodo, quando la sua famiglia decise di trasferirsi in California per cercare una situazione economica più decente. La ricerca dell’ovest sarà un tema che tornerà spesso nella tematica springsteeniana, specie nei suoi lavori più sobri e acustici. Ma questa ricerca non porterà mai verso situazioni di benessere. Anche laggiù i suoi personaggi troveranno solitudine e difficoltà. In questo senso Wild Billy’s Circus Story si lega anche ai personaggi del recentissimo Western Stars. Wild Billy e i suoi miserabili lavoranti sono ancora lì, invecchiati ma sempre ai margini, a portare in giro il carrozzone del circo negli Stati dell’ovest.
The E Street Circus
Anche se non ci sono riferimenti diretti, è affascinante interpretare Wild Billy’s Circus Story come un’allegoria della stessa E Street Band. Un gruppo già allora in perpetuo movimento da una città all’altra, un palcoscenico al posto del tendone. Springsteen veniva da un primo album di scarso successo commerciale. Il secondo poteva essere già un’ultima spiaggia. L’accordo col manager Mike Appel fu capestro, di soldi nemmeno l’ombra. Così il circo di Wild Billy prende la forma di una E Street Band che rischia la miseria. Iniziarono perfino i primi dissidi interni. David Sancious non approvava alcune scelte musicali e se ne andrà di lì a poco. Vini Lopez era artisticamente e caratterialmente poco controllabile da Springsteen e presto verrà allontanato. Anche il rapporto di Bruce con Danny Federici non fu sempre facile, soprattutto per le intemperanze del secondo. Ma, pur con tutto questo, “Tutti a bordo, il Nebraska è la nostra prossima fermata.”
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IL FOLK TRA TUBA E FISARMONICA
Musicalmente Wild Billy’s Circus Story è la canzone folk per eccellenza. La chitarra acustica conduce la base armonica su cui emergono gli strumenti classici del folk: l’armonica e il mandolino, suonati dallo stesso Springsteen, e la fisarmonica di Danny Federici. Originale la scelta di inserire la tuba, che simula la tromba dell’elefante del circo e che non è accreditata a Clarence Clemons, ma a Garry Tallent in sostituzione della linea di basso. Lo stile vocale del primo Springsteen risente certamente dell’ispirazione dylaniana, ma Bruce dona alla sua interpretazione una voce incisiva e persino una “verve recitativa” che attribuisce maggiore timbro a un pezzo che comunque, nella sua semplicità, presenta una dinamica tutt’altro che piatta.
Curiosità
Wild Billy’s Circus Story è stata eseguita dal vivo solo una quarantina di volte nell’arco di quasi cinquant’anni, ma di queste più della metà risalgono al triennio 1972-1974. A parte una sporadica apparizione in solitaria nel 1990, tornerà a farsi ascoltare, ma solo saltuariamente, dal 1996 in poi. Nel nuovo millennio rientrò nel progetto di riproposizione integrale dal vivo dell’intero The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle.
Tira tu le conclusioni…
- Il folk, un genere antico ma sempre attuale che traghetta storie e ideali. Ne conosci i principali riferimenti, da Woodie Guthrie a Bob Dylan?
- L’utilizzo della fisarmonica nel folk rock. Anche per te ha un particolare fascino?
- Il circo, un mondo affascinante ma spesso triste, perché privo di radici. Cosa pensi del parallelismo con una rock band? Essere itineranti e lontani da casa.
Esprimere se stessi è segno di vitalità e di distinzione. Fallo anche tu e commenta qui.
ciao dario, sono ricapitata per caso su questa bellissima recensione.
l’avevo letta a suo tempo, passati 3 anni! senza un commento? che spreco!
hai ragione, è stata inspiegabilmente quasi abbandonata, non mi capita quasi mai di trovarla su youtube e me la sono riascoltata con calma.
se pensiamo che bruce l’ha scritta poco più che ventenne, è la prova che la genialità musicale era innata in lui.
il testo è notevole. è vero, il mondo circense è stato sempre affascinante e fonte di ispirazione per artisti di ogni genere, mi viene in mente adesso la donna cannone. non so la cronologia, chissà se de gregori l’aveva sentita a suo tempo?
ma il testo di bruce è poesia pura!
il nuovo bob dylan? certo, si sente che si sforza di cantare come lui, ma tu, che hai più orecchio musicale di me, non ci senti a tratti come la zampata di quella che sarà più tardi la potenza della sua voce?
Ciao Anna Maria, è vero questo articolo non aveva ancora commenti. Meno male che ci hai pensato tu. Concordo che sia una delle tante bellissime canzoni un po’ dimenticate e appartiene a un album magnifico, che noi ci teniamo stretti come un tesoro. La donna cannone è del 1978 se non ricordo male. Può essere che De Gregori abbia preso spunto? Penso di no, in questo caso, anche se invece in altri casi ha sicuramente guardato tanto a Bruce, nonostante lo abbia perfino denigrato una volta pubblicamente.
Per ciò che riguarda le voci, sono pienamente d’accordo. Bruce canta alla Dylan come cadenza, ma il suo timbro vocale è totalmente diverso. Bob è nasale e gracchiante, Bruce è graffiato e sicuramente più potente, già nei primi album.